[09/08/2010] News toscana
Giù le mani dall'Arcipelago Toscano. Questo il messaggio lanciato dagli attivisti di Legambiente che questa mattina, a bordo della Goletta Verde, hanno consegnato la Bandiera Nera alla multinazionale australiana Key Petroleum Ltd, società che opera in Tanzania, Suriname e Namibia e alla loro concessionaria italiana Puma Petroleum per le prospezioni già effettuate nel mare toscano, tra l'Isola d'Elba e le Formiche di Montecristo, accanto al Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano e in pieno Santuario internazionale dei mammiferi marini Pelagos .
A Pomonte gli attivisti di Goletta Verde si sono incontrati con i Messaggeri del mare, i nuotatori di lunga durata Lionel Cardin e Pierluigi Costa, e hanno affidato loro la Bandiera Nera dei nuovi pirati del mare. L'imbarcazione ambientalista ha quindi scortato i Messaggeri del mare, che hanno portato a nuoto il vessillo nero fino a Chiessi, dove il poco ambito riconoscimento è stato ufficialmente spedito in Australia. Ad accompagnare la Bandiera Nera di Legambiente una lettera in cui si chiede agli amministratori della multinazionale australiana di tenere le trivelle e le piattaforme petrolifere lontano dalle isole, dal mare del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano e dal Santuario dei Cetacei.
«L'idea di consegnare la Bandiera Nera agli australiani a Pomonte e Chiessi, due dei paesi più belli, piccoli ed integri dell'Elba - commenta Umberto Mazzantini, responsabile Isole Minori di Legambiente -, è nata dall'incontro con i Messaggeri del Mare, due persone eccezionali che vivono nel mare e per il mare, che ci hanno chiesto di contribuire alla battaglia contro le trivellazioni petrolifere off-shore nell'Arcipelago Toscano. Sono stati molti gli allarmi lanciati contro le trivellazioni, gli sversamenti e il traffico petrolifero a largo di Pianosa e Montecristo. Contro il petrolio si è schierato da subito anche il comune di Campo nell'Elba, che ha deciso di vietare il traffico di petroliere e navi pericolose nel Canale di Pianosa. Proprio per questo che abbiamo inoltre invitato alla consegna gli amministratori di Marciana (il Comune di Pomonte e Chiessi), Portoferraio e Marciana Marina che, come Campo nell'Elba, hanno già approvato ordini del giorno contro le trivellazioni offshore, perché da Pomonte, Chiessi e dall'Elba, parta un forte ‘NO' al petrolio. Le nostre isole vivono di turismo e non hanno bisogno che la loro economia venga messa a rischio da colonizzatori petroliferi, come è successo agli albergatori, agli operatori turistici ed ai pescatori del Golfo del Messico con l'eccidio della marea nera BP. Tanto più che un incidente petrolifero come quello della Deepwater Horizon significherebbe comprometterebbe l'economia turistica delle isole e ‘piccole' multinazionali come la Key non avrebbero né i dollari, né le capacità tecnologiche per intervenire».
Dall'Elba Goletta Verde respingere ancora una volta al mittente la richiesta di nuove trivellazioni per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi a largo dei nostri mari. Un greggio, quello italiano, di scarsa qualità, bituminoso e con un alto grado di idrocarburi pesanti e ricco di zolfo. Mettere a rischio il futuro di località di pregio come l'Arcipelago Toscano è un gioco che non vale la candela: l'Italia consuma 80 milioni di tonnellate di petrolio l`anno e si calcola che vi siano riserve recuperabili per 130 milioni di tonnellate. Ai consumi attuali, quindi, estrarle tutte consentirebbe al nostro Paese di tagliare le importazioni per soli 20 mesi.
«La folle corsa al petrolio made in Italy rischia di compromette fortemente e inutilmente il nostro territorio - aggiunge Massimo Serafini, segreteria nazionale di Legambiente -. Il futuro energetico è nel risparmio, nello sviluppo delle fonti rinnovabili, nell'implementazione dell'efficienza energetica e nella generazione distribuita, politiche che permettono al nostro territorio di continuare a investire nella qualità e nella ricerca tecnologica. Per andare in questa direzione, però, è necessario mettere un freno a questa nuova corsa all'oro nero, che rischia di ipotecare, con nuove ricerche di petrolio, il futuro del nostro territorio, spesso anche in zone sensibili e protette come quella tra l'Isola d'Elba e Montecristo, 643 kmq in pieno Santuario dei Cetacei accanto al mare protetto del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano. Aree in cui le vocazioni territoriali, culturali, ambientali ed economiche, vanno in senso contrario rispetto all'ipotesi di diventare un distretto petrolifero con tutto quello che comporta in termini di degrado ambientale e rischio per le popolazioni e l'ambiente. Per questo diciamo al Ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo che il divieto di trivellazioni petrolifere offshore entro le 5 miglia dalla costa e le 12 miglia dalla Aree marine protette non basta e che l'Italia deve estenderlo a tutto il Santuario internazionale dei mammiferi marini Pelagos (così come devono fare Francia e Principato di Monaco), considerandolo per quello che è secondo il trattato internazionale e l'Unione Europea: un'area marina protetta dove attività di questo tipo sono impossibili. Bisogna inoltre istituire, come ha annunciato il ministro Prestigiacomo, quell'Area marina protetta dell'Arcipelago Toscano che è prevista dalle leggi addirittura dal 1982, per trasformare gli attuali vincoli, esistenti fin dagli anni '70 e '80, in opportunità per queste magnifiche isole e per il loro ancora splendido mare».