[03/08/2010] News

Census of marine Life (Coml): presentati i primi dati della ricerca

FIRENZE. Trecentosessanta ricercatori di tutto il mondo sono impegnati nel Census of marine Life (Coml), un progetto di ricerca che va avanti da dieci anni, ancora non terminato, ma di cui oggi sono forniti i primi dati. Sono 230mila le diverse specie animali marine distribuite nelle 25 aree studiate, di cui solo un decimo sono state catalogate. Le aree più ricche di biodiversità sono risultate essere il Giappone e l'Australia, entrambe con circa 33mila specie, seguite dalla Cina (22mila) e dal Mediterraneo, in cui fra crostacei, pesci e alghe vivono 17mila specie animali.

Al quinto posto, tra le 25 aree censite, c'é il golfo del Messico, noto alle cronache per la marea nera, in cui vivono 15mila specie. «Nel Mediterraneo siamo riusciti a studiare sia le specie costiere che quelle abissali - ha informato Roberto Danovaro del Politecnico delle Marche - e sono venute fuori molte sorprese. Per quanto riguarda gli abissi, ad esempio, zone che pensavamo prive di vita hanno mostrato 3500 specie, ma il 70% è ancora da scoprire. Questo è un motivo in più per difendere gli abissi, perché non possiamo permetterci di perdere ciò che ancora non conosciamo. Purtroppo il Mediterraneo è risultato il mare più a rischio di perdere la propria biodiversità - ha continuato Danovaro - a causa della presenza dell'uomo e dei cambiamenti climatici. Si pensi che è la parte del mondo con più rotte marine commerciali, e solo in Adriatico ci sono 100 pozzi per l' estrazione del metano».

Purtroppo come moltissimi altri progetti di ricerca anche questo è rimasto a secco di finanziamenti: «Questa prima parte dello studio è stata finanziata da una fondazione americana che però ora si dedicherà ad altro. Alcuni paesi, come la Francia, si stanno muovendo per continuare il progetto, speriamo che anche l'Italia faccia la sua parte» ha concluso Danovaro. I risultati definitivi di questa parte della ricerca verranno presentati il 4 ottobre in una conferenza a Londra.

Torna all'archivio