[22/07/2010] News
FIRENZE. Mentre il Consiglio dei ministri dà il via libera al regolamento dei servizi pubblici locali, testo che, spiegano dal governo «completa il decreto Ronchi con l'attuazione della liberalizzazione dei servizi pubblici locali come l'acqua, i rifiuti, il trasporto pubblico locale», va giù duro il ministro dell'Economia Giulio Tremonti (Nella foto) nel suo commento alla richiesta di referendum sull'acqua avanzata dal vasto Comitato promotore. «Il referendum è falso come contenuto ideologico. Premesso che l'acqua appartiene al popolo - ha osservato il ministro - la direttiva è l'applicazione di un trattato e sulla materia dei trattati non ci può essere un referendum abrogativo, perché non puoi chiedere l'abrogazione di un trattato».
La risposta a Tremonti è arrivata immediata dal Forum italiano dei Movimenti per l'acqua: «Non hanno lasciato passare neppure una settimana per dire cosa intendono per democrazia. 1.400.000 cittadini firmano i tre referendum per l'acqua e il Governo risponde insultandoli e procedendo nell'attuazione dei decreti di privatizzazione. Se l'acqua appartiene al popolo, come dice Tremonti, perché allora sempre Tremonti dà il servizio idrico ai privati, facendogli fare i profitti sopra? I nostri referendum sono chiari e chiedono proprio che il servizio idrico non sia consegnato alle società per azioni e che dunque non ci siano profitti su di esso».
Sull'affermazione (poco chiara) del ministro sul fatto che il decreto Ronchi discende dal Trattato europeo e che su ciò quindi non si può fare un referendum, il Forum italiano dei Movimenti per l'acqua precisa: «consigliamo al ministro di dargli una rilettura. Scoprirebbe che l'Unione europea lascia liberi gli Stati membri di legiferare in materia di servizi pubblici. Oppure potrebbe leggere la legislazione olandese che affida la gestione del servizio idrico solo a soggetti pubblici o andare a fare un giro a Parigi che l'ha ripubblicizzato dall'inizio di quest'anno» concludono dal Forum.
Sull'argomento referendum si è espresso anche il presidente di Federutility Roberto Bazzano: «la logica che sottende alla campagna referendaria è pericolosa, perché porterebbe a completo scollamento tra costi oggettivi del servizio e corrispettivi pagati per lo stesso. Come l'esperienza ha già dimostrato, se la gestione del sistema idrico e i necessari investimenti venissero confusi nelle voci della fiscalità generale, facendoli pagare dalle tasse, risulterebbero fuori controllo per efficacia ed economicità. Con le aziende c'è l'obbligo di un bilancio di fine anno ed i relativi controlli di efficienza, nella spesa pubblica si finisce a pagare a piè di lista. Alla fine il cittadino pagherebbe di più, forse senza rendersene conto come avviene ad esempio per la sanità» ha concluso il presidente. Ad un certo punto bisogna decidersi: non si può dire, a giorni alterni, che la tariffa, con il sistema attuale, non può sostenere tutti i costi del servizio investimenti compresi (che sono di notevole entità) e che quindi almeno in parte è necessario un ritorno alla fiscalità generale e poi affermare (come sopra) tutto il contrario.