[20/08/2009] News toscana

Firenze: una sola voce per le "cose da fare sulle strade" (alberi compresi)

FIRENZE. Un albero, così come qualsiasi essere vivente, nasce, cresce, si riproduce e muore. Poi il discorso, per i vegetali, è più complesso e si attua su tempi più lunghi ma, se la biologia non è un'opinione, a questa regola non si sfugge.

E tanto meno possono sfuggirne gli alberi di città, che svolgono il loro ciclo vitale in un habitat sostanzialmente inadatto, con le ovvie conseguenze date da una vita più stentata e più breve anche al netto delle particolari "cure" ricevute. E, se pensiamo al caso estremo rappresentato dalle alberature stradali, il discorso è ancora più stringente: è infatti assolutamente da escludere che un albero possa essere lasciato arrivare a fine vita lungo un'arteria stradale, poiché questa "fine vita" significherebbe vederlo cadere sulla sede stradale o, peggio, addosso a qualcuno o qualcosa.

In questo senso, è piuttosto ovvio che per alberi secolari come i pini domestici di viale Torricelli a Firenze sia in progetto un loro abbattimento e la loro progressiva sostituzione con specie più adatte (anche per un più profondo apparato radicale) come i ventilati cipressi e lecci, che non a caso costellano gran parte dell'adiacente collina del piazzale Michelangelo.

Il fatto è che svariate azioni per la migliore possibile tutela degli 80mila alberi stimati a Firenze sono state messe ripetutamente in pratica negli ultimi anni: ad esempio, sul viale del Poggio Imperiale, a nemmeno 100 metri dallo stesso viale Torricelli, è da alcuni anni presente, su un cipresso secolare particolarmente bello ma anche particolarmente inclinato, una struttura di sostegno costituita da due cavi d'acciaio assicurati al terreno e piuttosto ben mimetizzati, che dovrebbe permettere all'albero di restare al suo posto ancora a lungo.

Ma prima o poi anche per il cipresso, così come per ogni albero cittadino, dovranno giungere le motoseghe. Questo per i motivi spiegati in apertura, ma anche per una faccenda che ha lasciato non poche perplessità nella politica del verde fiorentino: alcuni anni fa, infatti, la tragica morte di un motociclista nel parco delle Cascine (che andò a sbattere contro il tronco di un albero caduto) portò all'incriminazione per omicidio colposo di alcuni dirigenti del verde pubblico. La cosa poi terminò in un nulla di fatto, ma aprì un dibattito serrato su quali responsabilità siano da attribuire ai gestori del verde urbano, e quale sia la soglia che separa l'imprevedibilità dalla prevedibilità riguardo al momento della caduta di un albero: è chiaro cioè che, in alcuni casi, la senescenza è individuabile dagli strumenti utilizzati, in altri no, perlomeno con la data disponibilità di risorse. E comunque, allo stato attuale delle conoscenze, sapere che un albero è malato non può portare alla previsione esatta del momento della sua caduta.

Comunque sia, la vicenda aumentò enormemente la percezione delle potenziali responsabilità dei dirigenti del verde pubblico, e da quel momento in poi la linea diventò, com'è ovvio, maggiormente "interventista" rispetto al passato.

Poi è scontato che vedere una città "dall'alto" è cosa ben diversa che osservarla dalle finestre delle case di viale Torricelli o della zona di via Senese, che si troveranno senza l'ombra e la bellezza di alberi che sono stati piantati all'epoca di Firenze capitale (1861-65). Ciò che è possibile (e necessario) fare, però, a parte l'annunciato criterio di progressività dell'intervento, è una evoluzione della politica del verde pubblico in due direzioni: anzitutto, urge un migliore coordinamento nell'azione degli organismi incaricati di svolgere lavori stradali e di quelli che si occupano del verde pubblico: il caso dei bagolari di via Forlanini (zona ovest di Firenze) che sono stati circondati di asfalto fino al tronco è emblematico, ma vanno citati anche i danni che sono stati apportati ad alcuni alberi su via Aretina (zona est) in fase di risistemazione della zona in seguito ad uno dei percorsi di partecipazione civica inseriti nel progetto "Tre piazze per Firenze".

Urge cioè, e la nuova giunta ha espresso l'intenzione di andare in questa direzione tramite un accorpamento di alcune direzioni comunali, un migliore coordinamento, che si esprima anche nella stesura degli appalti di gara, in modo che d'ora in poi sia una sola voce a esprimersi sulle "cose da fare sulle strade" - alberi, cemento e asfalto compresi - e che la preparazione dei tecnici e degli operatori sia implementata.

E poi appaiono necessari, soprattutto a Firenze, interventi su alcuni aspetti legati a quella che possiamo definire come la "partecipazione del verde pubblico" al fine di evolvere il rapporto tra i fiorentini e i "loro" alberi, sia per quanto attiene alla vita degli alberi stessi, ma anche per quanto riguarda il momento della loro morte indotta.

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