
[08/07/2010] News
LIVORNO. Mentre l'impatto devastante del disastro petrolifero nel Golfo del Messico continua e la Bp ora è in difficoltà anche per il maltempo, il gruppo dei leader religiosi che in questi giorni è sulla Gulf Coast per testimoniare i danni causati dalla marea nera, si sono uniti per «riflettere, restaurare e rinnovare».
Il 6 luglio hanno partecipato ad una preghiera interconfessionale per il Golfo. Ieri si sono recati nei luoghi più colpiti dalla marea nera e, come riferisce Sierra Club, «hanno messo in luce la dimensione morale della nostra dipendenza dal costoso petrolio costoso, chiedendo il recupero delle comunità e degli ecosistemi del Golfo e di iniziare ad immaginare un futuro basato sulle energie pulite, che ci aiuti tutti a proteggere il creato»
Il Sito di Sierra Club riporta alcune dichiarazioni fatte dai leader religiosi che hanno partecipato alla visita nelle zone del Golfo del Messico colpite dallo sversamento della Bp.
Reverendo Canon Sally Bingham, fondatore di Interfaith Power and Light: «Le azioni sconsiderate della Bp per perseguire il profitto hanno causato la devastazione della Gulf Coast. E' un insulto a Dio e un peccato contro il Creato»
Reverendo Jim Wallis, editore capo del Sojourners Magazine: «La dipendenza condiziona la nostra vita. La nostra dipendenza nazionale dal petrolio sta portando la gente del Golfo a non vivere e a non lavorare, come ha esemplificato la catastrofe BP. Abbiamo bisogno di un intervento per quello che sta succedendo qui. Dobbiamo iniziare a porre domande religiose. Perché questo è accaduto e chi ne è responsabile. Questo non è un atto di dio. Questo è un atto di superbia umana, follia e peccato. La Bp ha peccato».
Rabbino Julie Schonfeld, della Rabbinical Assembly: «Qui nel golfo, stiamo vedendo la migliore d'America che è ferita dalla peggiore America. In questa regione, uno dei gioielli d'America, un luogo ricco di diversità culturale e che sostiene la nostra economia con un duro lavoro, la vita è stato rovesciata dall'avidità delle corporations e dalla cattiva gestione aziendale. Le tradizioni di fede hanno in comune il fatto che la massima espressione della fede è il perseguimento della giustizia, perché ci impegna al rispetto per la scintilla di santità che c'è in ogni essere umano».
Pastore Chris Seay, dell'Ecclesia Church di Houston: «La Gulf Coast non é solo contaminata dal petrolio che ha trasformato in una desolazione marziana la bellezza della creazione di Dio, è anche piena di disperdenti tossici che contaminano i nostri pesci e che danneggeranno i feti dei bambini per gli anni a venire. Noi dobbiamo unirci ai nostri fratelli e sorelle qui nella Gulf Coast, in mezzo alle loro sofferenze e far sapere loro quanto sono amati».
Dan Krutz, Prete della chiesa Episcopale e direttore della Louisiana Interchurch Conference: «Sono molto preoccupato per la perdita della way of life dei nostri pescatori, delle loro famiglie e delle altre comunità costiere, ma sono determinato a lavorare per la loro sopravvivenza».
Reverendo Gerald Durley, Pastore della Providence Missionary Baptist Church: «Oggi mi é stato rivelato che questo é un disastro Americano e non solo una sfida che il popolo del Golfo deve affrontare da solo. La comunità della fede deve fungere da catalizzatore perché questo movimento abbia successo. Fino a che non si viene quaggiù a vedere effettivamente la devastazione che sta accadendo, non si può capire pienamente cosa stia succedendo».
Reverendo Brenda Girton-Mitchell, della Progressive National Baptist Convention: «Uno dei cambiamenti immediate é quello di dire ciò che abbiamo visto qui. Abbiamo bisogno di dare un volto a questo disastro».
Rabbino David Saperstein, direttore del Religious Action Center of Reform Judaism: «C'é la paura che se lo sversamento sarà contenuto, il resto del mondo guarderà altrove. Noi siamo qui e il resto delle istituzioni religiose sono qui. Le istituzioni religiose svolgeranno un ruolo centrale nella Gulf Coast per un lungo periodo».