[20/07/2010] News
ROMA. Organismi geneticamente modificati (Ogm) al centro del convegno "Agricoltura e biotecnologie: il fronte della ricerca tra un'avanguardia silenziosa e un'innovazione superata" che si è tenuto questa mattina a Roma presso l'Auditorium dell'Ara Pacis. Il convegno scientifico ha visto l'intervento di chi lavora da tempo nel campo degli alimenti e delle colture transgeniche, con particolare attenzione per gli aspetti di biosicurezza, ma anche di salvaguardia delle peculiarità e delle eccellenze dell'agroalimentare italiano. Tra gli altri erano presenti: Mariano Bizzarri, Università La Sapienza di Roma; Marcello Buiatti, Università di Firenze; Michele Corti, Università di Milano; Roberto Danovaro, Università Politecnica delle Marche; Manuela Giovannetti, Università di Pisa; Federico Infascelli, Università Federico II di Napoli; Manuela Malatesta, Università di Verona; Carlo Modonesi, Università di Parma; Pietro Perrino, Istituto di Genetica Vegetale - C.N.R; Giuseppe Rotilio, Università di Tor Vergata Roma; Simone Vieri, Università La Sapienza di Roma.
Gli Ogm sono al centro di un acceso dibattito, in virtù delle molteplici incertezze, dubbi e resistenze che caratterizzano l'attuale sviluppo del lavoro scientifico. Grazie ai preziosi contributi dei relatori, il tema è stato analizzato sotto diversi punti di vista, da quello medico e nutrizionale a quello economico, agricolo ed ecologico. Per quanto riguarda la salute umana ed animale legata all'uso di Ogm sono emersi vari aspetti di interesse. Ad esempio, oltre ai noti rischi di tossicità, allergenicità e imprevedibilità, l'uso di alcune tecniche di ingegnerizzazione presenta quello di creare e diffondere nuovi virus e microorganismi e, quindi, nuove malattie. Inoltre, è possibile che i prodotti di un gene modificato possano avere un ruolo co-cancerogeno o riattivare patologie tumorali silienti, come il linfoma. Studi sugli effetti a lungo termine dell'alimentazione Ogm mettono in evidenza, infatti, che in una buona percentuale dei campioni di latte (di marche commercializzate in Italia) è possibile rintracciare sequenze di DNA ricombinante di mais (25%), o di soia (12%). In ogni caso è un fatto ormai ampiamente accettato che il DNA vegetale può passare nei tessuti animali. Il problema della possibile presenza di materiale GM nei prodotti animali ottenuti da animali alimentati con OGM è, comunque, un problema ampio e non deve essere sottovalutato.
Dal punto di vista delle tecniche sviluppate per la produzione di Ogm emerge che, secondo recenti ed autorevoli studi, condotti tra l'altro dal premio Nobel per la medicina Luc Muntagner, gli OGM sono una tecnica obsoleta. Grazie ai trattamenti elettromagnetici, che non si trasmettono geneticamente e non alterano le specie, sarà possibile ottenere i risultati e le innovazioni desiderate, senza la creazione di specie chimeriche e senza l'alterazione dell'ecosistema locale, né dell'ecosistema globale della Terra.
In termini di conseguenze ambientali derivanti dall'uso di Ogm, dagli studi condotti, emerge come sono molteplici le conseguenze ambientali dell'uso degli Ogm in termini di inquinamento (genetico) e perdita di biodiversità. Inoltre le colture convenzionali e transgeniche non possono coesistere, in quanto la contaminazione o trasferimento del DNA transgenico dalle colture geneticamente modificate a quelle convenzionali è matematicamente certa.
Ed, infine, per quanto riguarda sia gli aspetti economici in senso lato, che quelli di più stringente interesse agricolo, gli studiosi rilevano che:
* tra gli effetti dell'introduzione nel mercato europeo delle sementi geneticamente modificate devono essere considerati i costi insostenibili delle regole sulla coesistenza ed i costi di certificazione che le imprese agricole devono sostenere al fine di provare al consumatore che i loro prodotti sono Ogm free;
* i costi della coesistenza determineranno effetti importanti sull'intera filiera distributiva. Con ogni probabilità, gli unici che guadagneranno da questa situazione di incertezza produttiva saranno i produttori di beni alimentari di scarsa qualità;
* l'uso di Ogm in Italia determinerebbe un abbassamento dei prezzi di mercato dei prodotti agricoli, una ulteriore perdita di reddito degli agricoltori, la delocalizzazione della coltivazione verso Paesi caratterizzati da un minor costo dei fattori di produzione e un irreversibile danno all'immagine per l'agroalimentare nazionale;
* in un'ottica di globalizzazione dei mercati, devono essere svolte considerazioni di opportunità per il nostro Paese, come ad esempio, domandarsi perché l'Italia dovrebbe aprire al transgenico se il consumatore non lo vuole (circa l'80% degli acquirenti ha detto di non voler acquistare Ogm); oppure perché la nostra agricoltura dovrebbe abbandonare una strategia sicura, basata sulla qualità, sulla tracciabilità e sulla sicurezza alimentare, per far posto ad una produzione omologante, sempre meno richiesta dal mercato. Le risposte che forniscono i sostenitori degli Ogm non sembrano rispondere ad alcuna logica economica;
* nonostante le apparenze, l'interesse delle multinazionali del biotech in Italia ed in Europa non riguarda la coltivazione di Ogm, per la quale non vi sono margini di vera competitività sul mercato globale, ma, piuttosto la commercializzazione e l'uso di Ogm coltivati e prodotti altrove (USA, Argentina, Brasile). Ed è proprio questo il punto centrale su cui devono essere fatte le vere scelte e su cui tutti ci dovremmo interrogare: dobbiamo utilizzare prodotti intermedi variamente reperiti sul mercato mondiale oppure puntare su filiere tutte italiane? Senza scelte chiare continueremo a nutrirci con prodotti nella cui catena di trasformazione gli Ogm possono entrare, senza che il consumatore possa scegliere in maniera consapevole sulla base di informazioni trasparenti.