[27/07/2010] News
BRUXELLES. La Commissione europea ha deciso di stanziare 35 milioni di euro per sostenere le attività umanitarie nello Stato fantasma della Somalia dove circa 3,2 milioni di persone, il 42% della popolazione, avevano già bisogno di assistenza urgente e/o di mezzi di sussistenza nel corso del primo semestre del 2010. Le attuali valutazioni sul terreno sembrano indicare un leggero miglioramento, anche se il più grande campo profughi del mondo, quello di Dadaab in Kenia (che in realtà è una megalopoli formata da tre campi fusi) ha v bisogno di aiuti urgenti tanto che l'Agenzia rifugiati dell'Onu (Unhar) ha lanciato un appello (In campo per Dadaab) per raccogliere fondi per 5 settori vitali: Salite e nutrizione, istruzione, tende e beni di prima necessità, servizi igienico-sanitari e acqua. Più o meno gli stessi campi di azione del finanziamento Ue che andranno direttamente in Somalia e che comprendono anche la riduzione dei rischio di catastrofi naturali.
La commissaria Ue alla cooperazione internazionale, Kristalina Georgieva, ha detto che «Gli scontri incessanti e le cattive condizioni climatiche sono una combinazione fatale per la popolazione somala, che ne è la prima vittima. Quest'ultima ha superato i limiti della sua estrema resistenza. Numerosi somali muoiono in silenzio a casa della mancanza di cibo e cure mediche ed igieniche. Non possiamo abbandonarla anche se le condizioni di messa in opera delle mostre attività umanitarie sono difficili e pericolose. La Commissione, in qualità di principale donatore umanitario, continuerà a mobilitarsi, come fa da numerosi anni, per rispondere ai principali bisogni umanitari della popolazione somala».
Probabilmente nella decisione dell'Ue giocano anche i recenti attentati fatti dagli integralisti musulmani somali, che sono arrivati a colpire fino in Uganda e che sono diventati uno dei più scomodi convitati di pietra del vertice dell'Unione africana in corso in questi giorni.
Dopo 18 anni di scontri fra clan, colpi di Stato in uno Stato fantasma con governi fantasma e dove due Stati, il Somaliland e il Puntland si sono auto dichiarati indipendenti, questa ex colonia italiana è diventata un impossibile rompicapo per la diplomazia mondiale che non riesce a porre fine ad un conflitto insensato che sta distruggendo cannibalescamente la sua stessa popolazione. La Commissione europea ha però preso coscienza di un fatto spesso dimenticato in questo contesto di sangue, miseri, pirateria e fanatismo religioso: «La situazione è aggravata da siccità cicliche, da inondazioni e da epidemie di malattie infettive quali il colera, che produce ovunque grandi bisogni umanitari».
E' in questa disperazione che nuotano le tradizioni claniche, il nuovo messianismo antioccidentale alleato di Al Qaeda e la corruzione oscena dei governi fantocci che gli occidentali, gli americani e le nuove potenze africane riescono ogni tanto ad insediare (per essere assediate) a Mogadiscio e nelle mani dei quali speriamo non finiscano i milioni di euro dell'Ue.
Infatti la Commissione Ue «Riconosce che la situazione è complessa e che l'assistenza in numerosi settori, così come l'integrazione delle attività di riduzione dei rischi di catastrofe sono necessarie per rafforzare i meccanismi di resistenza e dio adattamento delle vittime. Sul terreno, le organizzazioni umanitarie si confrontano ancora con difficoltà e pericoli considerevoli. E' sempre estremamente difficile accedere alla Somalia ed esercitarvi le loro attività senza ostacoli, soprattutto nelle regioni del centro e del sud del Paese».
I 35 milioni di euro assegnati oggi si vanno ad aggiungere ai 20 milioni allocate a giugno a favore di 6 Paesi del Corno d'Africa. I fondi puntano soprattutto a combattere la siccità che sta distruggendo le risorse dei pastori, cioè dell'80% della popolazione della Somalia.
Tutti i fondi saranno avviati in Somalia attraverso il servizio aiuto umanitario e di protezione civile della Commissione Ue (Echo), sooto la diretta responsabilità della Georgieva e I progetti finanziati saranno messi in atto da Ong, da Agenzie Onu e dalla Croce Rossa/Mezzaluna Rossa internazionale.
Gli aiuti non andranno solo a quel che rimane della vecchia Somalia, ridotta ormai al troncone meridionale "italiano" che si stanno sbranando clan, integralisti e governo "riconosciuto", ma anche ai più tranquilli Somaliland e Puntland che hanno fatto della pirateria una specie di industria e che ospitano molte delle discariche dei veleni occidentali che, alla fine di questo interminabile massacro fratricida, che sta sempre più contagiando l'Africa, qualcuno dovrà pur bonificare, e magari trovare anche i colpevoli.