[14/08/2009] News
LIVORNO. Le energie rinnovabili si sviluppano velocemente. Ma nello stesso tempo c'è un altro modo per minimizzare l'uso ed i danni causati dalle fonti fossili.
Cosa possono fare realisticamente le energie rinnovabili negli Sati Uniti nei prossimi 10 anni? La visione notoriamente ottimistica di Al Gore (secondo cui l'America in una decade potrebbe raggiungere l'autosufficienza energetica) scaturisce dal fatto che le fonti alternative stanno avendo un incremento spettacolarmente veloce ma se proviamo a quantificare tale crescita con la misurazione dei gigawatt o dei barili di petrolio equivalenti, allora la "scomoda verità" è un'altra.
Infatti l'aumento esponenziale dell'energia prodotta con le rinnovabili prende spunto dal fatto che esse partivano da un livello così infinitamente basso che l'attuale trend, seppur insignificante a livello generale, risulta essere sicuramente eccellente se visto come relativo. Quindi, semmai, la domanda da porsi sarebbe quanti anni occorrono alle fonti rinnovabili per raggiungere i livelli di energia prodotti con il carbone, petrolio e gas naturale? Inoltre non si può dimenticare che la parte da leone nella produzione di energia rinnovabile la fa l'idroelettrico, che non può essere ulteriormente espandibile. La stragrande maggioranza dei fiumi americani è già ampiamente sfruttata in tal senso e non si prevede la costruzione di ulteriori dighe. I numeri del resto parlano chiaro, nel 2006 negli USA la percentuale di energia rinnovabile sul totale di quella prodotta era così suddivisa: biocarburanti 1,4%, eolico 0,8%, solare fotovoltaico 0,4%, geotermico 0,1%.
Certamente è vero che la crescita delle rinnovabili sembra inarrestabile e che anche grazie alle nuova "green economy" lanciata dal presidente Obama si assisterà entro breve tempo al raddoppio della produzione (nelle stime governative si parla di tre anni) da fonti con "emissioni zero". Ma la scommessa passa soprattutto anche per la ristrutturazione delle rete di trasmissione dell'energia, la realizzazione di "stazioni di rifornimento" per le auto elettriche, la riconversione delle fabbriche automobilistiche tradizionali in impianti per la produzione di celle combustibili e batterie di nuova generazione, il potenziamento e l'espansione del trasporto pubblico e così via.
Tutto questo non avverrà con i tempi veloci garantiti sin qui dallo sviluppo delle energie rinnovabili. Ma occorre anche ricordare che esistono limiti oggettivi alla loro continua crescita, uno di questi è dato dalla disponibilità di Tellurio (Te), elemento indispensabile (oggi) nella costruzione dei pannelli fotovoltaici, che è notoriamente scarso in natura (molto più raro del platino).
Anche per questi motivi l'economia americana sarà ancora fortemente dipendente dal carbone e dal petrolio per i prossimi 10 anni, e per molti anni a seguire, nonostante ormai sia chiaro a tutti che questi combustibili fossili hanno un grande impatto sul clima e sull'inquinamento atmosferico in generale. Per di più il fatto che negli Usa la domanda di energia sia stabile (semmai addirittura in crescita) e che i paesi emergenti (Cina in testa) continuino a sviluppare tecnologie a largo consumo di fonti fossili, il prezzo di questi combustibili seguiterà a rimanere alto. Quindi come se ne esce?
Una risposta a questa domanda sembra arrivare da uno degli angoli più sporchi del passato industriale americano. Alcuni anni or sono, nel nord est degli Stati Uniti, una delle aree maggiormente industrializzate del Paese, la più grande multinazionale dell'acciaio, la Mittal Steel (oggi Arcelor Mittal) iniziò a sviluppare una nuova tecnologia per catturare il calore emesso, o meglio dire disperso, da uno dei processi di combustione di fonti fossili tipico dell'altoforno e convertirlo in energia elettrica, attraverso l'utilizzo di turbine a vapore e generatori. L'energia elettrica ricavata viene poi utilizzata nella produzione dell'acciaio.
Nel frattempo a poche miglia di distanza, un'altra grande azienda concorrente, la U.S. Steel, stava usando una simile strategia per produrre energia "gratuita" dai gas di scarico degli altoforno. Nel 2005 le due sole aziende rivali hanno generato 190 megawatt di energia pulita attraverso il riutilizzo dei propri "rifiuti", pari all'intera produzione di elettricità generata dal solare fotovoltaico in tutti gli States.
Queste due aziende, ma tecnologie simili sono presenti, con maggiore o minore efficienza, un po' in tutti gli altoforni del mondo, hanno sviluppato e stanno utilizzando una strategia che se fosse largamente utilizzata anche in altre realtà, potrebbe facilmente incrementare l'offerta di energia pulita senza incrementare il consumo di combustibili fossili.
Questa strategia è stata ribattezzata da uno dei suoi pionieri, l'ingegner Tom Casten, come "riciclo di energia". Questa energia non va e non deve andare a sostituire quella prodotta con le rinnovabili, il punto è che sono necessarie entrambe. Infatti il riciclo di energia dalla combustione di fonti fossili può intanto rappresentare un ponte, una transizione verso il futuro prossimo delle emissioni zero. (al.fe.)