[20/08/2009] News
LIVORNO. Ieri il governo laburista di Kevin Rudd e l'opposizione d conservatrice del partito liberale hanno raggiunto un accordo per un obiettivo del 20% dell'energia nazionale prodotta entro il 2020 da fonti rinnovabili.
Questo permette di sbloccare 22 miliardi di dollari già in bilancio e fa sperare in un accordo anche sul mercato delle emissioni.
L'accordo con l'opposizione conservatrice che ha sbloccato la proposta Rudd in senato è stato raggiunto dal ministro del clima Penny Wong dopo un defatigante negoziato protrattosi per giorni sulla politica nazionale contro il cambiamento climatico
Il portavoce per l'ambiente dei liberali, Greg Hunt, ha detto ai giornalisti che l'accordo trovato ieri «E' una vittoria del senso comune, è una vittoria per l'ambiente ed è una vittoria per l'energia rinnovabile».
Il dibattito generale è ripreso oggi in Senato e il ministro Wong è intervenuta per dire: «Chiedo agli oppositori che recentemente sono diventati dei supporters dell'energia rinnovabile, di unirsi alla lotta più grande, quella contro il cambiamento climatico e chiedo loro di sostenere il governo quando ripresenterà la legge sulla riduzione delle emissioni di biossido di carbonio».
In effetti l'equilibrio in senato è molto instabile, visto che per dare una spallata al governo laburista i conservatori hanno fatto una strana alleanza con gli indipendenti e soprattutto con i Verdi che vogliono bloccare anche loro la proposta di carbon market del premier Kevin Rudd, ma chiedono tagli delle emissioni molto più alti dei conservatori che invece ritengono economicamente insostenibile la riduzione tra il 5 e il 25% proposta dai laburisti.
Rudd, che ha dalla sua ottimi sondaggi, potrebbe decidere di tagliare la testa al toro con elezioni anticipate e poi approvare la legge sulle emissioni con la schiacciante maggioranza che otterrebbe anche in Senato.
Anche molti liberali frenano perché temono che un'opposizione troppo dura sul global warming potrebbe davvero costringere Rudd ad indire elezioni anticipate che per loro e le loro poltrone parlamentari potrebbero essere disastrose.
Le leggi sull'energia australiane scaturite dall'accordo dovrebbero entrare in vigore il primo gennaio 2010 e prevedono una produzione di 45.000 GWh di energie rinnovabili nei prossimi 10 anni che le compagnie elettriche dovranno mettere in vendita.
Eolico, solare, geotermico ed altre rinnovabili arrivano solo al 5% dell'attuale consumo energetico australiano e le recalcitranti imprese energetiche dicono che per rispettare tempi ed impegni ci vorranno 1,65 milioni di dollari a settimana.
La Wong subito dopo l'accordo ha girato il coltello nella ferita della lobby carbonifera e industriale che faceva molto conto sull'ostruzionismo a tutto campo dei liberali ed ha ditto che «Gli esportatori di prodotti che utilizzano molta elettricità, come le fonderie di alluminio, diovranno pagare delle compensazioni».