[20/07/2010] News
LIVORNO. Ieri oltre 2.500 pescherecci hanno preso il mare per ripulire la marea nera che ha invaso le coste di Delian, nella provincia di Liaoning (Cina nord-orientale), dopo l'esplosione di due oleodotti della China National Petroleum Corp (Cnpc).nel porto di Xingang.
Le imbarcazioni stanno intervenendo sull'esteso inquinamento petrolifero che si allarga a sud della spiaggia di Galet dorata e l'isola di Bangchui. Un portavoce del municipio di Delian ha spiegato all'agenzia ufficiale cinese Xinhua che «Le navi di piccole dimensioni sono facili da manovrare e possono quindi recuperare più facilmente il petrolio».
Quello che in realtà si vede è una fascia di greggio marrone che si estende per oltre 50 km2 a partire dal porto di Xingang. Le 20 imbarcazioni mobilitate il 17 luglio, comprese le 4 navi di pronto intervento dell'ufficio marittimo di Liaoning, si sono subito dimostrate insufficienti. Secondo Luan Yuxuan, direttore aggiunto dell'amministrazione municipale degli affari oceanici e della pesca, «Attualmente, sono state mobilitate 24 imbarcazioni "pulisci petrolio" e più di 800 pescherecci si sono già uniti alle operazioni. Le operazioni di pulizia termineranno in 4 o 5 giorni. Un totale di 280 tonnellate di petrolio sono state recuperate dal dipartimento della pesca ed altre 180 del dipartimento oceanico. Però il volume esatto della fuoriuscita di petrolio resta sconosciuto».
Intanto da Tianjin, il grande porto vicino a Pechino e dallo Shandong sono stati inviati verso Delian disperdenti chimici e panne assorbenti per tentare di arginare la marea nera prodottasi la sera del 16 luglio dopo l'esplosione di due oleodotti ed il successivo incendio, che è stato messo sotto controllo solo la mattina dopo. Da domenica scorsa un gruppo di investigatori è sul sito dell'esplosione per indagare sulle cause dell'incidente. E' probabilmente significativo che le agenzie cinesi non citino più come responsabile dell'incidente una petroliera liberiana da 300.000 tonnellate che scaricava petrolio al momento delle esplosioni e che poi avrebbe lasciato il porto senza avarie.
Dopo una prima sospensione totale, il traffico marittimo a Delian, il secondo porto petrolifero della Cina, è ripreso in maniera limitata per permettere le operazioni di bonifica. Wang Ning, ingegnere capo dell'ufficio affari marittimi della provincia di Liaoning, ha detto a Xinhua che «Le operazioni del porto sono state limitate ma non completamente sospese. Le imbarcazioni sono state autorizzate a entrare ed uscire dal porto».
Per monitorare e documentare lo sversamento di petrolio causato dall'esplosione di due oleodotti nel porto di Dalian in Cina, Greenpeace ha inviato una missione esplorativa sul sito. Alcune foto diffuse dall'organizzazione - vedi photogallery - mostrano alcuni degli operai, immersi nel petrolio, mentre cercano di fissare una pompa subacquea durante le operazioni di pulizia. Uno di loro è stato completamente sommerso dal petrolio ma sono riusciti a metterlo in salvo.
«Il petrolio è una maledetta sciagura di cui dobbiamo liberarci. Ora è presto per una valutazione completa del danno - sostiene Giorgia Monti, responsabile campagna Mare di Greenpeace - ma una cosa è certa: è praticamente impossibile riuscire a ripulire completamente l'area colpita da uno sversamento di petrolio! Il danno causato da questi disastri è duraturo e alcuni effetti possono essere praticamente irreversibili».
Greenpeace chiede al governo cinese e alla compagnia responsabile dell'impianto (la società pubblica China National Petroleum) di realizzare una valutazione completa degli impatti ambientali del disastro e di intervenire in modo deciso per minimizzare le conseguenze.
Dal Golfo del Messico al Golfo di Dalian, è sempre più ovvio che è insostenibile costruire il nostro sviluppo economico sui combustibili fossili. «Per evitare definitivamente gli impatti che questi incidenti possono avere sull'ambiente e sulla salute umana - continua Monti - è necessario riformare il sistema energetico, puntando sull'efficienza energetica e le energie rinnovabili. È ora di liberarci dalla dipendenza da fonti sporche e pericolose come il petrolio, il carbone o il nucleare».