[23/07/2010] News

L'Iva sulla Tia, i ricorsi e il miliardo da rimbosare

GROSSETO. Al già complicato percorso della tariffa per i rifiuti urbani si è aggiunto adesso un altro capitolo. La commissione tributaria di Messina ha infatti dato ragione ai contribuenti che hanno fatto ricorso in merito all'Iva applicata alla tariffa, avvalendosi della sentenza della Corte costituzionale (238/2009) che lo scorso anno ha stabilito che la tariffa d'igiene urbana è da considerarsi un tributo in quanto non è proporzionale (così come viene applicata) ai rifiuti prodotti e quindi non può essere considerata al pari di un corrispettivo di un servizio reso al quale è legittimo applicare l'Iva.

Trattandosi di un tributo, l'applicazione dell'Iva non è legittima perché sarebbe come applicare due volte una tassa per la stessa cosa. Quindi i contribuenti di Messina che hanno fatto ricorso hanno diritto ad ottenere il rimborso dell'Iva versata. Da chi potranno ottenere questo rimborso è ancora da stabilirlo.

La tariffa viene infatti riscossa dall'ente gestore per conto del comune- dal quale ha ottenuto l'affidamento del servizio- ma trattandosi di una imposta a carattere statale l'ente al quale viene versata è l'agenzia delle entrate. Quindi dovrebbe essere questo ente a restituirla a chi l'ha versata per poi essere rimborsata al contribuente.

Il fatto è però che per rimborsare l'Iva versata dai contribuenti dei comuni dove la tariffa è stata applicata è stato calcolato che servirebbe a spanne oltre un miliardo di euro..... cifra astronomica per le casse dello Stato che non ha provveduto ad oggi a mettere da parte niente in questo senso.

Anzi con la manovra economica correttiva in via di approvazione in questi giorni (grazie all'ennesima richiesta del voto di fiducia) si è cercato di aggirare il problema inserendo un emendamento che stabilisce che la tariffa d'igiene urbana è una tariffa, e quindi l'Iva è corretto applicarla, andando frontalmente contro a quanto ha stabilito la sentenza della Corte Costituzionale.
Aprendo di nuovo, quindi, la strada a possibili ricorsi.

E come se non bastasse nel tentativo di trovare una soluzione, la norma che è stata richiamata nella manovra sulla quale far poggiare il concetto che la Tia è una tariffa è quella sbagliata. La Tia cui fa riferimento l'articolo della manovra è, infatti, quella cui si riferisce il 152/ 2006 (codice dell'ambiente), al quale però non hanno mai fatto seguito i previsti regolamenti di applicazione.

Quindi l'unica tariffa che ad oggi viene applicata (con l'Iva) negli oltre mille comuni che l'hanno adottata è quella introdotta dal Decreto Ronchi e regolata dal dpr 158/99 ma abolita dal codice dell'ambiente.

Un provvedimento che si presta, quindi, a possibili ricorsi.

La soluzione in extremis che è stata proposta, dato che la manovra non è modificabile (per la fiducia che vi è stata posta), è quella di presentare un ordine del giorno da far votare congiuntamente alla manovra in cui si spiega che la tariffa cui si fa riferimento può essere interpretata anche la vecchia Tia.

Pasticci su pasticci quindi, che se potranno da una parte evitare ricorsi (per l'errato riferimento normativo) apriranno la strada ad altri (il fronte contro la Consulta). Sta di fatto che riguardo alla tariffa rifiuti il clima è sempre torrido.

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