[19/08/2009] News

Simu ya Solar, il primo telefonino solare e riciclabile sino-kenyano

LIVORNO. La compagnia di telecomunicazioni cinese Zte e il fornitore di telefonia mobile kenu yano Safaricom hanno presentato il primo telefono cellulare ricaricabile ad energia solare disponibile per il Kenya.

Si tratta del "Simu ya Solar" (letteralmente telefono ad energia solare) costa 2.999 scellini kenyani (39,2 dollari), è garantito per un anno ed è fabbricato utilizzando materiali riciclati. E' dotato di un piccolo pannello solare per la ricarica ma è anche venduto con un ricaricatore tradizionale.

Presentando il nuovo telefonino, il direttore esecutivo di Safaricom, Michael Joseph, ha detto che «la compagnia è pronta ad adottare i processi e i prodotti ecologici. Safaricom partecipa a numerosi progetti in favore della protezione dell'ambiente. Il lancio del Simu ya Solar illustra bene le referenze di Safaricom in quanto azienda ecologica e sensibile all'ambiente e questo telefono "green" è uno dei prodotti che annunciano l'impegno continuo del marchio a partecipare alla rivoluzione ecologica. Safaricom adotta delle pratiche ecologiche al fine di soddisfare i suoi clienti, promuovere le relazioni comunitarie e rispettare le regolamentazioni ambientali».

Il telefonino Simu ya Solar è infatti destinato soprattutto agli abitanti delle aree rurali, per i quali il vantaggio di non pagare il costo della ricarica di energia è già un bel passo avanti economico, senza contare che questo consentirà di non sprecare risorse energetiche preziose in un Paese povero come il Kenya.

«L'azienda ha sviluppato e messo in atto processi interni a basso prezzo che favoriscono la tutela dell'ambiente - spiega Jpseph - facendo in modo che i suoi prodotti e servizi seguano la "Green Agenda". A tal fine, la compagnia possiede più di 36 stazioni radio che funzionano ad energie rinnovabili, soprattutto con vento e sole, in diverse regioni del Paese. L'energia solare è la scelta definitiva da fare perché non è cara ed è ecologica e rinnovabile.  Questo telefono ricaricabile ad energia solare sarà pratico soprattutto nelle regioni rurali dei Paesi privi di reti elettriche e nelle zone dove le interruzioni di corrente sono sempre più frequenti. I nostri abbonati non dovranno più portare il loro telefoni dai commercianti per farli ricaricare ed as ttendere tutto il giorno che i loro celluari siano carichi per poter dare un colpo di telefono. Possono ormai chiamare notte e giorno, senza preoccuparsi del livello di ricarica».

Il telefonino solare-riciclabile sino-kenyano ha sollevato anche l'interesse del ministro dell'ambiente e delle risorse naturali del Kenya, John Michuki, che alla presentazione del nuovo cellulare ha affermato: «Continuando così, le imprese sostenibili saranno quelle che non si fermano solo a guardare i risultati, ma quelle che osservano l'impatto delle loro attività sull'ambiente nel quale fanno affari. Le imprese dovranno prendere in considerazione l'ambiente e questioni come l'energia rinnovabile, le emissioni di CO2 e il cambiamento climatico per rimanere sostenibili».

Michuki ha anche chiesto ai kenyani di sostenere iniziative industriali come questa, ma anche di «piantare alberi per aumentare la copertura forestale e rallentare il cambiamento climatico e i sui effetti perturbatori sulla vita».

I cinesi (che forniscono interamente la tecnologia) si beccano i complimenti dei kenyani e intanto spulciano soddisfatti i nuovi dati sui loro investimenti diretti in Africa che nel primo semestre 2009 sono aumentati dell'81% su base annua, arrivando a 552 milioni di dollari. Segno di una penetrazione inarrestabile in Africa, anche se il ministero del commercio di Pechino specifica che «A causa della crisi economica mondiale, il commercio tra la Cina ed i Paesi africani è calato del 30,5% nel primo semestre, per stabilirsi a 37,7 miliardi di dollari.

Nel primo semestre, le imprese cinesi hanno firmato contratti di manodopera per 22,5 miliardi di dollari con i Paesi dell'Africa, in aumento del 25% su un anno, dei quali 11,53 miliardi di dollari sono già stati acquisiti, in aumento del 61,1% su un anno».

La Cina è ormai presente con le sue merci e le sue imprese in 53 Paesi africani e dal 2005 ha eliminato ogni tassa sulle merci dei Paesi più poveri. In cambio di tutto questo l'Africa ha aperto mercati e materie prime a più di mille società cinesi che secondo il ministero del commercio «Occupano i settori del commercio, dei prodotti manifatturieri, dello sviluppo delle risorse, dei trasporti, dell'agricoltura e della trasformazione dei prodotti agricoli».

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