[31/08/2010] News
LIVORNO. Diversi giornali si sono affrettati ad interpretare il rapporto presentato al segretario generale dell'Onu Ban ki-monn dall'InterAcademy Council (Iac) come un atto di sfiducia verso l'Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) e soprattutto verso il suo capo, il premio Nobel Rajendra Pachauri, ma dalle foto ufficiali sorridenti e dalle reazioni di Pachauri non sembrerebbe proprio così.
L'Iac ha sede ad Amsterdam, in Olanda, ed è un'organizzazione scientifica internazionale nata nel 2000 che riunisce accademici delle scienze di 15 Paesi ed è nata proprio «Per mobilitare i migliori scienziati e fornire alla comunità internazionale delle opinioni basate su fatti indiscutibili». A marzo era stato incaricato da Ban Ki-moon di studiare a fondo «Le procedure ed i metodi» utilizzati dall'Ipcc. Gli esperti dell'Iac sono stati scelti in base alla loro competenza, imparzialità ed indipendenza e non sono legati a governi, all'Ipcc o all'Onu. Il presidente dell'Accademia reale olandese delle arti e delle scienze e copresidente dell'Iac, Robbert Dijkgraaf, ha spiegato che «L'esame indipendente esterno costituisce uno dei pilastri del progresso scientifico. La valutazione delle procedure utilizzate dagli scienziati è altrettanto importante che la valutazione delle conclusioni dei loro lavori. Speriamo che il rapporto odierno aiuti l'Ipcc a progredire in maniera più trasparente per realizzare le prossime valutazioni dell'evoluzione del clima».
E' vero che secondo il gruppo di esperti dell'l'ac l'Ipcc deve procedere a «Riforme fondamentali nella sua struttura di gestione e rafforzare le sue procedure al fine di far fronte a delle valutazioni climatiche sempre più importanti e sempre più complesse», ma questa più che una sconfessione sembra una presa d'atto di una mutata e più complicata situazione che deve affrontare la scienza del clima.
L'Iac, incaricato di fare le pulci all'Ipcc dopo i cosiddetti climate-gate, per bocca del suo presidente Harold Shapiro (un economista ex preside dell'università statunitense di Princeton - nella foto), ha raccomandato «L'istituzione di un comitato esecutivo. Questo agirà a nome del Gruppo di esperti e controllerà che le capacità di presa di decisioni sia mantenuta. Per rafforzare la sua credibilità e la sua indipendenza, il comitato esecutivo comprenderà delle persone esterne all'Ipcc o anche della comunità scientifica che studia il clima. L'Ipcc è anche invitato a nominare un direttore generale alla testa del suo segretariato per gestire le operazioni quotidiane ed esprimersi a nome dell'organizzazione». A chi diceva che l'Ipcc era poco controllato l'Iac risponde addirittura che «L'attuale Segretariato dell'Ipcc non dispone di un livello di autonomia o di responsabilità corrispondente a quello dei direttori esecutivi di altri organismi». Il giudizio sull'Ipcc è più che positivo: «Globalmente - sottolinea Shapiro - le procedure di valutazione dell'Ipcc sono state un successo e servono bene la società. Le valutazioni condotte dall'Ipcc hanno permesso di sensibilizzare l'opinione pubblica sui cambiamenti climatici ed hanno portato i decisori a prevedere delle opzioni politiche per rispondere loro». Shapiro ha però evidenziato che l'attività dell'Ipcc è stata accompagnata da «Un dibattito sempre più intenso sulla scienza dei cambiamenti climatici e i costi della messa in opera delle politiche climatiche proposte, mentre sono scoppiate delle polemiche sull'immagine del Panel, soprattutto sulla sua imparzialità, riguardanti particolarmente degli errori che figurano nella sua ultima valutazione».
Dopo l'esposizione del rapporto dell'Iac il presidente dell'Ipcc, quel Pachauri che secondo la stampa e l'Ansa avrebbe già le valige in mano, ha sottolineato che «E' stato l'Ipcc stesso a raccomandare al segretario generale, Ban Ki-moon, di mettere in atto un meccanismo di esame indipendente, quando quest'anno sono comparsi dei problemi sui suoi lavori. L'Iac era perfettamente qualificato per esaminare le procedure dell'Ipcc. L'Ipcc deve subito studiare il rapporto dell'Iac». Pachauri ha anche assicurato che l'Ipcc «E' pronto ad accettare i risultati dell'esame, quali essi siano, così come le raccomandazioni che permetteranno di accrescere la trasparenza, la precisione ed il valore dei risultati dell'Ipcc e di minimizzare gli errori. L'Ipcc sarà rafforzato dalla valutazione dell'Iac e da altre di questo genere. I rapporti dell'Ipcc sono stati sottoposti al vaglio di altre 6 valutazioni indipendenti, tutte hanno concluso che i suoi lavori sono condotti in maniera adeguata». Riguardo alle sue possibili dimissioni Pachauri le ha liquidate così: «La questione deve essere discussa da tutti i governi del mondo durante la riunione in ottobre dell'Ipcc a Pusan in Corea del Sud».
Ma il presidente dell'Ipcc si è tolto anche qualche macigno dalle scarpe: ha messo l'accento sul consenso della comunità scientifica sulla realtà dei cambiamenti climatici, facendo notare ai giornalisti che «Sui 7 rapporti prodotti quest'anno dall'Iac, tra cui quello dedicato alle procedure dell'Ipcc, nessuno ha rilevato delle falle nella scienza del clima. Le emissioni di gas serra sono considerevolmente aumentate a causa delle attività umane, superando attualmente di molto i livelli di prima dell'industrializzazione». Poi Pachauri ha portato ad ulteriore sostegno dei dati dell'Ipcc quelli dell'Epa Usa, secondo la quale «La scienza del clima è credibile e incontestabile. Questo non vuol dire che l'Ipcc non possa migliorarsi. Lo può fare e lo farà».
Pachauri ha spiegato che le raccomandazioni dell'Iac verranno esaminate ad ottobre dalla riunione plenaria dei governi membri dell'Ipcc e quindi verranno decise le misure da prendere, comprese quelle riguardanti il prossimo rapporto di valutazione (Ar5), previsto per il 2013-2014, poi si è detto soddisfatto del «Dibattito produttivo che ha avuto luogo quest'anno sui modi per rafforzare i lavori dell'Ipcc. Ma ricordiamoci che i discorsi scientifici onesti soffrono per le prese di posizione ideologiche, queste tattiche sono state sfortunatamente al centro della scienza del clima da numerosi anni. Spero che il numero di inchieste basate sulla scienza del clima rafforzino sul breve periodo la fiducia dell'opinione pubblica e ci permetta di andare avanti. Sono contento che l'impegno e l'entusiasmo degli esperti in material di cambiamento climatico non si sia indebolito. Il numero delle nomine di esperti che devono lavorare al rapporto Ar5 è aumentato del 50% per raggiungere i 3. 000. Su questo numero, 831 esperti sono stati selezionati, contro i 559 nel 2004. Questi esperti, tutti volontari, provengono da settori diversi come la meteorologia, l'ingegneria, la biologia, la scienza fisica, l'oceanografia, le statistiche e le scienze economiche e rappresentano una grande diversità geografica e di opinioni».
Pachauri ha riconosciuto che l'Ipcc ha ancora una struttura molto informale e che sarebbe utile una «vera struttura di gestione» ed ha assicurato che «Metterò in opera tutti i cambiamenti che saranno decisi dall'Ipcc, in seguito al rapporto dell'Iac». E a chi lo vorrebbe già con la lettera di licenziamento in tasca ha fatto sapere: «Per ora, la mia missione è di portare a termine il quinto rapporto di valutazione». Come dire: ne riparliamo nel 2013-2014 e di dare le dimissioni non se ne parla.
Per quanto riguarda i cambiamenti del Segretariato dell'Ipcc proposti dall'Iac, Pachauri ha ricordato che «tra il 1998 e il 2005, questo non aveva che 5 impiegati, contro i 10 di oggi. Non ho alcun controllo diretto su quest'organo, i datori di lavoro dei suoi membri sono l'Organizzazione meteorologica mondiale e il Programma della Nazioni Unite per l'ambiente».
A chi gli chiedeva ulteriori spiegazioni sui suoi guadagni Pachauri ha risposto di aver già chiarito tutto con il New York Times: «I due giornalisti che avevano sollevato la questione di un eventuale conflitto di interessi hanno già pubblicato delle scuse 10 giorni fa».