[16/07/2010] News
LIVORNO. Forse la Bp è riuscita a fermare il vulcano petrolifero provocato dallo scoppio e dal naufragio della sua piattaforma offshore Deepwater Horizon che in 85 giorni ha scaricato probabilmente almeno 184 milioni di galloni di greggio nelle acque del Golfo del Messico.
La stessa multinazionale, dopo aver perso la faccia a causa dei precedenti tentativi non riusciti di tappare il gayser petrolifero, ha detto che anche questa è una soluzione temporanea. Sulle coste inquinate del Golfo, abbandonate dai turisti e con i pescatori disoccupati, la reazione oscilla tra speranza e scetticismo, per crederci molti vogliono vedere se davvero questa volta il "tappo" terrà e se i pozzi di soccorso in fase di preparazione verranno completati con successo. I dubbi restano tutti e la vittoria è temporanea, anche se tutti sperano che sia davvero il primo passo per fermare l'ecocidio in corso. Vedendo che il flusso di petrolio si fermava, il chief operating officer della Bp, Doug Suttles, ha detto: «E' un grande spettacolo», ma poi ha invitato alla cautela: «La fuoriuscita potrebbe riprendere... Siamo ancora lontani dal traguardo, non è il momento di festeggiare». La ritrovata prudenza della Bp, che fino ad ora aveva sparso arroganza e bugie a piene mani, è un buon segno, così come è un'ottima cosa che per la prima volta dal naufragio della Deepwater Horizon la fuga di petrolio sia stata davvero fermata. Una buona cosa anche per il presidente Usa Barack Obama, che nelle acque inquinate del Golfo ha perso molto del suo consenso, che ora dice che si tratta di «Un segnale positivo. Ma siamo ancora nella fase di sperimentazione»
Quello che molti temono è che il greggio, contenuto a forza sotto il fondale, si apra un'altra strada, la Bp sta cercando di realizzare una mappatura geologica del fondale per capire da dove potrebbero arrivare ulteriori pericoli di fuoriuscite o dove si trovano sacche di gas che potrebbero esplodere. Le prossime ore saranno fondamentali per capire cosa fare davvero.
A Plaquemines Parish, in Louisiana, la zona costiera più colpita, il parish president Billy Nungesser resta molto critico con il governo e la Bp: «Tutto questo pasticcio, è ben lungi dall'essere finito. E' meglio che non abbassiamo la guardia. E' meglio che non ritiriamo le truppe, perché, come sappiamo, là fuori c'è un sacco di petrolio, in superficie e sotto. Credo davvero che per i prossimi due anni vedremo il petrolio arrivare a terra».
Per il direttore di Sierra Club, Michael Brune, «E' un enorme sollievo sapere che il flusso di petrolio che ha portano al peggiore disastro ambientale americano è stato finalmente arginato. Plaudiamo a tutti gli uomini e donne che hanno lavorato duramente in questi tre mesi difficili per tappare il pozzo. Speriamo di poter ora avere più risorse e attenzione per rispondere alle devastazione che questo disastro petrolifero ha già causato, e per far sì che questo tipo di tragedia evitabile non si verifichi nuovamente. Dobbiamo fare tutto il possibile per aiutare la fauna selvatica e le comunità della costa del Golfo, che sono stati colpite così duramente da questo disastro. La moratoria del presidente Obama sulle trivellazioni in acque profonde è un primo passo importante per proteggere la costa del Golfo da ulteriori danni. La pesca e l'industria turistica hanno bisogno di una possibilità di riprendersi senza dover affrontare la minaccia di un altro disastro. E ovunque vi sia una trivellazione offshore si rischia il disastro. L'industria petrolifera sostiene che questo è stato un evento isolato. Siamo d'accordo, la ricerca conferma che le catastrofi petrolifere sono rigorosamente isolate alle operazioni dell'industria petrolifera. Non abbiamo ancora avuto una marea nera nei parchi eolici, né abbiamo trovato prove di eruzione di catrame dagli impianti solari o paludi devastate dalle realizzazioni fatte da questo tipo di imprese. Il modo migliore per prevenire un altro disastro petrolifero è quello di allontanarsi dal petrolio e di andare verso l'energia pulita. Se questa riduzione della fuoriuscita di petrolio tiene, è un momento di festa. Non dobbiamo però mai dimenticare i tre mesi durante i quali la Bp ha malgestito in modo terribile il suo disastro. Ed è ancora più importante che ci ricordiamo che questo problema è molto più grande della Bp. L'intera industria petrolifera ha ostacolato e fatto lobbyng per anni contro le norme di sicurezza e l'energia pulita. Abbiamo pagato questo prezzo più e più volte. Ora che la fuoriuscita di petrolio sembra essere sotto controllo, abbiamo bisogno di affrontare il problema che ci ha portato ad essa. Abbiamo bisogno che presidente Obama abbandoni l'industria petrolifera. Abbiamo bisogno di un piano che porti fuori l'America dal petrolio, verso le energie pulite».