[08/09/2010] News

Nei campi della Svezia spunta Amadea, la patata Ogm illegale della Basf

LIVORNO. La settimana scorsa in Svezia ha fatto la sua comparsa una nuova patata geneticamente modificata, l'Amadea prodotta dalla multinazionale Basf, attualmente non testata, valutata e non autorizzata nell'Unione europea. Le patate Ogm hanno contaminato un campo dell'altra varietà Ogm Amflora, la cui produzione è autorizzata solo per la rivendita di sementi. I brevetti delle due patate Ogm sono della Plant Science Sweden, una filiale del gigante della chimica tedesca Basf, che avrebbe mischiato erroneamente i loro semi, provocando così la contaminazione del campo della varietà Amflora, autorizzata sperimentalmente in Svezia.

Greenpeace Sverige sottolinea che «L'Amadea non è stata ancora pienamente testata per le ricadute ambientali e sanitarie. La Basf tenta di minimizzare la gravità di questo avvenimento precisando che "solo"  47 piante di Amadea sono state ritrovate nei campi di Amflora che contano circa 680.000 patate. Bisogna ricordare alla multinazionale che un Ogm non autorizzato è, per definizione, vietato e illegale qualunque sia il livello di contaminazione?».

Secondo gli ambientalisti svedesi «L'origine di questa contaminazione resta incerta anche se è probabile che sia dovuta ad un errore umano. La reazione delle autorità svedesi in questo dossier resta molto timorosa: in effetti non esigono che i campi siano sbarazzati dalle piante di Amadea, ma autorizzano il mantenimento delle piante Amflora, nonostante la forte probabilità di contaminazione».

Il governo di centro-destra svedese ha imposto alla Bsf di rendere conto della possibile presenza di campi di patate Ogm simili in Germania e Repubblica Ceca, mentre la Commissione europea ha chiesto alla multinazionale tedesca di presentarsi a Bruxelles per dare spiegazioni su quanto accaduto in Svezia con l'introduzione di Ogm vietati.

Secondo Greenpace Sverige «L'episodio è imbarazzante per la Basf che la settimana scorsa ha annunciato di voler fare una richiesta di autorizzazione presso la Commissione europea per la sua patata Amadea, ricca essenzialmente di amidi e destinata all'industria. E' questo un azzardo di calendario o, una volta di più, un esempio della sindrome "intanto contaminiamo e in seguito autorizziamo"? Allo stesso tempo, bisogna anche ricordare che Basf lavora sempre allo sviluppo della Fortuna, una patata geneticamente modificata resistente alle muffe, che dovrebbe essere destinata all'alimentazione umana. La Basf spera di ottenere l'omologazione della Fortuna durante il 2011».

Ma quel che preoccupa di più gli ambientalisti svedesi è che questo incidente  sembra essere il risultato di un'inquietante falla nei dispositivi di bio-sicurezza: «Prova, se ce ne fosse ancora bisogno, l'inevitabile contaminazione e l'impossibilità di separare realmente le colture... Esistono dei precedenti e i casi di contaminazione di sementi convenzionali o bio da sementi transgeniche sono frequenti Attraverso questi incidenti che si succedono, la contaminazione parrebbe inevitabile. Di fronte a questa incertezza, il governi europei devono intervenire presso la Commissione europea per impedire l'autorizzazione di altre piante geneticamente modificate. E' a sola soluzione per arrestare la contaminazione, nei nostri campi e nei nostri piatti».

Della patata biotech Amadea se ne occupano in Italia  i Verdi ambiente e società (Vas) e spiegano che la Plant Science Sweden «Ha seminato l'11 giugno sacchi di patate biotech Amflora contaminati dall'Amadea e alla fine di agosto, durante un controllo, è emerso l'inquinamento». Per l'associazione italiana «Le reazioni delle autorità e delle istituzioni preposte al controllo sembrano, come è accaduto anche nel caso della contaminazione italiana in Friuli, inefficaci e molto morbide nei confronti di chi è responsabile di contaminazione genetica. Vas denuncia questa situazione di immobilismo istituzionale perché favorisce la diffusione dei reati di contaminazione, volontari e involontari (tanto a pagare è la collettività!). Vas inoltre, sottolinea, ancora una volta, che introdurre colture transgeniche nel sistema agroalimentare significa indebolire la sicurezza alimentare e un modello produttivo sostenibile. L'Europa dovrebbe, quindi, al più presto decidere di ascoltare le istanze sociali, piuttosto che essere soggiogata dal canto delle sirene delle lobby biotech!».

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