[17/08/2009] News
LIVORNO. Che il Sole 24 ore continui la sua anacronistica battaglia contro il protocollo di Kyoto e l'accordo siglato dall'Italia nel 2008, frutto di un lungo compromesso con la Commissione europea che riteneva gli obiettivi italiani troppo blandi è forse comprensibile: l'ecobolletta da 840 milioni che l'Italia dovrà pagare per essere inadempiente è un dato di fatto, anche se come ricordavamo nei giorni scorsi l'errore è quello di ignorare completamente la ben più salata bolletta che in realtà stiamo pagando oggi al pianeta e pagheremo sempre di più a causa dei cambiamenti climatici e alle loro conseguenze sul nostro Paese.
Il fatto però che a cavalcare questa litania di Confindustria sia un verde, Camillo Piazza, firmandosi addirittura responsabile nazionale ambiente della Federazione dei Verdi è più che paradossale.
Nominato a questo incarico dallo stesso ex ministro e capo del partito Alfonso Pecoraro Scanio, Camillo Piazza, già presidente lombardo di Amici della Terra e firmatario della mozione che al prossimo congresso di ottobre propone di andare avanti da soli, senza alleanze, ora sul Sole 24 ore sputa veleno proprio contro Pecoraro Scanio e indirettamente contro il protocollo di Kyoto: «Non è priva di fondamento l'accusa della ministra Stefania Prestigiacomo che afferma di avere un'eredità pesante dovuta a una logica sbagliata», «confermo le affermazione del direttore del ministero Corrado Clini che aveva più volte espresso preoccupazioni per le scelte fatte dal passato governo che avrebbero comportato costi aggiuntivi ed effetti distorsivi per l'economia», «quando un ministro , come quello precedente sceglie rappresentanti tecnici molto naif e convinti di avere la verità in tasca (l'accusa qui sembra rivolta in particolare a Fabrizio Fabbri, ndr) i risultati prima o poi si pagano, col rischio di far pagare l'intera collettività».
Parole dure, che malignamente potrebbero essere interpretate quasi come un'autocandidatura offerta al Pdl e che nonostante l'apatia ferragostana, necessiterebbero di un chiarimento da parte dei Verdi (annunciato peraltro dal portavoce Grazia Francescato, ma non ancora arrivato al momento di andare online), un partito sbriciolato dalle ultime sconfitte elettorali che cercherà di ritrovare quanto meno una propria identità nel congresso in programma il 9 ottobre prossimo.
«Nell'immediato - prosegue la lettera di Piazza - mi sembra corretto cercare di evitare il far pagare alle nostre imprese 550 milioni di euro per la compensazione della Co, ma nel breve periodo occorre che si modifichi la normativa sull'utilizzo del cdr e si combatta per far cambiare la definizione del combustibile da rifiuti».
Sulla questione rifiuti Camillo Piazza va oltre: «In Italia abbiamo 52 cementerie e 13 impianti di produzione di elettricità che con piccole modifiche possono, in piena sicurezza ambientale, utilizzare al posto del combustibile fossile gli scarti e i rifiuti da noi prodotti (cdr)». Insomma sembrerebbe un taglio netto con il passato anti inceneritorista (di gran parte) dei Verdi, sempre che all'indomani del congresso questo signor Piazza non torni ad essere un signor nessuno (e sempre che i Verdi esistano ancora!).
Ma quello che forse vale la pena di sottolineare è che oggi in Italia i cementifici (che già in molti casi bruciano rifiuti, non è certo una novità!), seguono norme e limiti di emissioni ben più morbidi di quelli imposti ai termovalorizzatori, che hanno tutta una serie di parametri e di controlli da rispettare.
E' un po' il vecchio errore della confusione tra rischio e percezione del rischio...
cosi come a livello percettivo si amplifica il rischio generato dalle emissioni di un inceneritore rispetto a quello (in realtà, ben più grande ma ignorato dai più) dei cementifici, allo stesso modo si confonde una minaccia: non ci si preoccupa riguardo alle conseguenze che i cambiamenti climatici potrebbero produrre nel nostro paese (anche in termini economici) ma di quanto ci costerà l'aver ratificato il protocollo di Kyoto e il dover adempiere ai relativi impegni.