[07/09/2010] News

Gli hub energetici di Steven Chu

NAPOLI. Il primo verrà allestito presso il Building 661 del Philadelphia Navy Yard, in un complesso di 486 ettari lungo il fiume Delaware dove si sono addestrate generazioni di giovani della marina militare. Ma presto, negli Stati Uniti, ci saranno altri due hub che inaugureranno nuovi obiettivi e un nuovo modo di fare ricerca della prima potenza scientifica del mondo.

Sono gli hub voluti e progettati da Steven Chu (Nella foto), il premio Nobel per la fisica voluto da Barack Obama a capo del Department of Energy (DOE). Hanno una missione chiara, ma dall'esito niente affatto scontato: cambiare il paradigma energetico americano e trasformare il paese da vagone piombato a locomotiva del treno internazionale contro i cambiamenti del clima globale.

In questi tre hub a carattere regionale verranno concentrati - ecco la novità - tutti gli sforzi di ricerca scientifica per raggiungere altrettanti obiettivi altamente finalizzati di interesse nazionale. Il Building 661 del Philadelphia Navy Yard, per esempio, ospiterà i ricercatori del consorzio guidato dalla Pennsylvania State University che ha appena vinto il bando di un concorso che metteva in palio 129 milioni di euro, in cinque anni, per realizzare il Greater Philadelphia Innovation Cluster (GPIC) dell'hub Energy Efficient Buildings. A Filadelfia, dunque, gli esperti del consorzio cercheranno le migliori tecnologie possibili per raggiungere la massima efficienza energetica possibile negli edifici, privati e pubblici. Il settore è considerato strategico per la politica di risparmio dell'energia, visto che è all'interno degli edifici che si usa il 40% dell'energia consumata dagli Stati Uniti.

Il secondo hub sarà realizzato a Berkeley, presso la University of California, e sarà dedicato alla ricerca nel settore dell'energia solare e, in particolare, ai "Fuels from Sunlight", ai combustibili che si possono ottenere facendo interagire la luce del Sole con l'acqua (si pensa alla produzione di idrogeno, un vettore energetico candidato a sostituire il petrolio in molti usi), ma anche con altre sostanze di facile accesso in natura.  

Il terzo e (per ora) ultimo hub sarà ospitato presso l'Oak Ridge National Laboratory, che il medesimo Department of Energy possiede in Tennessee. Sarà dedicato a "Nuclear Energy Modeling and Simulation Energy", alla ricerca non tanto alla creazione di nuove tecnologie del "nuovo" nucleare, quanto piuttosto alla realizzazione di un "ambiente virtuale" adatto a condurre simulazioni dei comportamenti dei futuri reattori in modo da evitare costose sperimentazioni reali.

Steven Chu aveva chiesto, in realtà, la creazione di otto hub. Obama e il Congresso gliene hanno concesso tre. Ma questi tre ci danno un quadro abbastanza chiaro della politica di ricerca energetica degli Usa.

Perché dimostrano che il cambio di paradigma energetico è considerato davvero un obiettivo strategico per gli Stati Uniti e, quindi, per la sua ricerca applicata. Tutti questi progetti, da realizzare entro cinque anni, hanno ampie dotazioni finanziarie.

Perché indicano i tre settori in cui gli Stati Uniti giocheranno la maggior parte delle loro carte: il risparmio energetico (un vero cambio di occhiali culturale, negli Usa), l'energia solare e il nuovo nucleare.

Perché, infine, ci dicono che in questi tre settori gli Usa cercano non solo le tecnologie innovative per risolvere i loro problemi, ma anche quelli degli altri. Perché saranno tecnologie che potranno essere vendute, aumentando la capacità di competere dell'economia americana in un settore, strategico appunto, dove l'Europa è già più avanti e dove l'Asia (in particolare Cina e Corea) stanno investendo risorse senza precedenti.

Gli hub di Steven Chu dimostrano che la "green economy" sta diventando una faccenda tremendamente seria.

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