[26/07/2010] News

Boicottaggi al contrario: Chavez minaccia di tagliare le forniture di petrolio agli Usa

LIVORNO. Il presidente del Venezuela Hugo Chavez ha minacciato di bloccare le forniture di petrolio agli Usa se il suo Paese verrò attaccato dalla Colombia, l'ultimo alleato di ferro rimasto a Washington nell'area. L'impressione è che Chavez, anche in vista delle prossime elezioni, voglia alzare i toni nazionalistici approfittando delle accuse della Colombia al Venezuela di aver dato asilo ai capi della guerriglia narco-leninista delle Farc colombiane.

Ieri durante un comizio Chavez ha annunciato: «In caso di aggressione armata contro il Venezuela condotta dal territorio colombiano o anche da altri sostenitori degli Stati Uniti (?), sospenderemo le forniture di petrolio agli Stati Uniti. Noi non trasporteremo più una goccia di petrolio alle loro raffinerie, non una goccia in più».

Se la minaccia si concretizzasse a soffrirne sarebbe prima di tutto l'economia venezuelana: più cede 90% delle entrate dell'esportazione di petrolio vengono proprio dagli Usa, i primi acquirenti del petrolio di Caracas, dato che il Venezuela bolivarista-socialista di Chavez è uno dei maggiori fornitori di greggio degli imperialisti yankee.

Chavez ha annunciato la rottura delle relazioni diplomatiche con la Colombia (che aveva già gli stessi problemi con l'Equador) dopo che il nuovo governo , sempre conservatore, di Bogotà aveva denunciato all'Organización de Estados Americanos (Oea) la presenza di accampamenti delle Farc e dell'altra organizzazione narco-guerrigliera colombiana, l'Ejército de liberación nacional (Eln ) in  territorio venezuelano. Il caudillo di Caracas teme che si tratti di una mossa per un attacco Usa, magari utilizzando le tre basi messe a disposizione dei militari statunitensi all'inizio del mese per lottare contro il traffico di droga. Chavez ha addirittura sospeso il suo viaggio a Cuba dove doveva incontrare il compagno Fidel Castro, intanto ha annunciato in diretta tv l'adozione di misure contro i governatori degli Stati del Venezuela amministrati dall'opposizione per neutralizzare possibili sostegni agli oppositori della rivoluzione e quindi complici della Colombia, poi ha detto credendo di tranquillizzare la gente: «Non abbiate paura. Siamo minacciati dagli Stati Uniti». Gli Usa inventano dei pretesti per attaccare, invadere, rapire e uccidere il presidente di non importa quale Paese. Gli Usa hanno inventato l'esistenza di armi di distruzione di massa in Iraq per invadere il Paese e hanno anche invaso Panama per rapire il presidente Manuel Antonio Noriega (non proprio un fiorellino di campo, ndr) . Gli Usa hanno realizzato una flotta navale in caso di aggressione contro il Venezuela per contenere le reazioni dei Paesi caraibici come Cuba e Nicaragua. Ho anche ordinato al vice-presidente Elias Jaua di condurre un'0inchiesta contro il governatore di Tachira Cesar Perez che ha dichiarato il suo appoggio all'ormai ex presidente colombiano Alvaro Uribe.

La Colombia è molto preoccupata per l'impatto del blocco delle frontiere nelle regioni del nord-est e Uribe ha chiesto a tutti di consumare prodotti di Cucuta, la più importante città frontaliera, capoluogo della provincia Norte de Santander, dipendente dal commercio e dal turismo venezuelano.

In un anno di congelamento delle relazioni diplomatiche tra Venezuela e Colombia le esportazioni colombiane sono calate di 650 milioni di dollari su un totale di 6 miliardi del 2008.

Il 23 luglio il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva ha detto che all'inizio di agosto andrà nei due Paesi nemici per cercare di risolvere la crisi, il giorno prima aveva incontrato separatamente Chavez e Uribe.

Lula sarà a Bogotà per assistere al giuramento del nuovo presidente della Colombia, Juan Manuel Santos, che sta antipatico a Chavez ancora più di Uribe. Invece l''ex presidente argentino Nestor Kirchner, attuale presidente dell'Unione della nazioni sudamericane (Unasur) sarà a Caracas il 5 agosto  e a Bogotà il 6 per tentare una mediazione. Anche il segretario generale dell'Onu,  Ban Ki-moon, ha chiesto ai due governi di comporre le divergenze attraverso il dialogo e in maniera pacifica.

Chavez ha solennemente riaffermato che «Il governo del Venezuela non appoggia nessuna organizzazione armata o irregolare. Noi respingiamo, abbiamo respinto e respingeremo sempre la possibilità che una forza guerrigliere straniera, paramilitare straniera, si installi nel più piccolo millimetro quadrato del nostro territorio sovrano, non possiamo accettarlo e non l'accetteremo. Il conflitto interno della  Colombia, attizzato dal governo yankee deborda da tempo verso la frontiera della sorella Colombia, nulla di nuovo. E non è nemmeno una novità che i colombiani uccidano, sequestrino e rubino. In diverse occasioni hanno ucciso, hanno terrorizzato, hanno rubato, non è strano e non succede da poco tempo. Forze mafiose del narcotraffico, provenienti dalla Colombia, sono arrivate fino all'isola Margarita, nello Stato di Nuevo Esparta (nord)». Chavez ha ammesso che gruppi guerriglieri colombiano possono aver sconfinato occasionalmente in Venezuela, però questo non significa che il Venezuela appoggi politicamente  Farc e Eln. Poi ha sentenziato: «Noi non adotteremo una politica di guerra, una politica criminale, assassina come quella che ha adottato il governo della Colombia contro il suo popolo» e ha ricordato i rapporti tra il governo Uribe e l'altra guerriglia, quella anticomunista accusando la Colombia di aver finanziato il gruppo di 100 paramilitari agli ordini del fuoriuscito cubano Robert Alonso che furono arrestati in Venezuela nel  2004 a El Hatillo, nello Stato centrale di Miranda, molti dei quali avevano militato nelle forse paramilitari colombiane, e che si stavano addestrando per un golpe in Venezuela. Chavez si fa forte anche dell'arresto nel 2008 di altri 10 paramilitari colombiani che avevano attraversato la frontiera e tentavano di chiudere scuole ed attività commerciali nello Stato di Táchira per impadronirsi di un'area frontaliera con la Colombia. Poi ha accusato i governatori degli stati occidentali in mano all'opposizione di tollerare le infiltrazioni dei guerriglieri perché sono complici dei piani Yankee e della Colombia che detta loro la linea politica, in particolare nello Stato di Zulia, che sarebbe il più a rischio in caso di guerra con la Colombia.

Sembra che Chavez mostri i muscoli agli Usa e alla Colombia per farli vedere in Venezuela... forse il carico di testosterone nazionalista che sta circolando in Venezuela e Colombia calerà dopo le elezioni.

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