[19/08/2009] News

L'utopia utile, sostenibile (e realizzabile) di Padoa Schioppa

LIVORNO. I primi segnali di ripresa che arrivano dagli indici positivi della produttività e del pil dalla Germania e dalla Francia, inducono analisti e commentatori a interrogarsi ancora di più sul futuro e su come impostarne i binari.

E se il ritorno agli equilibri pre crisi appare per alcuni l'unica strada percorribile e le domande sono quindi relative a come ristabilire questi equilibri tra produzione e consumi per tornare allo stesso paradigma della crescita, c'è invece chi si interroga su quale crescita evocare e secondo quali criteri orientarla. 

Parla infatti, e non è la prima volta da qualche tempo a questa parte, di crescita sostenibile Tommaso Padoa Schioppa, ex ministro dell'economia del governo Prodi, intendendo un dinamico percorso di ripresa che veda aumentare il livello di benessere dei poveri e rallentare invece il consumismo dei paesi ricchi, un disaccoppiamento che la politica economica, intesa come governance globale, dovrebbe sostenere.

Una sfida che qualche giorno fa Padoa Schioppa declinava come compito degli economisti nello sforzo di capire quale sia il modello che renda conciliabili i due ritmi di crescita e come compito dei politici individuare gli strumenti attraverso i quali realizzare quel modello.

«Un'utopia utile», definisce oggi quel modello di crescita sostenibile e dinamico a livello mondiale, sempre dalle pagine del Corriere della sera. E sebbene parli  di utopia, lo fa  sottolineando che se è vero che le questioni che attengono a questo modello sono ancora «questioni irrisolte e le difficoltà concettuali non so­no da poco, ma un modello di crescita sostenibile non è, per l'economista, terra inco­gnita». Quindi se non è incognita può essere certamente esplorabile.

Così come «anche se il governo mondia­le è assai lontano e se il G20, il Fondo monetario in­ternazionale, le Nazioni Uni­te ne sono solo simulacri pallidissimi, essi sono pur sempre gli unici luoghi do­ve cercare i frammenti di un'azione responsabile». Pertanto anche per la politica non si tratta di muoversi su terreni sconosciuti.

Quindi  se può sembrare utopia il cercare un modello di sviluppo in cui «le due crescite si disconnettono» ovvero  quella dei paesi ricchi «fondata sul debito e sulla bolla immobiliare»  come dice Padoa Schioppa e ormai deragliata sui binari della finanziarizzazione rallenti, e quella dei paesi poveri, che «può e deve continuare» perché «costituisce un mutamento sociale che difficilmente si interrompe prima di essersi completato»  in realtà ha basi per potersi realizzare.

Sia dal lato dell'economia sia dal lato della politica.

Il tema è allora quello di ragionare con criteri diversi da quelli del passato, cui gran parte della politica e dell'economia sembra invece voler rimanere aggrappato e che ancora fanno interrogare su «come riavviare in autunno i motori per ridurre da subito i tempi di recupero dei livelli di crescita su cui ci eravamo attestati tre anni fa» come fa Franco Locatelli oggi dalle pagine del Sole 24 ore.

Criteri che devono ripartire dal significato dell'aggettivo  sostenibilità che come giustamente chiarisce Padoa Schioppa ha in sé almeno tre significati, che tengono assieme il concetto di economia durevole, di uguaglianza sociale e tutela del bene primario costituito dalle risorse naturali.

Anche perché ammettere che «la crescita ante-2007 era insostenibile sotto il profilo economico-finanziario, ol­tre che sotto gli altri due» e che «ignorarlo ha portato al disa­stro, che ha distrutto molta della ricchezza creata negli anni grassi» ha come conseguenza che «sarebbe irre­sponsabile farvi ritorno; il tentativo, se compiuto, pro­babilmente fallirebbe».

O come abbiamo scritto più volte da queste pagine continuare su binari che hanno portato a deragliare la locomotiva economica porterebbe al più ad un binario morto.

Riflettere allora sui concetti ben esposti nei due articoli di Tommaso Padoa Schioppa potrebbe essere un utile esercizio in questi ultimi giorni estivi prima della ripresa autunnale, così da affrontarla con una visione più ampia sulle prospettive future.

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