[01/09/2010] News

La crescita cinese a rischio per la carenza di terre fertili e acqua

LIVORNO. La Commissione nazionale dello sviluppo e la riforma (Il governo cinese) teme che la penuria di terre agricole e di acqua che si sta aggravando possa impedire il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi di produzione di cereali che si è dati Pechino.

Il ministro Zhang Ping, ha appena presentato un rapporto che evidenzia come «Una severa penuria delle riserve di terre agricole e di acqua sono al presente i principali ostacoli che conosce il Paese per assicurare la sicurezza alimentare».

Con una popolazione in aumento nonostante la draconiana pianificazione familiare, il governo centrale cinese vuole portare la produzione interna annua di cereali a 550 milioni di tonnellate, cioè 50 milioni in più che nel 2007. Ma intanto le terre coltivabili stanno diminuendo ad un ritmo più che preoccupante: nel 1996 erano 130,04 milioni di ettari e nel 2008 erano calate a 121,72 milioni di ettari. Secondo l'Ufficio nazionale di statistica della Cina, le cause principali sono la rapida urbanizzazione e le catastrofi naturali.

C'è poi il problema delle dimensioni della terra coltivabile pro-capite che arriva appena a 0,092 ettari per cinese, il 40% in meno della media mondiale. E Zhang ha detto al governo che «Solo 4,7 milioni di ettari in tutto il Paese possono essere considerati come riserve di terre coltivabili».

Eppure le cifre sembrerebbero tranquillizzanti: nel 2009 la Cina ha avuto per il sesto anno di fila un raccolto di cereali in aumento dello 0,4%, raggiungendo un raccolto record di 530,8 milioni di tonnellate.

Però Lu Bu, un ricercatore dell'Istituto delle risorse agricole e della panificazione regionale dell'Accademia cinese delle scienze agricole, spiega sul Quotidiano del Popolo che «L'aumento della produzione di cereali di questi ultimi anni è essenzialmente dovuto all'ampliamento delle zone seminate, avendo il governo incoraggiato gli agricoltori a produrre dei cereali offrendo delle sovvenzioni dal 2004. Ma questi aumenti di produzione di cereali non potranno continuare, perché la Cina non dispone più ancora di terre agricole supplementari che possano essere coltivate in futuro. Ulteriori miglioramento dovranno essere fatti su altri piani, come perfezionare le tecniche di semina e accrescere il numero dei campi ad alto rendimento».

C'è un altro problema: attualmente la produzione di grano cinese è di 4,61 tonnellate per ettaro, molto più della media mondiale di 2,76 tonnellate. Per il riso si arriva a 6,38 tonnellate e per mais a 5,28 per ettaro. Anche qui molto di più della produttività media mondiale che è di 3,38 tonnellate per il riso e 3,41 per il mais.

Un record che per la Cina somiglia ad una condanna, come spiega Lu, «Benché la Cina sia ormai comodamente in testa alla media mondiale in termini di produzione di cereali, la domanda potenziale resta ancora ben al di là».

Insomma, la Repubblica popolare rischia di aver raggiunto il suo limite produttivo mentre aumenta il benessere e il consumo di cibo. Lo sa anche il ministro Zhang che nel suo rapporto sottolinea ce attualmente «Solo il 33% del totale delle zone seminate in Cina sono dei campi ad alto rendimento. Questa percentuale deve aumentare».

Ma per farlo c'è da superare un enorme ostacolo fisico e ambientale: la carenza d'acqua.

Come dice Lu «Deve anche essere incoraggiata l'agricoltura che risparmia acqua. Meno del 20% delle risorse idriche del Paese sono dedicate a vaste zone di terre coltivabili situate a nord del fiume Huaihe, che però rappresentano I due terzi del totale delle terre coltivabili del Paese».

La Commissione nazionale dello sviluppo e la riforma prevede diverse misure di sostegno destinate a garantire la sicurezza alimentare della Cina e Zhang Hulin, un professore della scuola di partito del Comitato centrale del Partito comunista, svela al Quotidiano del Popolo un'altra preoccupazione del governo: «Sempre più catastrofi naturali hanno colpito il Paese, la sicurezza alimentare è diventata una della maggiori preoccupazioni dell'opinione pubblica e questo costringe il governo proporre ancora più misure favorevoli e concrete».

La Cina, che il maoismo ha fatto uscire con terribili tappe forzate dalla sua fame atavica, ora con la svolta turbo-capitalista e tecnologica si trova a fare i conti con l'impoverimento e l'avvelenamento delle sue risorse e deve rivolgersi ancora al suo antichissimo cuore agricolo per ritrovare la sicurezza del futuro.

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