[13/08/2010] News
LIVORNO. Prendiamo la giornata di oggi, calda e torrentizia in buona parte della penisola, per fare un piccolo bilancio di greenreport, visto che siamo a un anno dal restyling che ha dato vita al nuovo greenreport, un giornale che si è trasformato dall'"approfondimento sulle tematiche ambientali" a giornale "per un'economia ecologica". Apertamente schierato quindi, e testardamente convinto della necessità di diffondere il proprio punto di vista, che è quello appunto di un ambientalismo scientifico.
La novità più grande del restyling fu quella di sdoppiare il nostro giornale, dando vita a green toscana, dove abbiamo raccolto in modo più organico e ordinato tutti i nostri servizi, le interviste e le news proveniente dalla regione che ospita la nostra sede.
Un modo per avvicinarci anche fisicamente ai lettori, che abbiamo cercato di incontrare anche personalmente, partecipando a dibattiti e convegni, ma anche ad accettare inviti prestigiosi, come quando siamo intervenuti in diretta su Rai Uno, ospiti negli studi di Uno mattina insieme ad altri esperti per parlare di nucleare.
La novità di questi giorni invece riguarda l'evoluzione del modo con cui i nostri lettori fruiscono di greenreport. Negli ultimi 30 giorni infatti il 28% dei navigatori è arrivato a greenreport attraverso facebook. Il mese precedente questa origine l'aveva soltanto il 7% delle nostre visite e a maggio la percentuale era addirittura sotto al 3%.
Che cosa significa in generale e cosa significa per noi? Innanzitutto significa ovviamente sviluppo, in quanto in termini assoluti all'impennata degli accessi da facebook, corrisponde la più sobria e ormai consueta crescita di tutti gli altri accessi (google, google news, traffico diretto e newsletter).
Ma è dal punto di vista qualitativo che il dato assume maggiore rilievo: la pagina di greenreport su facebook rilancia quasi in tempo reale tutti gli articoli pubblicati e i nostri ‘fan' possono accedervi in questo modo. Ma ciascuno di loro può condividere una o più notizie sul suo profilo, rendendole visibile a tutti i suoi amici e così via, moltiplicando il numero di potenziali lettori. E chi la legge, lo fa perché è effettivamente interessato: dà un'occhiata al titolo e all'anteprima e nel caso va sul sito e legge.
Guardato da questo punto di vista dunque, il fenomeno dei social network appare fortemente selettivo e migliorativo: un paio di anni fa una situazione analoga avveniva con le news di google, ma il misterioso algoritmo che le regola fa sì per esempio che più una notizia sia diffusa in rete più guadagna ranking, col risultato che una news ripresa da un comunicato che hanno mille altri giornali viene rilanciata magari con la massima evidenza, mentre un'inchiesta o uno scoop vengono totalmente ignorati.
Con i social network l'algoritmo è umano: sono io che scelgo di condividere una notizia piuttosto che un'altra, in base alla mia personale valutazione. E casomai il problema diventa la formazione e la cultura dell'individuo. Ovviamente anche in questo caso l'incognita è dietro l'angolo e i grandi guru del marketing l'hanno già trasformata in certezza: creata, sviluppata e coccolata la community intorno a un marchio, a un'idea, a un personaggio famoso, si è di fatto creato un nuovo media, che ha una forza comunicativa enorme e direttamente proporzionata al numero e alla qualità degli "amici" e della propria reputazione.
Potremmo quindi azzardare un'evoluzione sociale dall'epoca del cerco dunque sono monopolizzata da Google al condivido dunque sono incarnata dai diversi social network. La battaglia è appena cominciata (vedi l'annuncio di Google che ipotizza di lanciare le ricerche veloci a pagamento, tanto per redistribuire un po' di sana ineguaglianza) ed è difficile prevederne gli esiti. Quel che appare certo è che lasciando decidere al mercato (della rete) meno gli individui saranno educati e istruiti, e più saranno deboli prede da programmare come algoritmi. Più saranno capaci di discernere e più sapranno sfruttare le enormi potenzialità che la rete offre alla conoscenza dell'uomo.