[03/09/2010] News
LIVORNO. Vi ricordate l'appello del Kazakistan per la denuclearizzazione (militare) del mondo di pochi giorni fa? Tutto già in archivio, visto che il regime di Astana si appresterebbe ad acquistare dai russi (ciè da coloro che lo avevano trasformato in un poligono di tiro e in una discarica nucleare) una centrale atomica di potenza media basata proprio su tecnologia militare. Lo ha annunciato oggi a Mosca Sergei Prikhodko, l'assistente del presidente russo Dmitri Medvedev, spiegando ai giornalisti quali saranno gli argomenti che Medvedev affronterà durante la sua prossima visita di Stato del 6 e 7 settembre in Kazakistan.
«Noi vogliamo cooperare con il Kazakistan nella progettazione di una centrale nucleare dotata di un reattore ad acqua pressurizzata Vber-300 di una potenza media (300 MW) - detto Prikhodko - Contiamo di firmare un accordo appropriato prima della fine dell'anno».
Il reattore Vber-300 è stato progettato dal centro studi russo Afrikantov sulla base dei reattori dei sottomarini nucleari russi, considerati la punta di diamante dell'armata russa già rossa, insomma proprio l'elemento essenziale di uno dei sistemi di armamento atomico che il Kazakistan chiede di cancellare dalla faccia della terra. Il Vber-300 è montato anche sulle centrali nucleari galleggianti russe che mosca vorrebbe vendere in giro per il mondo, ma nel desertico Kazakistan, escluso il trafficatissimo Mar Caspio e l'ormai disseccato Mar d'Aral, si punta alla versione "mini" terrestre.
Prikhodkoj ha però avvertito che durante la visita di Medvedev a Ust-Kamenogorsk, in Kazakistan non verrà firmato ancora nessun accordo sul nucleare civile tra i due ex Paesi sovietici: «Non firmeremo alcun accordo settoriale, ma discuteremo sicuramente della produzione e dell'arricchimento di uranio e della cooperazione sul mercato dei Paesi terzi. Mosca e Astana cooperano anche nel quadro del Centro internazionale di arricchimento dell'uranio avviato ad Angarsk, in Siberia orientale, nel 2007, nel quadro dell'iniziativa russa mirante a garantire l'accesso all'uranio a tutti gli Stati membri dell'Agenzia internazionale dell'energia atomica (Iaea)».
Il Kazakhstan detiene il 10% Angarsk, come l'Ucraina, delle quote dell'impianto di Angarsk,che dovrebbe rappresentare la prima maglia della rete di siti internazionali di arricchimento di uranio che la Russi vorrebbe installare sul suo terriotorio sotto il controllo dell'Iaea. Mosca vuole creare una riserva mondiale di 120 tonnellate di uranio debolmente arricchito tra il 2 e il 4,95% sottoforma di esafluoruro di uranio (UF6).
In questo supermercato al Kazakistan spetterebbe il ruolo di fornitore di materia prima, visto che è diventato il maggior produttore di uranio del mondo. Come questo possa convivere con i suoi appelli alla non proliferazione nucleare lanciati solo la scorsa settimana ad Astana è un mistero insondabile della propaganda demagogica delle satrapie asiatiche post-sovietiche, visto che il Kazakistan già rifornisce di uranio Paesi che dispongono di armi nucleari e continuano a costruirne ed altri che non fanno mistero di volerlo fare, per non parlare di quelli che non aderiscono nemmeno al Trattato di non proliferazione nucleare e che sono accolti con tutti gli onori al supermercato nucleare di Astana.