[19/07/2010] News
MILANO. Il federalismo demaniale è una specie di rebus che nessuno sa bene come inciderà sulla fisionomia del nostro Paese ma si moltiplicano i pericoli di cessione di pezzi della storia italiana ai privati perché i comuni, le province, le regioni e lo stesso Stato non hanno, anche per i tagli della Finanziaria, risorse e a volte progetti per evitare l'alienazione dei beni.
Ma cosa prevede realmente il decreto legislativo licenziato dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 20 maggio che disciplina il trasferimento dei beni demaniali dallo Stato centrale alle amministrazioni locali? Quali sono i rischi, quali i vantaggi? Quali e quanti sono i beni realmente interessati? A chiederselo è anche il Touring Club Italiano che per rispondere ha chiamato a raccolta le principali associazioni che in Italia si occupano di difendere e valorizzare il patrimonio culturale e ambientale: Michele Vanellone del Cai, Costanza Pratesi del Fai, Giovanni Losavio di Italia Nostra, Andrea Poggio di Legambiente e Stefano Lenzi del Wwf si sono riuniti per confrontare idee e visioni sul federalismo demaniale. A introdurre la riunione è stato il neopresidente del Touring Club Franco Iseppi e a concluderla il direttore del Tci, Fabrizio Galeotti,. Secondo Massimiliano Vavassori, direttore del centro studi Tci, «Il risultato dell'incontro è l'avvio di un gruppo di lavoro che, da ora in poi, interagisce con le Istituzioni e "vigila", con il supporto di soci e cittadini, affinché il trasferimento dei beni dello Stato non si riduca a una mera svendita, ma si traduca in una messa a valore sociale e non solo economica del patrimonio nazionale. A beneficio della collettività e non di pochi. Touring Club Italiano, Cai, Fai, Italia Nostra, Legambiente e Wwf, ognuno con la propria storia e la propria identità, si trovano, per la prima volta, uniti in difesa del Paese e del suo patrimonio più prezioso».
Qualche giorno fa la presidente di Italia Nostra, Alessandra Mottola Molfino, aveva scritto una lettera a Sandro Bondi nella quale riconosceva al ministro per i beni e le attività culturali che era merito suo se erano stati esclusi dai trasferimenti previsti dal decreto legislativo n. 85 del 2010 i "beni appartenenti al patrimonio culturale". «Questa appropriata espressione - sottolineava la Mottola Molfino - comprende dunque non soltanto i beni appartenenti allo Stato che sono stati oggetto del formale provvedimento di verifica secondo il procedimento previsto dai commi 2 e 3 dell'art.12 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, ma insieme tutti quelli la cui esecuzione risalga ad oltre cinquant'anni per i quali ancora non sia stata effettuata la verifica e che il comma 1 dello stesso articolo assoggetta (fino a che non sia intervenuta una dichiarazione in ipotesi negativa) alla tutela, cioè alle disposizioni del "Codice". La identificazione dei beni dello Stato appartenenti al patrimonio culturale, così intesi (ripetiamo, tutti i beni la cui esecuzione risalga ad oltre cinquant'anni per i quali non sia intervenuta la verifica negativa dell'interesse culturale) non offre margine alcuno di valutazione discrezionale e a rigore dovrebbe dunque sfuggire al procedimento previsto dal comma 3 dell'art. 5 del d.lgs 85/2010 che onera le "amministrazioni statali" (quindi il Mibac per i beni del patrimonio culturale) di presentare entro novanta giorni dall'entrata in vigore del decreto legislativo "gli elenchi dei beni di cui richiedono l'esclusione" (nostra sottolineatura di una espressione che implica un apprezzamento discrezionale) e la stessa Agenzia del Demanio nel compilare l'elenco relativo ai propri beni dovrebbe operare autonomamente in via pregiudiziale la esclusione di tutti i beni la cui esecuzione risalga ad oltre cinquant'anni per i quali non sia intervenuta la verifica negativa dell'interesse culturale».
Questo non è successo visto che la stampa (e lo stesso Demanio) pubblica elenchi di beni dello Stato che a volte sono beni storici o addirittura monumenti nazionali di riconosciuto altissimo interesse culturale e perfino prestigiosissimi complessi museali.
Ialia Nostra diceva a Bondi: «se quegli elenchi riflettessero l'adempimento previsto dal comma 3 del citato art.5, sembrando assurdo che la esclusione di beni di tale natura dai trasferimenti, a facoltà discrezionale di regioni province e comuni, possa rimanere condizionata alla tempestiva esplicita richiesta del Ministero.
Italia Nostra le prospetta in conclusione la esigenza di un Suo tempestivo intervento presso l'Agenzia del Demanio perché nella formazione dell'"elenco dei propri beni" non vi comprenda quelli che debbono per vincolo di legge essere esclusi perché "appartenenti al patrimonio culturale", in quell'elenco dovendo essere inclusi esclusivamente quelli, se di esecuzione ultracinquantennali, dei quali sia stata esplicitamente verificata l'assenza dell'interesse culturale. E beni così verificati negativamente costituiscono una entità marginale nel complesso del patrimonio dello Stato per la ragione, che converrà anche in questa occasione far valere con fermezza, che i beni di appartenenza pubblica sono assoggettati alla tutela (e perciò compresi nel patrimonio culturale) se presentino un interesse storico o artistico pur non qualificato (art. 10, comma 1, del "Codice"), a differenza di quelli di appartenenza privata, riconosciuti beni culturali se ne sia accertato l'interesse "particolarmente importante"(stesso articolo, comma 3). Deve in ogni caso, a giudizio di Italia Nostra, rimanere incontestabile che le Direzioni regionali per i beni culturali non sono chiamate a pronunciarsi, in funzione dell'applicazione del d.lgs 85/2010 ed entro il breve termine previsto dal coma 3 dell'art.5, sull'interesse culturale dei beni che non siano già stati oggetto del procedimento dei verifica, dovendo per tali beni operare invece l'automatica esclusione. E se è sicuramente opportuno richiamare l'attenzione delle Direzioni regionali in ordine ai beni esistenti nel territorio di competenza ed inclusi nell'elenco dell'Agenzia del demanio, da esse si attende la indicazione dei beni di esecuzione ultracinquantennale a confronto di quelli per i quali sia stata attuata la formale verifica negativa, i soli che rientrano nella operazione di trasferimento».