[25/08/2010] News
SIENA. I dati sul consumo dei farmaci in Italia contenuti nel Rapporto OsMed 2009 descrivono un fenomeno da vero e proprio boom: +60% in 10 anni, un incremento continuo e incontrastato che porta alla luce una allarmante tendenza e che invita alla riflessione sulle molteplici connessioni che genera.
Secondo il rapporto, redatto dall'Istituto Superiore di Sanità e presentato nelle scorse settimane, tutti i giorni vengono prescritte 926 medicine ogni 1000 italiani: verrebbe da dire che "la pasticca quotidiana" sostituisce la vecchia "mela al giorno" nella moderna versione di un vecchio adagio...
La tendenza è giustificata solo in parte dall'invecchiamento della popolazione, se si considera che l'incremento rispetto al 2008 riguarda sostanzialmente tutte le categorie terapeutiche e se si considera che l'80% dei bambini sotto i 14 anni riceve ogni anno almeno una prescrizione (in particolare di antibiotici).
Gli aumenti più vistosi interessano in particolare le categorie dei gastrointestinali (+7,9%), dei farmaci per il sistema nervoso (+4,2%) e degli ematologici (+3,3%). Colpa anche della crisi, pare, che contribuisce ad accrescere un malessere psichico e fisico in larghe fasce della popolazione, soprattutto donne e soprattutto al sud. Ma non solo.
Tra le cause di questo "consumismo sanitario" possono essere rintracciati almeno altri due fattori: il taglio dei prezzi dei farmaci (i cosiddetti equivalenti) e la diffusa reperibilità dei prodotti non soggetti a prescrizione, in vendita da qualche tempo anche nei supermercati. Proprio per questo tipo di medicinali il rapporto registra per la Toscana una spesa privata (cioè legata all'acquisto diretto) superiore alla media nazionale.
Forse però, sarebbe più utile conoscere i dati sull'assunzione effettiva, quando è chiaro che i dati a disposizione si riferiscono solo all'acquisto. Perché anche per i farmaci (così come per la maggior parte degli oggetti di uso quotidiano), all'acquisto non è detto che corrisponda sempre il "consumo", per cui è plausibile ipotizzare che nelle nostre case ci sia un accumulo di avanzi di sciroppi, antibiotici, pasticche, compresse effervescenti che prima o poi, inesorabilmente, diventeranno rifiuti.
Dunque tra le tante conseguenze dirette (ad es. l'aumento della spesa pubblica) o indirette della crescita di questo trend, ci sono anche i problemi legati alla loro gestione a "fine vita", ovvero alla loro raccolta differenziata e al loro corretto trattamento, che la normativa individua nell'incenerimento obbligatorio.
Si tratta di rifiuti speciali e per circa un terzo di rifiuti speciali pericolosi (quelli che contengono sostanze come le tetracicline), e non a caso anche per questi si è registrata negli ultimi anni una crescita nelle quantità da trattare. Ad esempio in Toscana si è passati dalle 530 tonnellate raccolte nel 2007 alle 710 tonnellate del 2008, secondo quanto rilevato dall'Arpat (il dato include anche farmaci per uso veterinario che incidono per lo 0,4% sul totale). Questi quantitativi sono registrati su produttori, farmacie, Usl e anche sulla raccolta differenziata urbana. Ma a questo conteggio sfuggono i quantitativi che ancora oggi finiscono nei contenitori per la raccolta indifferenziata dei rifiuti urbani, subendo trattamenti non adeguati in fase di smaltimento.