[22/07/2010] News
LIVORNO. Il governo del Cavalier Silvio Berlusconi riuscirà a chiudere perfino i parchi storici istituiti dal Cavalier Benito Mussolini? Sembrerebbe di sì, se si rilegge la storia del Parco del Gran Paradiso e si guarda a che cosa sta accadendo oggi. L'Ente Parco Nazionale Gran Paradiso, come si legge in un comunicato, è nato quando «Nel 1919 il re Vittorio Emanuele III regalò allo Stato italiano la sua riserva di caccia tra Piemonte e Valle d'Aosta, a condizione che vi creasse un parco nazionale. Il 3 dicembre 1922 veniva istituito, primo in Italia, il Parco Nazionale del Gran Paradiso. Nel 2010, dopo ottantotto anni di protezione della natura, il Parco rischia di chiudere a causa del taglio del 50% dei finanziamenti previsto dalla manovra finanziaria in via di approvazione alla Camera».
Fra l'altro l'allarme è lanciato dal Commissario straordinario del Parco Italo Cerise, ex sindaco del piccolo comune valdostano di Cerise, nominato a questo ruolo lo scorso aprile, che sottolinea: «Non saranno solo gli animali a patire le conseguenze dei tagli, non sarà possibile tutelare la biodiversità e gli habitat incontaminati unici al mondo, e neanche promuovere il turismo nei tredici comuni che costituiscono l'area protetta, in cui vivono oltre 8.000 persone, molte delle quali sono occupate nel settore turistico e ricettivo».
L'Ente parco evidenzia quanto sia incredibile quello che sta succedendo in Italia: «Mentre l'Onu celebra il 2010 quale Anno internazionale della biodiversità, con i tagli previsti ai parchi nazionali non sarà possibile per i guardaparco proteggere il territorio e la fauna del Parco da bracconieri e incendi, gli stessi non potranno vigilare sulle trasformazioni del territorio, né effettuare monitoraggi ambientali. Non sarà possibile salvare lo stambecco, animale simbolo del Parco, la cui popolazione è in declino da alcuni anni per cause ancora ignote; veterinari e biologi non potranno infatti effettuare ricerche, studiare e mettere in atto strategie di protezione della specie. Non sarà possibile co-finanziare progetti nazionali e comunitari per lo sviluppo locale nelle valli del Parco».
Anche per questo domattina una rappresentanza del personale del Gran Paradiso sarà a Roma per partecipare alla manifestazione davanti al ministero dell'ambiente e promossa dal mondo dei Parchi.
Quindi, secondo il Parco del Gran Paradiso sarebbero a rischio anche i tre parchi storici pre-legge 394/91, che comprendono anche il Parco di Abruzzo, Lazio e Molise e quello dello Stelvio, che si pensava non sarebbero stati "toccati" pesantemente dai tagli della finanziaria perché mantengono una struttura gestionale e del personale diversa da quelli istituiti dopo il 1991 (ad esempio hanno i guardiaparco).
A quanto pare l'interpretazione prevalente è che i tagli verranno "spalmati", se così fosse, nella mattanza generale, chi soffrirebbe di più sarebbero proprio i parchi con gli organici più strutturati.
L'altra prospettiva, ancora più incredibile, è quella di tagliare il 50% dei parchi istituiti, ma questo oltre a richiedere una complicata modifica della legge e un iter di decadenza dei decreti istitutivi firmati dai Presidenti della Repubblica, esporrebbe l'Italia procedure di infrazione da parte dell'Ue e alla violazione degli impegni internazionali sottoscritti dall'Italia. Probabilmente si sceglierà l'eutanasia dei parchi, riducendoli ad uffici di rappresentanza incapaci di proteggere e valorizzare l'ambiente, esattamente quei parchi di carta che prima la destra accusava gli ambientalisti di voler realizzare.
Alla fine di questa vicenda saremo in grado di capire se il ministro Stefania Prestigiacomo sarà in grado di presentarsi ad ottobre alla Conferenza mondiale sulla biodiversità di Nagoya a difendere la Carta di Siracusa fatta approvare al G8 dei ministri dell'ambiente nel 2009, oppure se avrà perso completamente ogni ruolo e credibilità, immolati sotto la scure padana di Tremonti.