[12/08/2010] News

Quanto รจ lontano il Pakistan da Cancun

LIVORNO. Mentre la Russia brucia - Cina, Corea del Nord, Pakistan e Kashmir e Ladakh in India sono sconvolte da alluvioni bibliche che hanno fatto fuggire almeno 20 milioni e ne hanno sepolto sotto fango e detriti a migliaia. Un'ondata d'acqua che ha travolto il cuore dell'Asia e che porta un mortale messaggio dall'Himalaya, dai suoi ghiacciai che si stanno sciogliendo sempre più velocemente, proprio come quelli della lontanissima Groenlandia.

Tragedie che guardiamo apparire brevemente sui nostri schermi televisivi, come lontani fantasmi elettronici che v colpiscono esotici Paesi, magari uccidendo e ferendo qualche "imprudente" turista italiano. Il ferragosto italico è occupato dall'agonia indecente del nostro sistema politico e nessuno sotto gli ombrelloni si chiede cosa stiano facendo i Capi di Stato (compresi i nostri) davanti alla lampante dimostrazione degli effetti del global warming. Cancun sembra più irraggiungibile delle montagne devastate del Kashmir o delle pianure annegate del Pakistan.

Il giornale dello Sri Lanka Daily Mirror osserva terrorizzato quello che sta accadendo ai suoi grandi e potenti vicini e scrive sconsolato nel suo editoriale: «Certo, un meeting di alto livello dell'Onu delle Nazioni Unite incontro è previsto a dicembre a Cancun in Messico, ma non c'è assolutamente nessuna speranza che durante questi colloqui si faccia un qualsiasi progresso. Lunedi il capo dell'Onu Ban Ki-moon ha espresso dubbi riguardo al fatto che gli Stati membri raggiungano un nuovo accordo sui cambiamenti climatici durante il summit di dicembre. Con la tanto pubblicizzata Conferenza di Copenhagen finita con un "anti-climax" e un accordo non vincolante che sarà sottoposto al fuoco pesante delle nazioni sviluppate, non sorprende che il meeting Onu a Bonn di maggio abbia dichiarato che il dibattito sul clima si va indietro invece di andare avanti. E di fronte al ritmo di scioglimento dei ghiacciai, in assenza di una qualsiasi tangibile misura di controllo delle emissioni di carboni, uno si chiede se ci sia davvero una reale possibilità di sopravvivenza per la civilizzazione umana nei decenni a venire (...) Il tempo sta per scadere. Non c'è assolutamente alcun segno di speranza all'orizzonte».

Un po' di speranza l'Onu la cerca per i milioni di esseri umani travolti in Pakistan da quella che definisce «Di ampiezza senza precedenti e con conseguenze drammatiche per l'agricoltura», causata da un monsone anomalo ed eccezionale che si è scatenato su un territorio disboscato ed esausto, e che nelle prossime settimane saranno necessari almeno 459,7 milioni di dollari: «Le inondazioni hanno fatto più di 1.200 morti e colpito circa il 10% della popolazione, cioè circa 14 milioni di persone, di cui 6 milioni che hanno bisogno di un aiuto d'urgenza». L'area colpita è enorme e si allarga ancora: Belucistan, Pendjab, Zone tribales, Gilgit Baltistan, KPK, Cashmir e Sindh.

La Fao mette in guardia su quello che potrà accedere nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, sulle gravi minacce che pesano sui mezzi di sussistenza e la sicurezza alimentare di milioni di persone: «Ad oggi, 13,8 milioni di individui sarebbero stati direttamente colpiti dalla catastrofe, ma le cifre non cessano di aumentare. La devastazione lasciata dalle inondazioni al nord ed al centro del Paese potrebbe aggravarsi mano a mano che le acque si dirigeranno verso il sud».

In molte aree è stato spazzato via il 100% dei raccolti e decine di migliaia di capi di bestiame sono in pericolo. 700.000 ettari di terre coltivate sono finiti sott'acqua o devastati dal fango e in molti villaggi gli animali da allevamento sono privi di cibo, il prossimo raccolto di grano autunnale è a rischio, proprio nella regione-granaio del Pakistan. Intanto è già partita la speculazione sulla disperazione e i prezzi del cibo stanno salendo rapidamente. David Doolan, responsabile dei programmi della Fao in Pakistan, spiega che «Circa l'80% della popolazione colpita dipende dall'agricoltura per vivere. La priorità immediata della Fao è quella di vigilare per fare in modo che gli animali di allevamento sinistrati sopravvivano».

Il Gruppo Agricoltura della Fao che collabora con il Piano di intervento rapido per il Pakistan, ha lanciato un appello per 5,7 milioni di dollari solo per le prime attività di sostegno agli allevamenti, per acquistare cibo, furniture veterinarie di base per il bestiame che impediscano agli animali di morire di fame o di malattie. «L'importanza del bestiame nell'economia locale è enorme - spiega la Fao - perché rappresenta da una parte una fonte di alimentazione e di trazione animale e dall'altra parte tutti i risparmi di una famiglia».

La Fao ci racconta e ci svela che la gran parte dell'umanità vive secondo ritmi e bisogni lontani anni luce dai nostri, con altre necessità e "ricchezze", con un altro sguardo sul mondo, con il terrore di quello che la natura ferita può riservare domani. In Pakistan i poveri contadini analfabeti non sanno nulla dell'isola di ghiaccio staccatasi dalla Groenlandia, ma vivono sulla loro pelle gli effetti provocati dalle forze che operano sui ghiacciai dell'Himalaya e nell'Artico. Sanno che senza gli 1,6 milioni di dollari stanziati dalla Fao per i loro bisogni immediati non si salverebbero in molti, ma sanno anche che la mano di Allah c'entra poco con le loro disgrazie e che se non li risarciremo per i costi planetari del nostro sviluppo che li attrae e li spaventa, 25.000 famiglie numerosissime non potranno nemmeno seminare quel che è necessario per sopravvivere.

Intanto i cinesi, che (con tutt'altri mezzi e organizzazione) fanno i conti (1.117 morti e 627 dispersi) con le colate di fango e le valanghe nel distretto tibetano di Zhuqu, nella provincia del Gansu e spiegano bene quali sono le cause locali di un disastro che ha origini globali: «I rilievi montagnosi e l'erosione dei suoli hanno reso il distretto vulnerabile alle inondazioni e ai disastri geologici - ha detto Tao Qingfa, direttore aggiunto del Dipartimento dell'ambiente geologico del ministero del territorio e delle risorse - La siccità persistente che dura da circa 9 mesi in alcune zone e il sisma devastante del 2008 del Sichuan, che potrebbe aver reso fragili i fianchi delle montagne e causato delle fessurazioni, sono ugualmente all'origine di questi scivolamenti di terreno a Zhuqu, che sono i più mortali da decenni. Le slavine dio terra sono più devastanti delle inondazioni, perché si spostano rapidamente e crescono portando con loro gli alberi, le case e i veicoli che si trovano sulla loro strada. Si spostano così veloci che non lasciano che molto poco tempo per l'evacuazione».

La Cina, a differenza del fatalista e inetto governo pakistano, reagisce alle catastrofi guardando avanti, cercando faticosamente di non interrompere quella corsa alla crescita che pure è parte del problema, che ha fragilizzato il territorio. Secondo Tao «Il Paese deve prendere delle misure precauzionali contro tali disastri geologici, come l'ispezione regolare delle montagne, l'evacuazione dei residenti delle zone potenzialmente soggette agli smottamenti di terreno, la costruzione di muri e di strutture più solide».

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