[03/08/2010] News
LIVORNO. Oggi la Bp dovrebbe iniziare l'operazione "static kill" per tappare definitivamente il pozzo di petrolio che ha causato la marea nera e l'ecocidio nel Golfo del Messico in seguito all'esplosione e al naufragio della piattaforma offshore Deepwater Horizon. Ieri la multinazionale ha terminato quelli che per l'ennesima volta ha definito «test decisivi» per determinare le possibilità di riuscita della chiusura del pozzo.
Il vice-presidente della Bp, Kent Wells, ha spiegato che «Se il "l'iniection test" dimostra che si può pompare il petrolio dal pozzo danneggiato per trasferirlo in un deposito situato a 13.000 piedi sul fondo dell'oceano, Bp inizierà martedì l'operazione "static kill". L'operazione dovrebbe durare fino all'indomani. Consisterà nell'iniettare del fango, più probabilmente del cemento, nel pozzo.
L'operazione sarà seguita da quella denominata ''operazione "bottom kill", dopo che il pozzo di soccorso inizierà a captare il greggio che fuoriesce dal pozzo, ma ormai la Bp, ammaestrata dalle figuracce a raffica, è diventata superprudente e Wells ha avvisato: «Se l'iniection test fallisce, l'operazione "static kill" sarà annullata per procedere direttamente all'operazione "bottom kill"». Ma probabilmente saltare la tappa di "alleggerimento" provocherebbe molte difficoltà che abbiamo già visto nei precedenti tentativi: forte pressione del flusso di greggi, metano e idrati difficili da gestire, crepe che si aprono sui fondali.
Intanto il governo Usa conferma che quella avvenuta nel golfo del Messico è la più grande tragedia petrolifera della storia americana: dal 20 aprile ad oggi sono finiti in mare 4,9 milioni di barili di petrolio (780 milioni di litri). La stima ufficiale è stata comunicata in accordo con la Bp, ma le associazioni ambientaliste dicono che probabilmente la marea nera è stata ancora più consistente. Lo stesso team federale che ha valutato l'entità dello sversamento ammette un margine di errore intorno al 10%.
La Bp dice di aver recuperato 127 milioni di litri di greggio il resto è finito sul fondo del mare, nell'aria e sulle coste, oppure è stato disciolto dall'altra catastrofe chimica che si è abbattuta sul Golfo, gli oltre 7 milioni di litri di solventi sparsi sulla marea nera dalla Bp e dalla Guardia costiera Usa e che probabilmente faranno più danni del petrolio alla fauna ed alla flora.
Le cifre ufficiali smentiscono definitivamente le "tranquillizzanti" cifre fornite all'inizio dalla Bp che parlava di uno sversamento di soli 1.000 - 5.000 barili al giorno.
Intanto Greenpeace Usa è molto preoccupata per la campagna mediatica che tenta di minimizzare i danni provocati dalla marea nera: «Questa catastrofe ha inoltre rivelato la portata della straordinaria influenza dell'industria petrolifera sul nostro governo - dice Kert Davies, a capo del dipartimento ricerca di Greenpeace Usa - Molte domande rimangono senza risposta sui rapporti del governo con la Bp ed altre compagnie petrolifere, sulle fughe sottomarine di petrolio, sull'impatto sulla fauna marina, sui disperdenti chimici, sull'oil drilling safety regulation ed altro ancora. Abbiamo presentato 27 richieste di Freedom of Information Act alle agenzie governative e altre 2 richieste di Public Records Act al governatore della Louisiana Bobby Jindal e al governatore del Mississippi Haley Barbour . Lo scopo di queste richieste Foia è derivato dalla nostra ricerca in corso sul campo, nonché dai consigli di attivisti locali e giornalisti».
Le richieste di atti pubblici riguardano: impatti sulla fauna selvatica ( 8 richieste); Oil drilling safety regulation (7); operazioni di bonifica (1); fuoriuscite sottomarine di petrolio (2); Comunicazioni tra le compagnie petrolifere e gli uffici statali (2).