[13/07/2010] News toscana
FIRENZE. «L'assenza di una circonvallazione cittadina a nord fa si che i viali collinari del Poggi vengano utilizzati da una rilevante frazione del traffico urbano di attraversamento est-ovest come collegamento fra la direttrice di via Pisana e i quartieri di Gavinana e Campo di Marte. Questo utilizzo del tutto improprio trasforma nelle ore di punta una delle strade panoramiche più famose, nata per consentire un generale godimento della collina e del paesaggio, arricchito dalla visione delle splendide dimore che la contornano, in una sorta di affollata tangenziale». Inoltre, «l'uso a parcheggio della terrazza (piazzale Michelangelo) su uno dei panorami più amati nel mondo, costituisce un'altra delle criticità da risolvere».
Di conseguenza, si legge sul documento di Valutazione integrata intermedia, uno degli step mediani nel processo di approvazione del nuovo Piano strutturale di Firenze, «particolare cura dovrà essere posta nel recupero e nella valorizzazione della "passeggiata dei colli" che costituisce una enorme potenzialità nel sistema degli spazi aperti cittadini e che, con pochi e mirati interventi, potrebbe facilmente integrarsi col sistema continuo del verde intra moenia dell'Oltrarno (..). In questa ottica, urgente appare eliminare la sosta delle auto e dei pullman da piazzale Michelangelo, trovando soluzioni alternative per restituire a questo meraviglioso affaccio sulla città la giusta dignità».
Ed ecco che quindi alle "ragioni fondanti" che secondo il comune di Firenze rafforzano la necessità di una tangenziale stradale nord si aggiunge anche la prospettiva di liberare, grazie alla realizzazione della maxi-opera viaria dall'altra parte della città, il cosiddetto viale dei Colli, che (vedi immagine) fin dai tempi di Firenze capitale congiunge la zona di porta Romana con il quartiere di Gavinana, qualificandosi effettivamente come utile direttrice alternativa per muoversi, a sud dell'Arno, tra la parte ovest e quella est dell'abitato.
Sulla sostanziale illogicità del progetto per la tangenziale nord greenreport si è già espresso più volte (vedi link in fondo alla pagina), e non stiamo quindi a ribadire le critiche sollevate, se non per sottolineare come - al netto della viabilità cittadina - si parli non di deviare flussi di traffico extraurbani che attraversano l'abitato (quale sarebbe il "ruolo" deputato di una tangenziale viaria) ma di fare il contrario, e cioè di "importare" flussi significativi di traffico dall'A1 (e quindi dal tratto fiorentino della terza corsia) facendoli transitare all'interno della città.
Ciò che vogliamo qui sottolineare è il fatto che l'ipotesi di pedonalizzare il Piazzale (luogo che diamo per scontato sia conosciuto più o meno da tutti i toscani, e non solo dagli abitanti del capoluogo in quanto si tratta di una delle "cartoline" più tipiche di Firenze) va nella stessa direzione intrapresa con la scelta di pedonalizzare il duomo, e in un certo senso si inserisce anche nella falsariga dello stesso progetto-tangenziale nord: così come il duomo è stato liberato da auto e bus "per ridare dignità ad una delle piazze più belle del mondo" (come in sostanza è stato detto), infatti, e così come l'idea di creare la tangenziale è annessa al liberare in parte i viali di circonvallazione dal traffico privato con l'ipotesi futuristica (e utopica?) di giungere un giorno alla loro transitabilità solo con bici o mezzi pubblici, allo stesso modo si intende liberare il Piazzale e "alleggerire" il viale dei Colli per liberare quella che nell'idea del Poggi era una "passeggiata panoramica" da compiersi a piedi o in carrozza.
Tutto molto bello, tutto molto accattivante, certo: ma solo in linea teorica. All'atto pratico, però, occorre invece ricordare come la (indubitabile) bellezza del duomo pedonalizzato sia stata pagata dalla città con un (altrettanto indubitabile) aumento del caos e del traffico, causato tra le altre cose da una riorganizzazione del servizio pubblico che non ha saputo affrontare le criticità legate alla chiusura del transito al duomo, dove ogni giorno fino allo scorso settembre passavano, oltre ad una certa mole di traffico privato - autorizzato o meno - circa 2000 bus urbani al giorno. Inoltre, con la pedonalizzazione per come l'ha intesa l'amministrazione-Renzi si è persa la possibilità di far transitare la linea 2 della tramvia dalla piazza, col risultato (visto che è ovvio che un sistema di tramvia cittadina debba passare dal centro storico, non solo per il buonsenso ma anche per prescrizioni ministeriali) che occorrerà sventrare, con anni di cantieri, aree tra le più delicate sia sopra che sotto la superficie, al fine di realizzare un tunnel tramviario che - com'era ovvio - sta ora incontrando enormi difficoltà nella sua progettazione.
Allo stesso modo, liberare in parte i viali dal traffico è obiettivo buono e giusto, ma se ciò deve comportare la realizzazione di una variante dell'autostrada da far passare in pratica in mezzo alla città allora il discorso è diverso. E stesso discorso vale, appunto, per l'ipotesi di diminuzione della pressione sul viale dei Colli (che come in sostanza affermato nel Ps "motiverebbe" ulteriormente la tangenziale nord) e in ultima analisi anche per i vari progetti di chiusura di piazze storiche (es. piazza del Carmine, piazza Indipendenza) che in alcuni casi derivano da scelte delle precedenti amministrazioni, in altri sono "ex-novo", ma che comunque vanno tutti nella direzione di "liberare la superficie e utilizzare il sottosuolo", in quest'ultimo caso attraverso la realizzazione di parcheggi sotterranei.
Il punto è che esiste un principio - indubitabile - di conservazione dell'energia, che nelle varie applicazioni che può ricevere in termini di scienza della sostenibilità conta anche quella relativa alla conservazione della materia: questo significa, fuor di metafora, che se togli un'automobile da un luogo essa (ma va?) non è che "scompare", ma semplicemente va da un'altra parte. Di conseguenza, chiudere la piazza storica, la terrazza panoramica, o destinare i viali di circonvallazione - in prospettiva - al servizio pubblico e alla mobilità dolce sono azioni che sostanzialmente perdono di senso, poiché se la quantità di auto in circolazione resta la stessa allora chiudere una strada a sud ma aprirne un'altra (e che altra...) a nord, semplicemente sposta da una parte all'altra della città l'incidenza localizzata del traffico.
E in questa considerazione non va tralasciato il fatto che il sottosuolo può apparire la panacea per i lavori pubblici nell'era dei limiti al consumo di suolo, ma in realtà poi anch'esso si configura come risorsa scarsa, specie in contesti come quello fiorentino, sia in termini di impatto ambientale (e va ribadita qui la natura fortemente argillosa e instabile del sottosuolo di gran parte della città) sia di impatto sociale.
Insomma, se per chiudere delle strade se ne devono aprire altre in zone di pregio analogo - e questa considerazione naturalmente non vale solo per Firenze, ma per i mille e mille contesti di analogo valore sparsi per la Toscana - allora tanto vale lasciare le cose come stanno: o, cioè, si intraprende con decisione (e con coraggio politico davanti al naturale dissenso che una popolazione poco informata può sollevare) la strada di una riduzione dei flussi di traffico in città, oppure chiudere la piazza x per devastare la piazza y ha lo stesso senso del nascondere la polvere sotto il tappeto. Anzi, è proprio il caso di dire, sotto il suolo.