[24/08/2010] News toscana

A Livorno una nuova discarica per rifiuti speciali non pericolosi

LIVORNO. A gennaio le colline livornesi ospiteranno una nuova discarica per rifiuti speciali non pericolosi, in grado di ricevere 450 tonnellate di rifiuti al giorno, circa 135mila all'anno, e in sette anni accoglierà 900mila tonnellate di rifiuti. Quando sarà esaurita, sarà coperta da uno strato di terreno e - dopo che si sarà stabilizzata - si procederà al rimboschimento e quindi al recupero totale dell'area nella conformazione originale di collina, attualmente una voragine creata dalle estrazioni della cava che per decenni vi ha estratto materiale.

In linea generale questa sarebbe una notizia positiva, perché i rifiuti speciali sono 4 volte gli urbani ma non entrano mai nelle statistiche ufficiali, perché seguono le regole del mercato e quindi vanno a finire dove è più conveniente economicamente, magari a centinaia di chilometri di distanza, oppure in situazioni non controllate e illegali. E siccome non tutti i rifiuti sono recuperabili come materia o come energia, una residua parte di essi va comunque smaltita in discarica.

«Con questo impianto che la precedente amministrazione provinciale ha autorizzato con l'Aia nell'aprile del 2009 - spiega l'assessore all'ambiente Nicola Nista - andiamo incontro all'esigenza  di smaltire in modo corretto i rifiuti industriali, evitando così traffici e smaltimenti illegali, nei boschi come nei fondali marini. Questo impianto insieme alla piattaforma di trattamento che nascerà al Biscottino risponde quindi a questa precisa esigenza, anche in funzione dei rifiuti che esiteranno dalla bonifica del Sin».

Nell'augurio che la discarica sia gestita a norma di legge e nella massima correttezza, va però segnalato il fatto che, come ricorda anche Il Tirreno che oggi ha rilanciato la notizia, «la questione non è mai transitata dai consigli, né da quello comunale né da quello provinciale, pur essendo di rilevante impatto per il territorio». Esattamente come già successo per gli impianti a biomasse a filiera lunga, con l'aggravante, in quel caso, di effettuare una scelta opposta rispetto a quanto indicato nel piano energetico regionale per garantirne la sostenibilità ambientale (e cioè l'utilizzo di biomassa locale, proveniente da un raggio di circa 70 km dall'impianto).  

«E' vero che la normativa non prevedeva come obbligo i passaggi in consiglio - ammette Nista - però questa è stata senz'altro una pecca dell'amministrazione dal punto di vista della comunicazione ai cittadini. Cercheremo di recuperare questo aspetto con una serie di iniziative informative che abbiamo in programma».

E infatti la notizia è stata accolta piuttosto male dai cittadini: «Questo nuovo folle progetto - commentano Massimo Maggini e Andrea Grillo che si firmano in rappresentanza di "Vertenza Livorno" - va ad inserirsi in un territorio, quello livornese, già duramente provato da insediamenti industriali obsoleti e a rischio quali la raffineria Agip a Stagno, due centrali turbogas a metano, l'inceneritore e la centrale Enel di via Salvatore Orlando, e ora le novità delle due centrali a biomasse e del temibile rigassificatore, impianti questi non obsoleti ma non per questo meno inquinanti e pericolosi. Non è un caso che Livorno - continua il documento, senza peraltro citare la fonte - sia considerata "città ad alto d'incidente catastrofico" e la sua provincia si trovi al secondo posto in Italia nella classifica di quelle più inquinate, dietro solo a quella di Taranto».

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