[11/08/2010] News
LIVORNO. La Exstract Resoueces Ltd, il braccio operativo del gigante minerario australiano Rio Tinto per la ricerca di uranio, ha aumentato le sue risorse per il progetto Rossing Suoth, in Namibia, che si sta rivelando il sesto più grande deposito di uranio del mondo. Secondo l'Australian stock Exchange, Extract è arrivata a investire 257 milioni di sterline, un aumento di dieci volte in più rispetto al luglio 2009.
Le riserve di questo giacimento della Namibia precedentemente erano state valutate come le ottave al mondo e il Chief executive officer della Exstract, Jonathan Leslie, dice su Bloomberg: «Ci aspettiamo di continuare a muovere la classifica, visto che resta da esplorare ancora una vasta area estrattiva a Rossing South. Pensiamo che ci sia ampio margine per espandere le risorse al di là di quello che abbiamo annunciato oggi».
Extract, che Rio Tinto detiene ufficialmente al 15%, punta anche a sviluppare, insieme alla Cameco Corp, la seconda miniera di uranio più grande del mondo, quella di McArthur River in Canada. Ma le sue attività principali resteranno in Namibia dove la società ha diverse concessioni di ricerca e sfruttamento su un'area di 2.653 km2 per progetti che riguardano vari minerali, anche se l'obiettivo principale di Extract è l'uranio (U3O8) che si trova nell' alaskite belt dove sorge la miniera di Rossing, una delle due miniere (insieme a quella di Energy Resources of Australia) dove opera Rio Tinto.
La multinazionale uranifera punta tutto sul rinascimento nucleare e, dopo l'annuncio namibiano, le azioni al Sydney trading sono salite dell'1,9%, fino a 6,85 dollari australiani, una boccata di ossigeno, dato che il benchmark S&P/ASX 200 Index é sceso dell'1,3% e che le sue quotazioni a Sydney nel 2009 sono calate del 19%, a fronte di un calo del 7% dell'intero Index.
Per internazionalizzarsi, quest'anno la Exstract Resoueces ha spostato la sua sede da Perth a Londra, poi ha annunciato la produzione di uranio in Namibia a partire dal 2014 e gli ultime notizie che provengono da Rossing Soth rappresenterebbero un altro passo per raggiungere questo obiettivo. La mossa ha funzionato e i clienti non mancano e alla Rio Tinto si uniscono altri soci: la Itochu Corp, una trading house giapponese, a luglio ha fatto un accordo per l'acquisto di una quota del 10,3% di Extract in vista dell'aumento della richiesta di uranio e dei costi del carburante nucleare per le nuove centrali che si stanno costruendo e si vogliono costruire soprattutto in Asia.