[14/08/2009] News toscana
GROSSETO. Uno sguardo rivolto verso mondo dei prossimi rifugiati ambientali quella che si è levato ieri a Festambiente, la manifestazione nazionale di Legambiente che si chiuderà domenica prossima a Rispescia. L'attenzione è andata infatti al rapporto dell' Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr), che stima che le persone costrette a lasciare il proprio territorio a causa dei cambiamenti climatici, potrebbe essere al 2050 tra i 200 e i 250 milioni.
Una vera e propria emergenza umanitaria che produrrà nuovi migranti costretti a fuggire da desertificazione, inondazioni ed effetti del riscaldamento globale.
Secondo le stime di Legambiente, il fenomeno dei profughi ambientali che creerà un flusso di 6 milioni di persone che ogni anno saranno costrette dai cambiamenti climatici a lasciare le proprie case per cercare ospitalità in altri luoghi, sarà caratterizzata da un onda migratoria causata da catastrofi naturali, inondazioni e tempeste per almeno 3 milioni di persone , mentre gli altri 3 milioni di sfollati dovranno emigrare in seguito ai progressivi cambiamenti ambientali come l'innalzamento del livello del mare e la desertificazione.
«Fino ad ora - ha spiegato Maurizio Gubbiotti, coordinatore della segreteria nazionale di Legambiente - sono state le guerre la principale causa delle emigrazioni di massa, oggi il riscaldamento globale rappresenta un fattore determinante. Sono circa due anni, infatti che il numero dei profughi ambientali ha superato quello dei profughi di guerra, eppure non si riesce a dare loro assistenza in modo adeguato, perché giuridicamente non esistono, non sono riconosciuti come 'rifugiati" dalla Convenzione di Ginevra del 1951, né dal suo Protocollo supplementare del 1967».
Ma non c'è solo l'immediata necessità di uno status giuridico per i profughi ambientali secondo Legambiente «la vera urgenza consiste nel capire che molte questioni legate all'ospitalità e all'accoglienza nei nostri Paesi devono in primo luogo essere affrontate attraverso un serio impegno collettivo nella lotta ai cambiamenti climatici» .
Misure ritenute «ancor più necessarie» se si pensa che «al di là delle prospettive future, gli effetti del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici sono già una drammatica realtà in molti paesi, che hanno pagato un prezzo alto per vittime e sfollati».
Legambiente ricorda a tal proposito che in Brasile, quest'anno, «sono state un milione le persone colpite dalle inondazioni con un numero di sfollati tra 400.000 e 600.000, mentre in 350 mila sono stati colpiti in Namibia dalla recente inondazione dovuta alle piogge torrenziali iniziate dal mese di gennaio scorso, con il 50% delle strade e il 63% dei raccolti a rischio, con anche gravi danni all'economia e per la sussistenza».
Dati «poco confortanti anche in Angola dove 160 mila persone hanno subito inondazioni, ma è un numero destinato a crescere» ha sottolineato Gubbiotti che ha citato anche il ciclone Nargis che si è abbattuto nel maggio 2008 in Myanmar e che «ha fatto 140 mila vittime, colpendo anche altri 2-3 milioni di persone e costringendo 800 mila persone a sfollare».
Ma non possiamo stare tranquilli nemmeno in Italia. Secondo Legambiente, anche nel nostro paese si iniziano a «scontare gli effetti del riscaldamento globale in quanto area mondiale a più alta vulnerabilità in termini di perdita di zone umide e in particolare degli ecosistemi e della biodiveristà marino-costiera».
Lo studio di Legambiente che muove dal rapporto Unhcr e utilizza anche quello redatto dall' Enea relativo alle conseguenze dei cambiamenti climatici nel nostro paese stima che «saranno sommersi circa 4.500 chilometri quadrati del territorio nazionale, distribuiti in prevalenza al Sud, dove si concentreranno la maggior parte delle aree che andranno incontro a una progressiva desertificazione».