[10/08/2010] News toscana

Tubone, le associazioni ambientaliste: «I ritardi sono di altri»

Inviamo questa sintetica nota in merito agli attacchi rivolti agli "ambientalisti integralisti", che abbiamo letto sulla stampa locale negli ultimi giorni in relazione al cosiddetto progetto "tubone".

La storia ci insegna che quando esistono dei problemi si cerca sempre un capro espiatorio. Suvvia, siamo seri: le associazioni ambientaliste hanno fatto solo il loro mestiere, partecipando ai tavoli di confronto e avanzando proposte chiare e coerenti fin dall'inizio e ad ogni passaggio importante di questa vicenda. Proposte che non sono mai state accolte, salvo poi essere costretti ad adottare provvedimenti nella direzione da noi indicata perché, nonostante tutti i tentativi di smantellarla, nel nostro paese esiste ancora una legislazione ambientale, in buona misura di derivazione europea.

Ricordiamo che il progetto iniziale (quello dei due tuboni) è stato difeso tenacemente da maggioranza e opposizione (a tutti i livelli) nonostante vi fossero fin dal 2004 i risultati di uno studio di ARPAT regionale che ne dichiaravano l'insostenibilità sotto il profilo ambientale. E' stato difeso fin tanto che non è apparso chiaro che esso non poteva superare con esito positivo la Valutazione d'Incidenza prevista ai sensi della L.R. 56/2000.

La nuova ipotesi progettuale adottata, non dimentichiamocene, prevede che solo gli scarichi di Pescia, Chiesina e Ponte Buggianese siano depurati nel loro comprensorio di origine (e le acque destinate al Padule di Fucecchio), mentre quattro quinti delle acque della Valdinievole saranno collettate in direzione di Santa Croce. Non sono pertanto infondate le preoccupazioni di coloro che ritengono che sia fondamentale per le sorti del Padule spendere bene (e non solo in fretta!) il denaro stanziato per le opere di mitigazione del progetto, depuratore compreso.

Anche nel caso della scelta del sito del nuovo depuratore la nostra proposta (inascoltata) si è basata su una precisa indicazione tecnica di Acque Ingegneria, suffragata dal fatto che il sito di Pratogrande non avrebbe richiesto costi aggiuntivi ne in termini di trasferimento delle acque, ne in termini di adeguamento della viabilità, oltre a trovarsi in area non vincolata o soggetta a inondazione. Più chiari di così!

Nel 2004 sostenemmo che per affrontare il problema della depurazione in Valdinievole e nei territori limitrofi occorreva realizzare alcuni nuovi impianti tecnologicamente avanzati, verso i quali

convogliare le acque di decine di piccoli depuratori mal funzionanti (frutto, qui come altrove, di decenni di malgoverno). Fossimo stati davvero "integralisti" ci saremmo semplicemente barricati su questa nostra posizione. Abbiamo scelto invece la strada della partecipazione democratica e del dialogo costruttivo, e con lo stesso spirito suggeriamo oggi a chi è chiamato ad amministrare, di compiere una riflessione su tutto il progetto, alla luce anche delle dinamiche di mercato che sempre più spingono verso processi di delocalizzazione delle produzioni del comparto manifatturiero. Già oggi le necessità idriche del comprensorio del cuoio non sono le stesse di sei anni fa; nel 2015, anno nel quale si prevede l'entrata a regime del progetto, tali necessità potrebbero essere ancor più ridotte. E di inutili opere faraoniche (malgrado gli ambientalisti) in Italia ce ne sono già abbastanza! 

Comunque è certo che se si vogliono risolvere in tempi brevi i problemi della depurazione delle acque senza danneggiare irrimediabilmente il Padule di Fucecchio, occorre lavorare seriamente alla ricerca delle soluzioni più appropriate, evitando piccoli interessi, strumentalizzazioni politiche e improbabili scorciatoie. 

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