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[26/07/2010] News toscana
LIVORNO. Sul "Corriere fiorentino" di sabato scorso si traccia un bilancio del cosiddetto piano casa.
In un anno 400 richieste. Così possiamo godere del solito parere Ance, l'associazione toscana dei costruttori, che lamenta troppe rigidità, il fatto che le possibilità di ampliamento sono limitate; poi ovviamente c'è la crisi che non aiuta e quindi, come sempre, le procedure complesse, la richiesta di semplificazione.
Il solito ritornello e fin qui nessuna meraviglia: che aspettarsi d'altro? Ma ciò che sorpende è il silenzio dei comuni, dell'Anci, degli istituti culturali. Insomma stupisce una aridità di dibattito che ha invaso, peggiorandola, la Toscana.
Su questa vicenda invece c'è molto da discutere, molto su cui riflettere, senza offrire soluzioni scontate: non è che il piano casa non è appetibile perchè già tenti strumenti urbanistici prevedono interventi di recupero e di ampliamento, magari anche in quote superiori al piano casa? Non è che il recupero è una prassi? Non è che pesa soprattutto la crisi economica che il govenro centrale ci ha sempre detto colpiva gli altri paesi e non noi, o noi in modo minore?
Ma a voler riflettere c'è anche materia per guardare al futuro. Ad esempio per quanto riguarda la necessità di dare nuovo impulso all'intervento sul costruito con demolizioni e ricostruzioni, trovando il corretto equilibrio tra costi e ricavi, perchè se è vero che demolire e ricostruire costa di più che costruire ex novo possiamo e dobbiamo trovare degli incentivi o delle premialità che ci consentano di favorire questi interventi e quindi limitare o bloccare il nuovo consumo di suolo.
Lascerei perdere invece la questione della semplificazione. La Dia esiste e da tempo, spesso non viene praticata preferendo fare ricorso al permesso a costruire, perchè così si è sicuri che quanto si realizza è possibile e legittimo. Se in alcuni casi, come sostiene Ance, occorrono sei o sette anni per cominciare a costruire, vuol dire che c'è qualcosa di patologico, ma starei attento a dire che è tutta colpa delle amministrazioni pubbliche, perchè basterebbe stare qualche mese in un ufficio comunale per verificare che le Dia spesso sono vuote, imprecise, che si dimenticano documenti, che all'inizio lavori il Durc non arriva mai e la pratica a per la sicurezza sismisca è rimasta nel cassetto di professionista o impresa, oppure per scoprire che arriva la fine lavori e non c'è stato mai la comunicazione d'inizio.
Come dire che forse, se ci vorrebbe più saggezza nel fare norme e gestirle, altrettanta, forse di più ne serve per criticare e proporre semplificazione, tema delicato tenuto conto degli incindenti che si registrano nei cantieri edili, degli abusi che si continuano a perpretare.
E poi, quando si capirà che l'edilizia è un palliativo di corto respiro per le crisi economiche, ovvero che occorre progettare il futuro per quello che serve e su cose ben più solide e durature?
In conclusione il piano casa non ha avuto funzione anticongiunturale come sperava il governo e come auspicava allora la regione, ma è peggio che a distanza di un anno con questi risultati il dibattito non abbia fatto un passo avanti e ristagni ancora su semplificazione, dateci il 30 o 40% invece del 20, e via discorrendo, con l'avvallo di molti organi di informazione che si fermano in superficie.
E' per questo ritardo più che per l'esito del piano casa che un futuro migliore tarda.