[16/07/2010] News

Germania, Francia e Gran Bretagna vogliono tagliare la CO2 del 30%. Vigni: «L'Italia frena»

LIVORNO. Mentre l'Europa lavora alla messa in opera del pacchetto clima-energia adottato nel 2008, proseguono i mugugni dell'Italia e dei Paesi del cosiddetto Patto di Varsavia, quelli dell'ex socialismo reale di recente entrata nell'Ue. Secondo il ministro dell'ecologia francese Jean-Louis Borloo ed i suoi colleghi Chris Hunhe (Gran Bretagna) e Norbert Röttgen (Germania) l'Unione europea, anche per dare nuovo slancio ai negoziati sul clima dopo lo stallo di Copenhagen, deve impegnarsi per un obiettivo di riduzione del 30% delle sue emissioni di COO2.

Le dichiarazioni dei ministri dell'ambiente dei tre più importanti Paesi dell'Ue fanno giustizia di tutte le richieste di revisione degli impegni già presi e fanno dire a Fabrizio Vigni, presidente nazionale Ecodem che la riduzione entro il 2020 del 30%, e non solo del 20% delle emissioni di CO2 è «Un obiettivo che rappresenterebbe un incentivo reale per guidare la transizione verso un'economia a basso contenuto di carbonio, per stimolare investimenti in posti di lavoro e tecnologie verdi, per essere competitivi con le grandi economie mondiali che, dagli Stati Uniti alla Cina, stanno sempre più investendo sulla green economy: Mentre i paesi europei più importanti spingono sull'acceleratore, il governo italiano invece frena, o addirittura va nella direzione opposta. E' quanto accade con la manovra economica, che colpisce gli ecoincentivi, ad esempio quelli per l'efficienza energetica nell'edilizia. Una concezione vecchia e perdente, che rischia di tagliar fuori l'Italia dalla sfida più importante per l'economia del futuro. Una ragione di più per mandare a casa prima possibile il governo Berlusconi».

Vigni è confortato dalla dichiarazione congiunta dei tra ministri, tutti di governi di centro-destra, che inizia con un passo forse addirittura inconcepibile per il centro-destra italico-padano: «Gli sforzi attualmente messi in atto dall'Europa per uscire dalla recessione non devono farci dimenticare la questione urgente del modello economico che dobbiamo costruire. Se non facciamo in modo che la ripresa economica metta i nostri Paesi sulla strada di un modello sostenibile a basse emissioni di carbonio, l'incertezza permarrà e dovremo far fronte ai costi significativi ingenerati dalla volatilità dei prezzi dell'energia e da un clima sempre più instabile. Pertanto, una formidabile occasione ci si offre, quella dal rafforzamento della nostra ripresa economica pulita e del miglioramento della nostra sicurezza energetica e della lotta contro il cambiamento climatico attraverso lo sviluppo dei settori energetici a basse emissioni di carbonio e dello sfruttamento di nuovi fonti di impiego e di esportazioni».

A chi dice che si tratta di una fuga in avanti, come per esempio il Senato ecoscettico italiano, i tre ministri spiegano: «Ma l'Europa non è sola. Una corsa mondiale verso un'economia sostenibile a basse emissioni di carbonio é cominciata. I concorrenti economici dell'Europa non sono rimasti fermi. La principale questione con la quale si confronta l'Europa é di sapere se sarà capace di cogliere questa occasione, guidando il mondo nei suoi sforzi per la creazione di un nuovo modello a basse emissioni di carbonio, in vista di rinnovare la crescita economica».

Per Hunhe, Borloo e Röttgen «L'attuale obiettivo dell'Ue, mirante a una riduzione delle emissioni di carbonio del 20% entro il 2020 in rapporto al 1990 constituiscee un ostacolo essenziale; é un obiettivo che sembra ormai insufficiente per effettuare una transizione verso un modello che consumas poco carbonio. Dopo tutto, la stessa recessione ha comportato una riduzione di emissioni del settore produttivo dell'Ue dell'11% in rapporto al periodo pre-crisi».

I tre ministri sono convinti che «Se ci atteniamo a questo tasso del 20%, l'Europa rischia di perdere questa corsa verso un modello a basse emissioni di carbonio di fronte a Paesi come la Cina, il Giappone o gli Usa. Qusti si sforzano in effetti di creare un ambiente più attrattivo per gli investimenti, adottando delle politiche di promozione dei modelli a bassa emissione di CO2, canalizzando le risorse dei loro piani di rilancio verso investimenti in attività a basse emissioni di carbonio. E' per questo che siamo oggi convinti della necessità, per l'Ue, di adottare un obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 in grado di incitare davvero l'innovazione e l'azione nel contesto internazionale: una riduzione del 30% entro il 2020. Questo rappresenterebbe un vero tentativo f di limitare l'aumento della temperatura mondiale a due gradi, cioè la soglia critica al di là della quale il pericolo climatico sarà grande, rafforzando la determinazione di coloro che prevedono già un'azione ambiziosa e incoraggiando maggiormente i Paesi attendisti. Questa costituirà anche una scelta economica giudiziosa».

Quanto è lontana da Berlino, Londra e Parigi la politica italiana delle P3 e dei Cesari ? Quanto é lontana dai tre ministri dell'ambiente più importanti dell'Ue la Finanziaria taglia-parchi e ricerca scientifica e che nasconde trabocchetti contro l'ambiente e il paesaggio?

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