[22/07/2010] News
LIVORNO. Il governo della provincia di Baghdad si è impegnato a continuare la strage dei cani randagi nella capitale irakena, fregandosene delle proteste per la sicurezza dei cittadini e su soprattutto delle crudeltà sugli animali. D'altronde in un Paese musulmano la simpatia per animali "impuri" come i cani è scarsa e non somiglia nemmeno lontanamente all'amore per gli animali domestici ed alla loro "umanizzazione" tanto diffusa in Occidente,
Secondo l'Institute for War and Peace Reporting, all'inizio di quest'anno, le autorità cittadine avevano già ingaggiato squadre di cacciatori e veterinari per eliminare la maggior parte del circa in milione e 250 mila cani senza padrone che vivono nei dintorni di Baghdad, subissati dalle proteste e dalle richieste dei cittadini preoccupati per la possibile diffusione di malattie.
Il problema dei cani randagi ha assunto queste proporzioni con l'aggravamento dei problemi di gestione dei rifiuti della capitale che sono diventati un vero e proprio banchetto sempre rifornito per cani e topi che si cibano tranquillamente tra i cumuli di spazzatura.
Le autorità sanitarie di Bagdad evidenziano anche un altro grave problema: da gennaio in città sono stati registrati almeno 26 casi di rabbia e, anche se non esiste una statistica sugli attacchi dei cani agli uomini, i branchi di animali selvatici hanno attaccato spesso le persone, a volte addirittura uccidendole.
«Il numero di cani sulle nostre strade è un pericolo per tutti. La campagna continuerà - ha detto senza mezzi termini e scrupoli animalisti il governatore di Baghdad Salah Abdul Razzaq - I team utilizzano carne avvelenata e abbiamo assunto i cacciatori con i fucili per sparare ai cani».
Secondo l'ufficio del governatore, negli ultimi tre mesi sono stati abbattuti 58.500 cani, ma questi brutali metodi di eliminazione stanno suscitato la protesta tra gli attivisti per i diritti degli animali che chiedono che gli animali siano sterilizzati o trasferiti. «Questo è un modo selvaggio per sbarazzarsi degli animali. Chiediamo di porre fine a questi metodi e speriamo che le autorità ascolteranno le nostre opinioni» ha detto Nabeel Abdulhassan , direttore di Nature Iraq, una Ong ambientale fondata in Italia e che ha sede a Baghdad.
Secondo Abbas Salem Hannoun, un funzionario del dipartimento veterinario del ministero della sanità, «Non abbiamo altra scelta che uccidere e ad avvelenare i cani. La maggior parte di questi cani portano malattie. Alcuni dicono: "Perché non anestetizzare i cani e li portate fuori dalla città?"Ma questo metodo è un fallimento totale, in quanto richiede tempo e denaro, ed i cani torneranno nello stesso posto da cui sono stati sloggiati»
I cacciatori di cani dicono di sentirsi a disagio per la strage, ma accettano di farlo per la paga e perché pensano che sia necessario «Perché questi cani sporchi minacciano i nostri figli e la salute della nostra società. Uccidere non è una buona cosa, ma a volte diventa una necessità».
Gli abitanti della metropoli irakena non sembrano contrari, ma cominciano a lamentarsi per la presenza di cacciatori e dei bocconi di carne avvelenata che mettono a rischio i bambini che giocano per le strade dei quartieri: a Shuala tre bambini sono stati ricoverati con ferite da arma da fuoco perché si erano avvicinati troppo ai cacciatori di cani per guardare gli animali abbattuti. Il governatore Razzaq ammette che ci sono problemi di sicurezza ma «Soprattutto nei quartieri poveri, dove i bambini non ascoltano gli avvertimenti delle squadre speciali».