
[13/08/2009] News
LIVORNO. Si potrà brindare oggi in Francia e in Germania per l'annunciata fine della fase di recessione economica. In Germania anche perché sembra ormai definitivo l'accordo per l'acquisizione di Opel da parte della neozelandese Magna. Il Pil tedesco e quello francese sono cresciuti dello 0,3% nel secondo trimestre rispetto ai primi tre mesi dell'anno, mettendo fine alla più grave recessione del paese dalla seconda guerra mondiale. In anticipo rispetto alle previsioni più rosee della maggior parte degli analisti che vedevano possibile una svolta al 2010 e di quelle che stimavano nei due paesi una contrazione trimestrale dello 0,3%.
La Germania nel primo trimestre dell'anno aveva registrato una contrazione del 3,5% a chiudere quattro trimestri di calo, mentre l'economia francese aveva subìto una contrazione dell'1,3%. «Il dato è molto sorprendente - ha dichiarato il ministro dell'Economia francese Christine Lagarde, lei stessa incredula. - Dopo quattro trimestri negativi la Francia alla fine sta venendo fuori dal rosso».
La situazione sembra meno plumbea anche nel resto dell'eurozona dove il Pil è sceso solo dello 0,1% nel secondo trimestre (dopo un calo del 2,5% nel primo) e dello 0,3% nell'Ue a ventisette (era del -2,4% nel trimestre precedente).
Dati che mostrano, secondo il portavoce della Commissione Thon Van Lierop , una «situazione molto migliore di quanto previsto in primavera». «Il Pil continua a scendere» ha sottolineato il portavoce aggiungendo tuttavia che «la fase di contrazione netta sembra essere alle nostre spalle» e dimostra che «le ambiziose azioni intraprese dall'Unione europea per contrastare la crisi hanno avuto effetto».
Ma che dimostra anche che i paesi che maggiormente hanno investito per uscire dalla crisi e lo hanno fatto con misure in attacco anziché in difesa, come appunto Francia e Germania, sono le prime a vedere la svolta. E a parte loro, e a parte Grecia e Portogallo, anch'essi in ripresa, altri paesi dell'area continuano a registrare dati negativi. Nel secondo trimestre l'economia italiana ha visto una contrazione dello 0,5%, Austria e Belgio dello 0,4%, l'Olanda dello 0,9%.
L'Italia arranca quindi, e accresce il proprio divario con paesi quali Francia e Germania, nonostante i moniti all'ottimismo da parte del premier e i tentativi di minimizzare del ministro Tremonti, per celare una realtà che forse solo loro non vogliono ammettere, dato che il paese l'avverte eccome.
Segno di quanto molti analisti economici evidenziano da ormai un anno, ovvero la totale assenza di vere misure anticrisi e dell'avvio di politiche anticicliche che sapessero cogliere l'opportunità della crisi per avviare una politica economica e industriale in direzione opposta a quella sino ad ora seguita. Sia Francia che Germania, i cui governi hanno impegnato risorse ben superiori a quanto fatto dall'Italia e che soprattutto hanno cominciato ad orientare questi incentivi verso uno sviluppo che se non è ancora la strada della green economy è quanto di più somigliante sia stato fatto sino ad ora, vedono la luce alla fine del tunnel. Noi ci siamo ancora dentro in pieno.