[27/08/2010] News
ROMA. Il mondo sta attraversando un periodo di grave crisi economica e finanziaria ma il deficit ecologico che abbiamo accumulato è molto più grave di qualunque crisi economica, sia di quelle che hanno avuto luogo nel passato, di quella attuale e di quelle che potremo attraversare in futuro. Non è più possibile continuare a chiedere "prestiti" alla natura per soddisfare i nostri consumi, perché ormai le capacità rigenerative rispetto a quanto noi utilizziamo e le capacità assimilative rispetto a quello che noi immettiamo nei sistemi naturali sono messe a dura prova.
I sistemi naturali, come abbiamo documentato da sempre in questa rubrica, sono ormai sottoposti ad altissimi livelli di vulnerabilità a causa della nostra crescente pressione. Secondo le elaborazione dei dati del Global Footprint Network (il noto gruppo internazionale di ricerca sulla sostenibilità fondato da Mathis Wackernagel che ha sede a Oakland in California) per calcolare la nostra impronta ecologica sulla natura, quest'anno ci abbiamo messo meno di nove mesi per esaurire il nostro budget di risorse.
Il 21 agosto scorso, infatti, il Global Footprint Network ha rilasciato un comunicato nel quale si faceva presente che in quel giorno ha avuto luogo il cosidetto Overshoot Day (il giorno del "sorpasso").
Ogni anno, il Global Footprint Network calcola l'impronta ecologica dell'umanità (ovvero le nostre necessità di utilizzare risorse dalle aree agricole, dai pascoli, dalle foreste, dalle aree di pesca e lo spazio utilizzato per le infrastrutture e per assorbire il biossido di carbonio, la CO2), e la confronta con la biocapacità globale (ovvero la capacità dei sistemi naturali sopra citati di produrre risorse e assorbire rifiuti).
L'Earth Overshoot Day è un concetto ideato dalla fondazione inglese New Economics Foundation, (vedasi www.neweconomics.org): il dato 2010 è calcolato in base ai dati del 2007 (l'anno più recente in cui sono disponibili i dati nelle statistiche internazionali), alle proiezioni basate su tassi storici di crescita della popolazione e dei consumi e all'andamento storico tra il PIL mondiale e la domanda di risorse.
Ogni anno il Global Footprint Network calcola la biocapacità globale - ovvero l'ammontare di risorse naturali che la natura è capace di generare ogni anno - e la compara con l'Impronta Ecologica, ovvero la quantità di risorse e di servizi che richiede l'umanità.
Questo calcolo ci dimostra che in 233 giorni, noi chiediamo alla biosfera l'intera capacità del 2010 calcolata secondo le indicazioni di calcolo del metodo dell'impronta ecologica. Il 233esimo giorno è il 21 Agosto.
Come sappiamo, per la maggior parte della storia dell'uomo, l'umanità ha vissuto con gli "interessi" del capitale natura non intaccandone il capitale - consumando quindi risorse e producendo CO2 ad un livello tale che i sistemi naturali del pianeta erano in grado di rigenerare e assorbire ogni anno. Da circa tre decenni a questa parte, abbiamo superato la soglia critica, e il tasso della domanda umana di servizi ecologici ha oltrepassato il tasso con il quale la natura può provvedere a rigenerarli. Questa differenza tra domanda e offerta - nota come sorpasso o superamento (Overshoot) - è, da allora, cresciuta costantemente ogni anno.
Quindi, secondo questi dati, dalla fine di agosto sino alla fine dell'anno, soddisferemo la nostra domanda ecologica dando fondo alle risorse (il capitale) e accumulando gas ad effetto serra nell'atmosfera. L'anno scorso, l'Earth Overshoot Day è caduto il 25 settembre 2009. Quest'anno è stimato con un anticipo di più di un mese. Questo non è dovuto ad un improvviso cambio nella domanda umana, ma piuttosto ad un miglioramento della metodologia di calcolo che permette al GFN di valutare con più precisione l'estensione dell'Overshoot. (Per esempio, i dati più aggiornati mostrano che il pianeta ha una biocapacità inferiore rispetto a quanto si stimava precedentemente, soprattutto nel settore dei terreni da pascolo).
Il fondatore e presidente del Global Footprint Network, Mathis Wackernagel, che insieme all'ecologo William Rees è stato il creatore del metodo dell'impronta ecologica, ci ricorda che questa situazione è paragonabile a quella di una persona che spende il suo intero stipendio annuale in nove mesi. La situazione dell'ipotetica persona non è meno allarmante del nostro budget ecologico. Il cambiamento climatico, la modificazione dei cicli biogeochimici, la perdita di biodiversità, la deforestazione, la desertificazione, la carenza e, in molti casi, l'assenza di cibo e acqua - sono tutti chiari segnali del fatto che non possiamo più a lungo finanziare i nostri consumi con il credito. Wackernagel ci ricorda che la natura sta per "toglierci la fiducia" ( maggiori informazioni sull'Overshoot Day potete trovarli sul sito del Global Footprint Network http://www.footprintnetwork.org/earthovershootday).
Il 13 ottobre prossimo il WWF renderà noto il nuovo "Living Planet Report 2010", il rapporto biennale che aggiorna i dati sulle impronte ecologiche dei paesi del mondo, delle impronte idriche e di tante altre informazioni sullo stato di salute dei nostri sistemi naturali, illustrando anche le proposte concrete da attuare, necessarie per voltare pagina e cambiare rotta verso la sostenibilità dei nostri processi di sviluppo socio-economici.
I contenuti di questi interessantissimi rapporti aggiornano e documentano la situazione delle relazioni tra sistemi naturali e sistemi sociali, fornendo ormai anche le soluzioni concrete per affrontare e risolvere i problemi. Oggi disponiamo di teoria e prassi capaci realmente di farci cambiare strada. Non è un caso che le Nazioni Unite e tanti personaggi importanti nel mondo, compreso leader politici, si stanno adoperando per avviare un vero e proprio New Green Global Deal.
L'indicazione di proposte operative e concrete sono presenti in tanti rapporti pubblicati negli ultimi anni. Desidero qui ricordare alcune importanti riflessioni presentate dagli autori del famosissimo primo rapporto al Club di Roma, "Limits to Growth" (i limiti della crescita, pubblicato nel 1972) , Dennis e la compianta Donella Meadows e Jorgen Randers, nel loro ultimo aggiornamento del rapporto stesso, pubblicato in italiano nel 2006, con il titolo "I nuovi limiti dello sviluppo" da Mondadori.
In questo volume gli autori dei Limiti scrivono:"Il risultato è che oggi siamo più pessimisti sul futuro globale di quanto non fossimo nel 1972. E' amaro osservare che l'umanità ha sperperato questi ultimi trent'anni in futili dibattiti e risposte volenterose ma fiacche alla sfida ecologica globale. Non possiamo bloccarci per altri trent'anni. Dobbiamo cambiare molte cose se non vogliamo che nel XXI secolo il superamento dei limiti oggi in atto sfoci nel collasso".
Essi ricordano alcuni punti fondamentali che hanno sinora impedito il progresso verso una strada di minore insostenibilità del nostro modello di sviluppo socio-economico:
1. La crescita dell'economia fisica è considerata desiderabile; essa è al centro dei nostri sistemi politici, psicologici e culturali. Quando la popolazione e l'economia crescono, tendono a farlo in modo esponenziale.
2. Vi sono limiti fisici alle sorgenti di materiali e di energia che danno sostegno alla popolazione ed all'economia e vi sono limiti ai serbatoi che assorbono i prodotti di scarto delle attività umane.
3. La popolazione e l'economia in crescita ricevono, sui limiti fisici, segnali che sono distorti, disturbati, ritardati, confusi o non riconosciuti. Le risposte a tali segnali sono ritardate.
4. I limiti del sistema non sono solo finiti, ma anche suscettibili di erosione quando vengano sollecitati o sfruttati all'eccesso. Vi sono inoltre forti elementi di non linearità - soglie superate le quali i danni si aggravano rapidamente e possono anche diventare irreversibili.
L'elenco delle cause del superamento (l'Overshoot) e del collasso è anche un elenco dei modi che consentono di evitarli. Per indirizzare il sistema verso la sostenibilità e la governabilità, basterà rovesciare le medesime caratteristiche strutturali:
1. La crescita della popolazione e del capitale deve essere rallentata, e infine arrestata, da decisioni umane prese alla luce delle difficoltà future, e non da retroazione derivante da limiti esterni già superati.
2. I flussi di energia e di materiali devono essere ridotti aumentando l'efficienza del capitale. In atri termini, occorre ridurre l'impronta ecologica e ciò può avvenire in vari modi: dematerializzazione (utilizzare meno energia e meno materiali per ottenere il medesimo prodotto), maggiore equità (ridistribuire i benefici dell'uso di energia e di materiali a favore dei poveri), cambiamenti nel modo di vivere (abbassare la domanda o dirottare i consumi verso beni e servizi meno dannosi per l'ambiente fisico).
3. Sorgenti e serbatoi devono essere salvaguardati e, ove possibile, risanati.
4. I segnali devono essere migliorati e le reazioni accelerate; la società deve guardare più lontano ed agire sulla base di costi e benefici a lungo termine.
5. L'erosione deve essere prevenuta e, dove sia già in atto, occorre rallentarla ed invertirne il corso.