
[21/07/2010] News
LIVORNO. Se si evoca una vera politica, significa che ce ne è un falsa. E se a farlo è un economista del calibro di Mario Deaglio, docente all`Università di Torino, sul Sole24Ore, è allora d'uopo fermarsi a riflettere. Di fronte al dibattito keynesiani, non keynesiani, austerità, più regole, meno regole Deaglio impone uno stop e ammonisce: non è questione tecnica, ma politica. Che è quello che greenreport.it, scontando anche il fatto di non essere un quotidiano economico tout court, segnala da tempo annegando sotto un fiume di chiacchiere inconcludenti.
Una vera politica, tornando al punto, è quella che ha un orizzonte, ha un piano politico che se poi è condiviso agisce governando e conducendo quel piano in porto sostenendo il conflitto con chi non è (e magari legittimamente non sarà mai) d'accordo. In Italia, ma purtroppo anche in Europa, assistiamo invece a politiche di governo con un respiro cortissimo, quasi asfittico. Con opposizioni fragili soprattutto nel delinearsi come vere alternative, con conseguenze che ben riassume lo stesso Deaglio: ««Il mio interrogativo principale non è se questa manovra sia economicamente sostenibile: lo è. Ma lo sarà politicamente e socialmente? Ho qualche dubbio».
«Il panorama europeo alimenta le perplessità dell`economista - si legge sempre sul Sole - i governi, ricorda, sono spesso incapaci di azioni incisive, le loro maggioranze tendono a sfaldarsi di fronte alle decisioni difficili, a volte sono spazzati via come è capitato ai laburisti (o anche ai liberaldemocratici giapponesi)». «Il malcontento popolare comincia a farsi sentire», aggiunge Deaglio, riferendo sondaggi, anche italiani, che danno sempre più consenso alle forze politiche estreme, di destra e di sinistra. E ancora: Olanda e Belgio sono senza governo mentre in Francia e Germania i governi sono stati puniti dal voto locale.
Poi l'affondo: «Se la gente percepisce (le riforme, ndr) come "macelleria sociale", per usare un linguaggio colorito per una realtà magari non così forte, come facciamo a fargli cambiare opinione e dirgli: la ricetta è questa? Le scelte saranno allora dettate dalla politica, la politica vera». Quella che abbiamo di fronte è dunque una falsa politica, che non sceglie ma va avanti a tentativi. Una politica marketing, come ormai è quasi tutto quello che ci circonda. L'informazione è marketing, le relazioni sociali sono ridotte a marketing, il sindacato va dietro alle stesse regole con il risultato che, spiace dirlo, anche battaglie giuste come quella per l'acqua pubblica, vengono fagocitate dalle ideologie perdendosi in un dibattito esoso (quello della gestione pubblica o privata) ed evitandone un altro fondamentale (come gestire al meglio la risorsa scarsa).
Se il pieno dunque è la falsa politica, il vuoto da riempire aprirebbe grandi spazi di manovra per chi un'idea di politica economica ce l'ha davvero. Una politica economica che punta alla riconversione ecologica dell'economia stessa possibile solo attraverso una lenta (ma non troppo) rivoluzione anche intellettuale e dei costumi della nostra società, meglio, molto meglio, se all'interno di un disegno almeno europeo.
L'Italia, già fondatrice dell'Ue, perché non potrebbe avere il ruolo di apripista di questa nuova fase? Un'idea come lo lotta all`evasione fiscale come priorità per ridurre i debiti dello stato, piuttosto che tagliare sui servizi, non metterebbe tutti d'accordo? Lo sostiene anche Deaglio: «Questa è la vera riforma di struttura: io cercherei di fare questo con molta maggiore incisività, invece che tagliare gli ambulatori. Nella manovra qualcosa c`è, ma c`è il pericolo che rimanga qualcosa di estemporaneo e che dietro non ci sia un vera volontà politica».
Come d'altronde per una rivoluzione economica-ecologica di questo genere, ovvero che non scenda dall'alto ma che faccia breccia tra le persone, serve anche un`istruzione diversa: «In Italia manca totalmente o quasi l`istruzione degli adulti - spiega Deaglio - , diffusa in quasi tutti i paesi europei dove si seguono i corsi più vari. Da noi il problema si riduce a un confronto tra la corporazione degli insegnanti e i ministri dell`Economia e dell`Istruzione e basta». Senza contare che nel nostro paese «una buona parte della formazione del capitale umano si fa direttamente sul posto di lavoro, dove s`imparano cose che non vengono mai brevettate».
Occorrerebbe -osserva il giornalista del Sole24Ore - riflettere bene su cosa fare, dar vita a una politica alta, vera. L`Italia è in grado di creare qualcosa del genere? «In questo momento direi assolutamente no. La politica si gioca su un orizzonte che quando va bene è di sei mesi, non è attenta a come è fatta la società, si limita a guardare i sondaggi d`opinione. Occorrerebbe un cambiamento d`atteggiamento. Negli anni 50 si era molto coscienti di vivere dei boom di tipo storico, c'era tutto un lavorio intellettuale. Tutte le parti politiche avevano riviste, intellettuali di riferimento, centri che lavoravano su leggi destinate a cambiare per un quarto di secolo questo o quell`aspetto del paese».
Tutto questo è quasi scomparso, e quel poco che si produce, conclude Deaglio, non è ascoltato dai politici. «E da qui che occorre ripartire: se non riprendiamo in mano i discorsi di lungo periodo, saremo sempre una navicella sbattuta qua e là che non sa andare avanti». Ecco noi siamo qui, ma l'economia ecologica nel mondo e da tempo quel lavorio intellettuale lo fa e anche molto bene. Le analisi ci sono e anche parte degli economisti puri da tempo stanno indicando la necessità di un modello economico diverso, manca purtroppo la politica, ma non diciamo che mancano le idee e che mancano a sinistra.