[12/08/2010] News
LIVORNO. La multinazionale petrolifera francese Total ha annunciato l'avvio dello sfruttamento di quattro giacimenti (Cravo, Lirio, Orquidea e Violeta - Clov) al largo delle coste dell'Angola. Un comunicato del gruppo spiega che si tratta del Bloc 17, e che «Questo progetto é il quarto polo di sviluppo del blocco dopo Girassol, Dalia e Pazflor, nell'offshore profondo dell'Angola. Le operazioni di perforazione inizieranno nel 2012 e l'inizio della oproduzione é previsto nel 2014».
Dopo la parentesi del Golfo derubricata ad incidente, per le Big oil é come se nulla fosse successo e continuano a investire nelle piattaforme in acque profonde, soprattutto in Paesi, come quelli africani, che non hanno grandi scrupoli ambientali e che subiscono da sempre maree nere che, messe tutte insieme, farebbero impallidire quella americana. Il nuovo campo petrolifero offshore della Total é situato a 140 km da Luanda e a 40 a nord-ovest di Dalia, a profondità che vanno dai 1.100 ai 1.400 metri, più o meno quelle della catastrofe della Deepwater Horizont della Bp. Le riserve previste sono stimate in circa 500 milioni di barili di greggio.
Yves-Louis Darricarrère, direttore generale Exploration & Production della Total, ha spiegato che «Dopo Girassol, Dalia e Pazflor, l'avvio di Clov rappresenta una nuova grande tappa nella storia di Total in Angola. Questo avvenimento dimostra tutta la capacità tecnologioca di Total a condurre con successo dei progetti di grande ampiezza». Più o meno quel che dicevano i capi della Bp quando si avventurarono con le loro trivelle nelle alte profondità del Golfo del Messico.
La total davanti alle coste dell'Angola realizzerà altri 34 pozzi offshore collegati ad una unità Floating production, storage and offloading (Fpso), un impianto galleggiante che può trattare 160.000 barili di greggio al giorno e ne potrà stoccare circa 1,8 milioni. La Total sottolinea che «Fps-Clov produrrà due tipi di petrolio attraverso un sistema unico di trattamento e di stoccaggio: uno da 32° a 35° Api, proveniente dai depositi dell'Oligocene (Cravo-Lirio), l'altro più viscoso , da 20° a 30° Api, proveniente dai depositi del Miocene (Orquidea-Violeta)».
Naturalmente Total giura di aver apportato delle varianti alla progettazione degli impianti «per limitare al massimo l'impatto sull'ambiente: sono così previste l'assenza dell'abbruciamento con torce in condizioni operative normali, il recupero del calore dei fumi di scarico delle turbine e il recupero dei gas dei depositi».
Per allontanare i sospetti di neocolonialismo i francesi annunciano che «Una parte importante dello sviluppo del Clov sarà realizzata in Angola, conformemente alla volontà di Total di continuare a sviluppare il congenuto locale nei suoi progetti». Peccato che l'operatore di total nel Bloc 17, con una partecipazione del 40%, sia la Total E&P Angola, una filiale al 100% della Total. Gli altri operatori che partecipano all'affare dell'offshore profondo angolano sono sono Statoil (23,33%), Esso Exploration Angola (Block 17) Limited (20%) e naturalmente Bp Exploration (Angola) Ltd. (16,67%), reduce dai successi nel Golfo del Messico.
La Total è una vecchia conoscenza in Angola: è sbarcata nel Paese africano nel 1953, quando era una colonia del regime fascista portoghese, e ci è rimasta durante la guerra di liberazione, la guerra civile e negli anni del regime marxista dell'Mpla, ora trasformatosi in epigono del corrotto liberismo all'africana. Nel 2009, la produzione petrolifera angolana della Total ha raggiunto i 491.000 barili al giorno, tutta estratta dai Blocchi 17 e 14.
La multinazionale spiega che «Se il Bloc 17, e i suoi 4 poli di sviluppo, è la principale attività di Total in Angola, il Gruppo é anche operatore del Bloc 32 situato in offshore molto profondo, nel quale detiene una partecipazione del 30%. Dodici scoperte sono state realizzate, confermando il potenziale petrolifero del blocco. Degli studi progettuali di sviluppo sono in corso per mettere in produzione una prima zona situata nella parte centro/sud-est del blocco. In più, Total detiene una partecipazione del 13,6% nel progetto Angola Lng di costruzione di un impianto di liquefazione vicino Soyo, progettato per commercializzare le riserve di gas naturale del Paese. Questo progetto sarà alimentato dall'insieme del gas proveniente, in un primo tempo, dai giacimenti dei Blocs 0, 14, 15, 17 e 18. L'impianto é in corso di costruzione per un avvio della produzione previsto nel 2012. Così, il gas prodotto sul Clov participerà all'alimentazione dell'impianto».
Non solo le speranze che le Big Oil imparassero qualcosa dalla lezione dell'ecocidio petrolifero statunitense sembrano pie illusioni, ma la Total ha annunciato il mantenimento dei suoi investimenti di 18 miliardi di dollari per il 2010 e ha detto che allargherà la sua cooperazione con Cina, Russia e Brasile. In un'intervista a Bloomberg, Darricarrère, ha detto: «Siamo pronti a sviluppare il nostro partenariato con delle società petrolifere straniere» e senza nessun pregiudizio o vincolo politico, visto che Total fa affari con l'Iran sotto embargo, con il Qatar, lo Yemen, con le maggiori società energetiche della Cina comunista, con Gazprom, il gioiello-cassaforte dell'oligarchia putiniana e le altre due russe Lukoil e Novatek e che punta a lavorare con la brasiliana Petrobras nei ricchi giacimenti offshore al largo del Sudamerica.
«L'essenziale - spiega Darricarrère - consiste nel cooperare con le società che dispongono di risorse necessarie», come queste risorse siano arrivate nelle casse di regimi e società spesso non proprio trasparenti sembra una cosa che non riguarda la Total, che naturalmente nei suoi documenti assicura di promuovere e rispettare sempre i diritti umani, dei lavoratori e dell'ambiente... Evidentemente, qualcosa non torna.