[27/08/2010] News

Il Kazakistan propone una dichiarazione universale per un mondo denuclearizzato (ma solo militare)

LIVORNO. Ieri si è aperta ad Astana, la capitale del Kazakistan, la Conferenza internazionale sulla denuclerarizzazione e Nursultan Nazarbaiev, l'eterno presidente post-sovietico del Paese centroasiatico, ha scritto in un messaggio ai partecipanti: «E' importante cominciare oggi ad elaborare una dichiarazione universale del mondo denuclearizzato che rifletta la volontà di tutti gli Stati di progredire verso un mondo non-nucleare».

Nazarbaiev si riferisce naturalmente al nucleare militare che ha lasciato nel suo Paese le eredità più velenose della guerra fredda: discariche atomiche, interi territori grandi come province inaccessibili per le radiazioni, miniere di uranio abbandonate che avvelenano falde idriche, suolo ed aria, poligoni di tiro nucleari dove la vita è stata spenta... Per il nucleare civile è un'altra faccenda, visto che il Kazakistan ha scalato tutte le classifiche di produzione ed esportazione di uranio e si propone come centro per la produzione ed il riprocessamento di carburante nucleare. Insomma mentre si invoca la dichiarazione universale per la denuclearizzazione si alimenta il mercato del carburante per farla andare a vanti, e intanto si prendono i soldi delle istituzioni internazionali, degli ex compagni russi, degli ex nemici americani e dell'Onu per decontaminare un territorio avvelenato dall'uranio e dalle scorie del nucleare civile-militare sovietico.

Va detto che il Kazakistan è all'avanguardia nel campo del disarmo atomico perché, a differenza di altre ex repubbliche sovietiche, con l'indipendenza ha rinunciato alle armi nucleari dopo la sua indipendenza.

La settimana scorsa , l'ambasciata kazaka in Tagikistan ha organizzato una tavola rotonda con i leader tagiki per discutere di disarmo e di controllo nucleare. All'inizio di agosto il Kazakistan ha ospitato una conferenza di tre giorni sui test nucleari alla quale hanno partecipato a Russia, gli Stati dell'Asia centrale e la Mongolia, paese concorrente del Kazakistan nel mercato dell'uranio con i suoi giacimenti ancora "vergini".

Già ad aprile a Washington, durante il summit sulla sicurezza nucleare, l'uomo forte del Kazakistan aveva avanzato la proposta di un documento universale sulla non-proliferazione, di regolamentare lo status delle zone denuclearizzate, di creare una banca internazionale di combustibile nucleare e un centro studi per la sicurezza nucleare.

La conferenza di Astana arriva alla vigilia del primo International Day against Nuclear Tests che l'Onu ha fissato per il 29 agosto.

Il portavoce del ministero degli esteri kazako, Askar Abdrakhmanov, ha spiegato alla Trend news agency che «La conferenza è incentrata sugli aspetti politici della cessazione dei test nucleari e della denuclearizzazione così come sui problemi socio-economici e ambientali e le prospettive di sviluppo della regione di Semey. A seguito dei risultati della conferenza , i partecipanti si accingono ad adottare un appello alla comunità mondiale , un nuovo programma e di un piano d'azione per lo sviluppo di Semey».

Samey sarebbe la sovietica Semipalatinsk, una città kazaka utilizzata dall'Urss come uno dei siti per i test nucleari, dei quali sta pagando a caro prezzo le conseguenze ambientali e per la salute dei cittadini.

Alla conferenza di Astana partecipano la iol segretario esecutivo della Preparatory commission of the comprehensive nuclear-test-ban treaty organization (Ctbto), Tibor Toth, il vice-direttore dell'International atomic energy agency (Iaea), Werner Burkart, il capo del Regional center for preventive diplomacy for Central Asia dell'Onu (Unrcca), Miroslav Jenca, e l'assistente del segretario generale dell'Onu, Kori Udovicki.

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