[17/08/2009] News

Il Venezuala diventerà il primo Paese al mondo per riserve petrolifere provate?

LIVORNO. Con la fine della fase di quantificazione del blocco Junín 7 si è arrivati a calcolare che il petrolio originale in situ (original oil in place - Ooip) del proyecto Orinoco magna reserva, in Venezuela, sarebbe circa 30,4 miliardi di barili.

Secondo quanto dice all'Agencia bolivariana de noticias (Abn) il ministerio del Poder popular para la energía y petróleo (Menpet) del governo bolivarista di Caracas «Avanza con maggior forza per raggiungere i 314 miliardi di barili necessari per occupare il primo posto nelle riserve provate di petrolio a livello mondiale. Attualmente le riserve provate raggiungono i 173 miliardi di barili, per cui la nazione raggiunge il secondo posto a livello mondiale, preceduta solo dall'Arabia Saudita, che dispone di 264 miliardi di barili».

L'oil in place è il totale degli idrocarburi contenuti nelle riserve naturali di petrolio e viene spesso abbreviato con la sigla Stooip che sta per Stock tank original oil in place, o Sooiip per Stock tank oil initially in place, riferendosi al petrolio teoricamente disponibile prima dell'inizio della produzione, in questo caso ci si riferisce allo stock tank dello storage vessel (spesso puramente teorico) contenente il petrolio prima della produzione.

L'Oil in place non va confuso con le riserve petrolifere che sono le porzioni di petrolio sotterraneo economicamente e tecnicamente recuperabili. Attualmente il petrolio "accessibile" a causa dei diversi fattori è di solito tra il 10% e il 60% delle varie riserve petrolifere esistenti nel mondo, con punte oltre l'80%; una variazione ampia che dipende dalla diversità delle caratteristiche del fluido e delle riserve nei vari depositi petroliferi sotterranei

Il Menopet avverte che «E' importante far rilevare che la politica utilizzata per l'aumento delle riserve provate del Paese nel passato non sono state molto accelerate e che l'attuale governo nel 1998 trovò un totale di 76 miliardi di barili che passarono a 80 miliardi di barili nel 2005, por cui la variazione annuale era dell'1%. Questa situazione motivò l'esecutivo nazionale a implementare il Proyecto Orinoco magna reserva, che ha permesso di includere, tra il 2006 e il 2007, un totale di 20 miliardi di barili, vale a dire un incremento del 25% in relazione al 2005».

Il Menpet, unico ente venezuelano autorizzato a ufficializzare le Ooip, spera che questa crescita continui ed è convinto che entro la fine del 2009 raggiungeranno in totale i 314 miliardi e 617 milioni di barili in tutto il Paese.

Il Proyecto Orinoco Magna Reserva punta a quantificare e certificare le riserve di idrocarburi di cui dispone il Venezuela nella faja petrolífera del Orinoco, che sarebbe «la più grande fonte di idrocarburi liquidi del mondo, che ha un'estensione di 55.314 chilometri quadrati, ubicata negli Stati di Anzoátegui, Monagas e Guárico - spiega il ministero per l'energia e il petrolio- Questa quantificazione e certificazione si realizza nelle aree di divisione della Faja, denominate: Boyacá (6 blocchi), Junín (10 blocchi), Ayacucho (7 blocchi) e Carabobo (4 blocchi), nelle quali operano imprese miste».

Infatto, se il governo "socialista" di Chavez non nasconde il fatto di usare il petrolio come arma politica interna e per sostenere i governi della sinistra latinoamericana, al dunque è molto pragmatico ed ha sottoscritto intese di cooperazione per la Faja Petrolífera del Orinoco: nel settore Junín: l'Italiana Eni, Petrovietnam; le cinesi Sinopec e Cnpc; la spagnola Repsol Ypf; la norvegese Hidro; la bielorussa Belorusnebt e la russa Lukoil. Nel blocco di Boyacá operano: la portoghese Galp; la sudafricana Petrosa, la paraguayana Petropar, la cubana Cupet e la malese Petronas. Alle riserve di Ayacucho lavorano: l'equadoregna Petroecuador; la cilena Enap; l'argentina Enarsa e l'iraniana Petropars, mente a Carabobo opera la brasiliana Petrobras.

Insomma mezzo mondo e tutta l'America latina che conta sono alla corte petrolifera che Chavez ha aperto nei giacimento dell'Orinoco, scordandosi antipastie per il caudillo di Caracas e inimicizie tra i vari Paesi... se è vero che per il petrolio si sono fatte quasi tutte le ultime guerre, è anche vero che il petrolio può far nascere strani connubi e garantire la sopravvivenza del regime bolivarista del vulcanico Chavez e la tranquillità di altri alleati meno fortunati in materie prima. Solo il recente golpe in Honduras sembra aver smentito questa pax petrolifera latinoamericana ed è probabilmente per questo che Chavez (ex golpista lui stesso) se l'è presa così a male.

Ma naturalmente il Venezuela non lascia certo in mani straniere quel che con le nazionalizzazioni ha tolto ai propri ingordi e corrotti imprenditori petroliferi: attraverso la sua filiale Corporación Venezolana del Petróleo, la statale Petróleos de Venezuela (Pdvsa) vuole quantificare ed ufficializzare almeno il 17% dell'Original oil in place Petróleo Original en Sitio per un volume di 1,36 miliardi di greggio pesante ed extra pesante della Faja Petrolífera del Orinoco, un impegno che vale anche come controllo sulle attività delle multinazionali europee, cinesi ed asiatiche e su quelle delle interessate imprese amiche del Sudamerica.

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