[09/08/2010] News
GROSSETO. Metà Europa è afflitta da eventi climatici estremi e c'è chi si ostina ancora a considerarle catastrofi naturali o a imputarle alla volontà divina come ha asserito il presidente russo Medvedev di fronte alla sciagura che sta colpendo il suo paese.
E forse il silenzio di Putin è da ascrivere alla figuraccia che potrebbe fare se qualcuno gli ricordasse la sua dichiarazione nei confronti della mancata ratifica del trattato di Kyoto, giustificata con il fatto che un forte aumento della temperatura avrebbe potuto giovare al clima rigido della Russia. La cornice era una conferenza sui cambiamenti climatici tenutasi a Mosca nel novembre 2003 e Putin affermò che: «Se ci sarà un maggiore riscaldamento della Russia, potremo spendere meno soldi in pellicce e i nostri raccolti di grano aumenteranno».
Oggi per i roghi che stanno avvolgendo città, campi coltivati, impianti anche particolarmente sensibili come le centrali nucleari, la Russia è in ginocchio e a proposito del grano ha dovuto interrompere le esportazioni perché gran parte del raccolto è andato distrutto. Inoltre è stato di emergenza al centro rifiuti nucleari di Maiak, a Ozerk sugli Urali, per gli incendi in corso. Si temono tra l'altro epidemie di colera. «Temiamo un'epidemia che giunga dal sud est dell'Asia, dal Pakistan invaso dalle piogge», ha spiegato il capo medico-sanitario Ghennadi Onishenko.
Ma anche questo verrà forse addotto alle responsabilità divine: una sorta di espiazione del peccato originale di aver vietato al popolo russo la professione di qualsiasi religione che non fosse quella di partito.
Quello che si osserva è che -come ormai da qualche anno a questa parte- le estati si rivelano momenti particolarmente complicati per i fenomeni estremi che si verificano. Mentre la Russia soffoca per gli incendi che si sono sommati alle temperature mai viste a quelle latitudini dei giorni scorsi (e che avevano già mietuto diverse vittime), la MittelEuropa è stata violentemente colpita da nubifragi e inondazioni che si sono abbattute nello scorso weekend agostano, non ancora placate e che, anche in questo caso, hanno fatto decine di morti oltre che provocare ingenti danni.
Situazioni che si associano a quelle già in corso nell'altra parte dell'emisfero boreale con le gravissime inondazioni che hanno colpito il Pakistan l'India e anche la Cina con un bilancio impressionante di vittime.
Ma dati di fatto che ancora in molti, fra cui i senatori che siedono sui banchi di maggioranza (seppur in bilico adesso) del nostro paese, ritengono difficili da attribuire ai cambiamenti climatici innescati dall'attività antropica.
Scrivevano infatti i senatori che hanno presentato qualche mese fa la mozione al Senato (approvata purtroppo!), che nega la responsabilità umana nei confronti dei cambiamenti climatici, che le previsioni climatiche a lungo termine sarebbero «ben lontane dall'essere affidabili, non essendo ancora sufficientemente conosciuti gli effetti climatici dovuti ad importanti elementi della fisica terrestre, quali ad esempio nuvole, vulcani, oceani, eccetera, nonché gli effetti climatici delle variazioni cosmiche e solari».
Ma nonostante ci sia ancora chi si arrocca su queste posizioni sono i dati di realtà che riportano l'attenzione sia sulla mancanza di decisioni cogenti rispetto agli interventi necessari a livello globale per far sì che la situazione non diventi definitivamente fuori controllo, sia sull'evidenza che nemmeno le attività, su scala locale, di mitigazione e di adattamento degli effetti del global warming, ben descritti nei numerosi documenti dell'Ipcc, siano ancora a tema.
Siamo di fronte all'anno più caldo registrato da quando si fanno misurazioni aveva annunciato il Noaa a giugno, quando aveva registrato la temperatura combinata terra-oceani pari a 14.2 gradi centigradi, ovvero la più calda (0.68 gradi centigradi in più) della media del ventesimo secolo.
E gli scenari disegnati si stanno purtroppo rivelando assai veritieri con gli eventi di questi giorni.
Aveva, infatti, messo in guardia Jay Lawrimore -il metereologo responsabile del comitato «Climate Extreme» del Nooa - da possibili catastrofiche inondazioni mostruose e clamorosi episodi di siccità. Così come sta in effetti accadendo. Ma c'è poco da stupirsi anzi sarebbe da mettersi subito al lavoro per cercare di limitare i danni di oggi e soprattutto fare in modo che non siano peggio domani.
«Sono almeno due decenni - ricordava pochi giorni fa in una intervista sul Sole24ore Luca Mercalli - che si raccomanda ai governanti di adottare delle contromisure, ma di mitigation, tema di una parte del rapporto di Ipcc, se n'è fatta pochina. Tanto meno di adaptation, l'altro tema del rapporto».
Non ci resta allora che sperare nella benevolenza divina?