[13/09/2010] News
PISA. Per la tutela dell'ambiente e della legalità si può ancora essere assassinati ma si può ugualmente continuare a infischiarsene.
Mentre si svolgeva infatti, il funerale di Angelo Vassallo sindaco ambientalista ucciso probabilmente dalle mafie, abbiamo letto che il Parco regionale del Ticino -il primo parco regionale istituito in Italia sulla base di una petizione popolare che raccolse migliaia di firme- già senza direttore rischia addirittura la chiusura.
Ora l'assessore regionale cerca di correre ai ripari convocando i parchi. Ma l'aria che tira è questa. E siamo in Lombardia in una di quelle regioni dove non ci stanca un giorno sì e l'altro pure di vantare un governo efficiente che i meridionali si sognerebbero. E non è la sola sconcertante notizia perché altri parchi regionali in regioni da poco governate dagli amici di Formigoni non se la passano meglio.
Ai parchi nazionali ci pensa Tremonti agli altri i suoi amici. Per tutti insomma una situazione che non ha precedenti. Certo i guai non sono mai mancati ai parchi vecchi e nuovi ma ora si profila un futuro e neppure tanto lontano di crisi non solo finanziaria ma proprio di ruolo, di presenza, di soggetto istituzionale con compiti e finalità che mai come in questo momento appaiono -e sono- importantissimi se vogliamo girar pagina per uscire dalla crisi economica e ambientale che stiamo vivendo.
Insomma si profila un approdo che è l'esatto contrario di quello che stanno facendo gli altri paesi europei ma anche gli Stati Uniti e molti altri paesi.
E se non sorprende che chi come Calderoli che aveva previsto per legge l'abrogazione di tutti i parchi regionali (a quelli nazionali come detto ci pensa Tremonti) gli riservi questa cura tra ampolle del Po e polenta, sorprende invece che finora a questo scempio anche gli altri non mostrino di aver ben compreso cosa sta succedendo e i rischi che stiamo correndo. In tutti gli altri metto gli stessi parchi e anche quelle regioni ed enti locali che stanno dalla parte del sindaco assassinato.
E' vero questa estate la loro voce l'abbiamo sentita ma è troppo poco per quello che bolle in pentola. Vale anche per la Toscana dove pure e fortunatamente è ripreso il dibattito sulla programmazione regionale ma non ancora sulla nuova legge sui parchi che è in lista d'attesa ormai da troppo tempo. Ed è tanto più allarmante tutto questo perché quello che sta accadendo nei bacini idrografici non è certo meno grave di quanto è in corso nei parchi.
Se per questi si è proceduto senza tanto clamore a mazzolare la legge e le norme, la stessa cosa è accaduta per la legge sul suolo dove dopo i tagli e i colpi dati alla legge 183 su piazza è rimasto fondamentalmente Bertolaso e la sua poco raccomandabile cricca. Davvero si pensa che dinanzi a disastri che distruggono paesi e territori e in cui si perde anche la vita possano bastare qualche titolo di giornale o interrogazione parlamentare?
Quale mobilitazione politica e istituzionale ha seguito finora specie ma non soltanto al sud perché dove mancano i progetti si facciano e dove ci sono siano finalmente finanziati? In molte di queste realtà -vedi i Ticino ma anche il Po e altri fiumi e corsi d'acqua del sud i bacini e i parchi operano o dovrebbero operare congiuntamente e sono invece congiuntamente mazzolati e lasciati a bocca asciutta. Visto che tutti sono alla ricerca identitaria sui propri territori non si potrebbe cominciare anche da qui? O aspettiamo altri disastri?