[16/07/2010] News toscana
PORTOFERRAIO (LIVORNO). La vicenda della competizione motonautica offshore Primatist Trophy 2010 prevista tra l'Elba e l'Argentario nel santuario del mammiferi marini, sta assumendo spetti inaspettati.
Intanto la Capitaneria di Porto di Portoferraio assicura di aver autorizzato solo un raduno di imbarcazioni, mente il manifesto dell'iniziativa parla esplicitamente di prove di regolarità, premiazioni, ecc., ma la cosa più clamorosa l'ha scoperta Legambiente: Se il comitato di Pilotaggio del Santuario risulta ancora in piedi, anche se retto dall'ormai ex direttore del Dipartimento proteziona natura del ministero dell'Ambiente Aldo Cosentino, il segretariato del Santuario internazionale, cioè l'organismo esecutivo che avrebbe sede a Genova, di fatto non esiste più.
Ad accorgersene è stata Legambiente quando ha cercato di contattare proprio quello che pensava fosse ancora il segretario, Philippe Robert, per denunciare il tentativo di effettuare una gare offshore teoricamente vietata. Robert ha risposto via e-mail: «Dal gennaio 2010, non sono più il Segretario esecutivo di Pelagos, e lavoro in Francia nell' Agenzia delle aree marine protette. Speriamo che il Segretariato Permanente di Pelagos sarà operativo, fin dall'assunzione della nuova squadra francese nell'ambito dell'Ispra. Per ogni questione importante, lei può contattare il presidente della conferenza delle parti, M P Vanklaveren a Monaco».
Quindi, di fatto l'organismo dirigente del Santuario non esiste più, restano il comitato di Pilotaggio a guida italiana e la Conferenza della Parti a guida monegasca, ma il pezzo più importante, quello centrale che avrebbe dovuto "amministrare" il Santuario non c'è più. Il Santuario sembra bloccato soprattutto dai ritardi italiani e da un'infinita discussione su regole e gestione.
Il vicepresidente di Legambiente, Sebastiano Venneri sottolinea che «Così nella più grande area marina protetta del Mediterraneo nessuno oggi può dettare regole e far rispettare regolamenti. La responsabilità dell'Italia è evidente. A questo punto si capisce come dei signori decidano di fare una gara offshore in pieno santuario, chiedendo una cosa alle capitanerie e poi facendone altre. Lo scandalo che abbiamo denunciato ora ci sembra una vicenda ancora più preoccupante. Ci attendiamo un intervento del ministro dell'ambiente e dell'Unione europea. La gara di motonautica offshore fa questo punto è solo l'ultimo attacco e neppure il peggiore contro un Santuario ormai decapitato e da tempo sotto assedio da parte dei pirati del mare: richieste di trivellazione petrolifere e gasiere, lavaggio delle cisterne delle petroliere, pesca illegale con le spadare e container dal contenuto sospetto gettati a mare».