[26/08/2010] News
LIVORNO. L'Asahi Shimbun Globe, il quindicinale del quotidiano giapponese Asahi Shimbun, dedica un reportage al nuovo espansionismo nipponico sul mercato nucleare mondiale.
Secondo la rivista giapponese «Il governo guidato dal Partito democratico del Giappone (Dpj) ha preso di mira la vendita all'estero dell'energia nucleare come una delle sue principali strategie di crescita».
Il giornale ricorda la creazione della mega-corporation pubblico-privata per esportare il nucleare e che il Giappone è da sempre uno dei principali fautori dell'energia nucleare, insieme ad Usa, Francia, Russia e Corea del sud, che sono anche i suoi principali concorrenti nelle gare d'appalto per costruire le centrali nucleari, che «Si sono trasformate in una feroce battaglia per la supremazia che coinvolge i loro leader politici. Una delle più grandi arene per questa competizione è il Medio Oriente».
L'Asahi Shimbun Globe si chiede come dovrebbe comportarsi il Giappone nel vendere centrali nucleari in una regione in cui l'instabilità politica e la proliferazione nucleare sono le principali cause di preoccupazione.
I 4 giornalisti che hanno curato lo speciale nucleare (Nojima Jun, Yoshihiro Kando, Inada Kiyohide e Tsutomu Ishiai) hanno scelto come caso di studio uno dei Paesi più tranquilli: la Giordania, ma chiuso fra tre dei Paesi più turbolenti: Israele, Siria e Iraq, e quindi una delle chiavi della stabilità del Medio Oriente.
La Giordania vuole costruire una centrale nucleare e si è messa sul mercato, ma l'unica area dove ha l'acqua necessaria è anche il suo unico sbocco al mare: Aqaba. E' alla periferia di questa città sul Mar Rosso che dovrebbe essere costruita la prima centrale nucleare del regno hascemita.
Ishiai alla fine di giugno ha avuto il permesso di accedere al sito dove è progettata la costruzione, sotto controllo militare ed è rimasto abbastanza sconcertato: «La produzione di energia nucleare richiede acqua di raffreddamento e gli impianti sono di solito costruiti vicino al mare. Tuttavia, il sito è a circa 7 chilometri dalla costa e ad un'altitudine di 450 metri. Non è stata scelta una località di mare perché danneggerebbe il paesaggio e l'immagine della tranquilla zona residenziale circostante».
Così la centrale giordana, la seconda di un Paese arabo dopo quella che realizzeranno i sudcoreani negli Emirati Arabi Uniti, sorgerà in mezzo ad un deserto circondato da montagne rocciose dove l'unica presenza umana sono le linee elettriche e una tenda di beduini con qualche cammello e pecora. A contendersi l'appalto, che verrà assegnato probabilmente a metà del 2011, sono Russia, Canada e una joint venture tra giapponesi e francesi.
Dopo aver perso la gara negli Emirati in joint venture con gli americani, i giapponesi questa volta puntano a vincere, e al ministero del commercio e dell'Industria di Tokyo hanno già individuato il concorrente più pericoloso per l'espansione del loro nucleare: «Il nostro vero rivale è la Russia».
Scottato dall'insuccesso arabo e ferito nell'orgoglio per la vittoria dell'ex colonia coreana, il Giappone ha istituito l'International nuclear power development, per aumentare la sua competitività per vincere gli appalti per i progetti di centrali nucleari all'estero, al quale partecipano Tokyo Electric Power (Tepco), Chubu Electric Power e Kansai Electric Power, insieme ai produttori di centrali nucleare Toshiba , Hitachi Ltd. e Mitsubishi Heavy Industries. Naturalmente il governo fornirà finanziamenti attraverso l'Innovation Network Corp. del Giappone, e il presidente del nuovo organismo sarà il vice-presidente della Tepco Ichiro Takekuro.
Nel 2007 la Mitsubishi Heavy Industries e il colosso nucleare francese Areva hanno fatto una joint venture (Atmea) per progettare e sviluppare reattori ad acqua leggera di media dimensione, mirata a vincere l'appalto in Giordania e in altri Paesi.
Probabilmente non a caso, il 9 giugno, il giorno dopo che si era installato il nuovo governo guidato dal Dpj di Naoto Kan, Il cantiere Shipyard and Machinery Works della Mitsubishi Heavy Industries, a Kobe, è stato visitato da Khaled Toukan, il residente della Commissione per l'energia atomica della Giordania. Toukan è laureato al Massachusetts institute of technology ed ha un dottorato di ricerca in ingegneria nucleare. E' l'uomo incaricato direttamente dal primo ministro giordano di costruire la centrale nucleare.
Nel cantiere di Kobe si sta costruendo un generatore di vapore per centrali nucleari e Toukan, nonostante i suoi titoli, è rimasto meravigliato: «Non ha l'aspetto di una fabbrica. Sai, ci si aspetta grasso, olio. Ma davvero, quando si va nelle fabbriche in Giappone, è come se si andasse in un ufficio. Tutto è pulito».
Due mesi prima nell'Impero del Giappone era arrivato re Abdullah II di Giordania in persona che aveva incontrato l'allora primo ministro Yukio Hatoyama al quale aveva detto: «Voglio che i nostri paesi stipulino un accordo di nuclear power cooperation il più presto possibile. Vorrei di inviare una delegazione economica a livello ministeriale».
I giapponesi si gasarono perché non possono impegnarsi in costruzioni di centrali nucleari in altri Paesi senza un accordo preventivo e le parole del re giordano aprivano le porte all'accettazione della tecnologia nucleare giapponese. Hatoyama credeva che sfondare sul mercato giordano fosse una opportunità che capita una volta nella vita per aprire altre porte in Medio Oriente. Ma proprio mentre si intingevano le penne nell'inchiostro per scrivere le bozze dell'accordo, il governo Hatoyama si è dovuto dimettere per la grana della base militare Usa di Futenma a Okinawa, e i ministri e funzionari giordani sono rimasti ad Amman. Anche quella dell'entusiasta Toukan sembra una nuova visita "esplorativa" e non ha incontrato nessun ministro giapponese, anche se il 26 luglio, il Giappone e la Giordania hanno raggiunto un accordo fondamentale per un nuclear power cooperation accord, il tutto è avvenuto in maniera eccezionalmente veloce, dato che i negoziati erano cominciati a metà giugno.
Anche le nuove disposizioni per un impegno nazionale per vendere tecnologia nucleare giapponese all'estero stanno procedendo a ritmo sostenuto. Ma la sconfitta subita negli Emirati Arabi Uniti ha insegnato ai giapponesi una cosa: quando si tratta di nucleare la cosa più importante sono i politici.
L'Asahi Shimbun Globe spiega: «Il presidente sudcoreano Lee Myung-bak, un ex amministratore delegato della Hyundai Engineering and Construction, ha cercato di promuovere le vendite di tecnologia nucleare del suo paese all'estero come strategia nazionale, ha fatto sei telefonate alla leadership degli Emirati Arabi Uniti» e Takuya Hattori, presidente del Japan Atomic Industrial Forum sottolinea: «Perdere con la Francia è una cosa, ma non ho mai pensato che saremmo stati battuti dalla Corea del sud».
L'ambasciatore giapponese in Giordania Tetsuo Shioguchi ha detto al quindicinale: «Dobbiamo fare in modo che il primo ministro giordano visiti il Giappone al più presto. Adesso il punto essenziale è se sarà possibile per lui discutere con il primo ministro Kan per almeno quarantacinque minuti. E' importante che i leader si incontrino di persona».