[21/07/2010] News

Mali: il 40% del bestiame malato o moribondo, si rischia una catastrofe ambientale e umanitaria

LIVORNO. Secondo Gilles Marion, direttore di Oxfam in Mali «le organizzazioni umanitarie lottano per  rispondere ai bisogni alimentari ed idrici degli abitanti e del bestiame in Mali, attualmente colpito dalla siccità, con delle potenziali "lacune catastrofiche" nella risposta umanitaria».

La situazione è  pericolosissima anche per il Système d'alerte précoce (Sap) del governo di Bamako, circa 258.000 persone hanno bisogno urgentemente di aiuto ed altre 71.000 sono a rischio a causa del calo delle precipitazioni nella regione del Sahel.

Oxfam ha registrato nel nord-est del Niger tassi di malnutrizione acuta del 19% e un rapporto di Us Aid- Fawsnet (Mali - Mise à jour de la sécurité alimentaire) evidenzia che il 40% del bestiame nel nord è malato o morto e un altro 30% è a rischio di malattia e morte. Un  tragedia biblica in un'area dove 8 persone su 10 vivono di allevamento di bestiame.

Qualche giorno fa Marion ha convocato una conferenza stampa nella capitale senegalese Dakar ed ha detto: «Questa sarà una catastrofe maggiore se le persone non reagiranno». Oxfarm sta lavorando con il Programma alimentare mondiale (Pam), l'Unicef, la Fao, la Croce Rossa internazionale per cercare di tamponare la gravissima crisi in corso a Gao e Kidal.

Oxfam sta investendo 6 milioni di dollari donati dal governo britannico, dall'Ue e dalla Commissione Usa per lo sviluppo internazionale per aiutare gli allevatori a nutrire I loro animali o in buoni acquisto per le famiglie che non sono più in grado di acquistare cibo, acqua e foraggio per il bestiame o per pagarsi le cure mediche. La Croce Rossa ha distribuito cibo e cereali a 97.000 persone nel nord del Niger ed ha acquistato migliaia di capi di bestiame a prezzi pre-crisi per immettere liquidità nell'economia locale e per cercare dio stabilizzare i prezzi. Il governo maliano da aprile sovvenziona i cereali e il foraggio ed ha distribuito 7.000 tonnellate di cibo a 23 comunità, altre 2 600 tonnellate di cereali starebbero arrivando. A Gao, Kidal e Tombouctou sono arrivate anche 1.100 tonnellate di alimenti per il bestiame, ma Madeleine Diallo Ba, del ministero dell'agricoltura del Mali, ha detto all'agenzia stampa umanitaria dell'Onu Irin che «Questo non può essere sufficiente a p rispondere alla totalità dei bisogni del bestiame e alcune comunità vulnerabili non riceveranno cereali. Ho avviato dei colloqui urgenti con il Pam, l'Unione europea e il Giappone per vedere se possono sbloccare rapidamente dei fondi per permettere al governo di ampliare le sue distribuzioni».

La rappresentante del Pam, Alice-Martin Dahirou, ha spiegato all'Irin «Ho abbastanza interventi sul campo, ma non ho abbastanza denaro. La regione é ben coperta da diverse Ong e associazioni locali che potrebbero fare questo lavoro se le risorse necessarie per sostenere l i servizi del governo fossero messi a disposizione. Attualmente è difficile determinare quale sia il numero di persone in più che hanno bisogno di aiuto in assenza di un'analisi dettagliata della situazione».

Secondo Marion «La qualità dell'intervento umanitario nel nord è compromesso, perché non è ben coordinato». Oxfarm ha chiesto All'Ufficio dell'Onu per gli affari umanitari (Ocha) di svolgere questo ruolo ed anche il commissario alla sicurezza alimentare del Niger, Lansry Nana Yaya Haidara, invoca l'intervento dell'Onu: «Le organizzazioni intervengono, mas in modo frammentato. Noi vogliamo che tutti I partner inizino a lavorare insieme verso obiettivi comuni: é la sola maniera per ottenere dei risultati tangibili sul terreno».

Gli risponde Noel Tsekouras, che rappresenta l'Ocha in Africa Occidentale e Centrale: «L'Ocha aveva una presenza in Mali dal 2005, ma è stata obbligata a chiudere nel 2008 a causa di difficoltà finanziarie... Come ha detto Oxfam, ici potrebbe essere il bisogno che l'Onu rafforzi la cooperazione tra le principali parti interessate. Nel settore finanziario sono stati fatti dei progressi incoraggianti: delle iniziative urgenti sono in corso e il Central emergency response fund ha fornito 1,5 milioni di dollari. Però, solamente il 23% degli 8,8 milioni di dollari richiesti dal Mali nel quadro dell'Appel pour l'Afrique de l'Ouest sono stati versati. Senza maggiori risorse sarà difficile far fronte alle gravi vulnerabilità che sono segnalate. Attualmente, é prioritario aiutare il governo in materia di coordinamento ed ampliare la risposta. Però, resta responsabilità dello Stato favorire una risposta a breve termine e di affrontare le cause strutturali a più lungo termine».

Marion sottolinea che «La lentezza della risposta è legata in parte al fatto che si tratta di una crisi che si sviluppa lentamente».

La gente e il bestiame del Mali stanno morendo d'inedia perché gran parte delle risorse internazionali vanno ormai a progetti di sviluppo, così le comunità più colpite e piegate dal cambiamento climatico rischiano di essere date per perse e di non ricevere gli aiuti umanitari fino a che la tragedia non diventa insostenibile e non arriva sui media occidentali.

I poveri pastori del mali rischiano di scomparire, eclissati dalla fame che ha colpito la neo-colonia uranifera francese del Niger (dove ieri è arrivata la direttrice del Pam Josette Sheeran che ha chiesto finanziamenti urgenti per coprire la metà dei 213 milioni di dollari necessari per salvare i bambini)  o il turbolenti Ciad, due Paesi dove 9 milioni di persone stanno morendo di fame e malnutrizione.

Marion però chiede di non dimenticare il popolo del Mali, di un Paese già quasi sconosciuto: «Il numero di persone ed animali a rischio in Mali è importante e non deve essere ignorato. Questa popolazione é dinamica, creativa ed adattabile, dobbiamo venirle in aiuto subito ed aiutarla ad evitare future crisi in seguito».

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