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[27/08/2010] News toscana
PIOMBINO (Livorno). La discussione che si è sviluppata intorno al tema delle energie rinnovabili dei piani urbanistici in Val di Cornia è purtroppo già vecchia poiché superata da vicende legislative delle ultime settimane.
Al presidente di Legambiente Bruschi, che nella sua replica su Greenreport chiede le pubbliche scuse per l'accusa di una presunta rigidità di pensiero, segnalo, oltre la disapprovazione per la sostanza delle cose che dice sui regolamenti urbanistici recentemente adottati, una serie di imprecisioni sostanziali del suo ragionamento.
Per prima cosa si può solo dire, se Bruschi vuole, che non si condividono le scelte fatte in tema di rinnovabili, ma non che il lavoro manca di serietà. Non è questione di difesa d'ufficio ma solo di uso appropriato delle parole e, se vogliamo, mancanza di stile. Non per questo gli chiedo le pubbliche scuse.
Ricordo che la pianificazione della Val di Cornia è ancora uno dei pochi tentativi di programmazione complessiva delle rinnovabili operata all'interno di uno strumento urbanistico nuovo. Questo nonostante, da una parte, un quadro legislativo e giurisprudenziale in continua evoluzione, dall'altra, segnali opposti e contraddittori di categorie, associazioni e movimenti.
Lo sforzo compiuto in Val di Cornia con la programmazione sulle rinnovabili è proprio quello di tenere insieme i profili (anche di legge) paritetici di tutela del paesaggio e delle risorse essenziali del territorio e di promozione delle fonti energetiche rinnovabili, nel rispetto dei principi fondamentali di ragionevolezza, adeguatezza e proporzionalità dell'azione amministrativa.
Ma tutto questo ormai sembra essere storia dopo l'approvazione in conferenza Stato-Regioni delle Linee Guida sulle rinnovabili. Invito Bruschi e gli altri a capire bene di cosa stiamo parlando.
Non c'è dubbio che le Linee Guida scaturiscono, oltre che dalla ribadita necessità di incrementare la quota di produzione di energia pulita nell'obiettivo del 20/20/20, dal comportamento disomogeneo, contraddittorio, personalistico, conflittuale e contrario di moltissime amministrazioni regionali e locali, descritto molto bene dal lessico vernacolare di Raspolli.
Eccoci dunque al finale della storia: tra chi ha provato a programmare e governare i processi, magari sbagliando, e chi ha negato irragionevolmente ogni possibilità, vince la completa libertà di azione, il ritorno al nucleare e al centralismo dello Stato che decide per tutti, questo sì proprio come usava nella repubblica sovietica.
A conti fatti, caro Bruschi, che errore non essere stati in questi anni dalla stessa parte.
* Coordinatore Ufficio di Piano Val di Cornia