[16/09/2010] News

Gli italiani e la caccia: la ricerca della discordia. Il Pd per la caccia conservativa

ROMA. Un'indagine svolta da Astra Ricerche e commissionata dal Comitato nazionale caccia e natura (Cncn) e da Face Italia, il coordinamento di 5 associazioni di cacciatori, rivela che un italiano su due è comunque contrario alla caccia, ma anche che in Italia non c'è spazio per una caccia «Senza freni e senza limitazioni», ma solo per una caccia «Normata, limitata, responsabile e sostenibile, escludendo le specie animali, le zone, i periodi dell'anno protetti».

Secondo Marco Ciarafoni, responsabile biodiversità e politiche faunistiche del Pd, «Il risultato dell'indagine conferma, se mai ve ne fosse bisogno, che, tralasciando le personali e legittime motivazioni di ordine etico, vi è uno spazio enorme di convergenza tra coloro che, partendo da sensibilità diverse, hanno il comune obiettivo della salvaguardia ambientale e della ricostruzione del patrimonio faunistico. L'anello di congiunzione è la rimozione di qualsiasi pregiudizio e la sostenibilità del prelievo venatorio nel rispetto delle indicazioni della scienza e delle normative europee. Esattamente la posizione che il Pd e i suoi gruppi parlamentari hanno sostenuto, anche nelle regioni, per impedire l'approvazione di norme che avrebbero favorito la deregolamentazione della caccia e l'illegale recepimento delle direttive europee. Di fronte ai risultati della ricerca dovrebbero riflettere quelle associazioni del mondo venatorio che fino a ieri hanno spalleggiato le sortite propagandistiche e demagogiche della Lega e di quella parte del centrodestra finalizzate a riscontri effimeri sul piano elettorale e che, al tempo stesso, hanno prodotto l'isolamento culturale dei cacciatori italiani. Il Pd proseguirà il suo lavoro rifuggendo dai fondamentalismi pro o contro per mantenere lo stretto rapporto caccia conservativa, tutela ambientale e valorizzazione dell'agricoltura di qualità e multifunzionale che è pure la premessa fondamentale della legislazione vigente».

Ma se il Pd cerca di riaprire un ragionamento, proprio chi ha commissionato la ricerca, Cncn e Face, esce con un polemico comunicato di precisazioni: «L'affermazione degli ambientalisti che la ricerca "Gli Italiani e la Caccia" confermerebeb che il 90% degli italiani è contro la caccia, è una precisa volontà delle forze ambientaliste di fare disinformazione. Sommare il dato del 47% degli italiani contrari alla caccia con il 43% degli italiani favorevoli alla caccia regolamentata (i due dati emersi chiaramente dalla ricerca effettuata da Astra Ricerche) per affermare che il 90% dei nostri connazionali è contrario alla caccia, come sta accadendo in queste ore, è indiscutibilmente un falso ideologico oltre che un grossolano errore».

«Siamo sorpresi - prosegue la nota - per la mancata comprensione da parte delle associazioni ambientaliste dell'opportunità di avviare un confronto sereno sulla base del dialogo, della trasparenza dei dati e della condivisione. In più la diffusione dei dati così manipolati è coerente con quanto emerge dalla ricerca laddove si dimostra che mantenere la società in uno stato di scarsa conoscenza o addirittura di ignoranza rispetto all'attività venatoria non fa che alimentare una cultura contraria alla caccia, che non produce vantaggi per il Paese ed è un atteggiamento di scarsa civiltà».

E' indubbio che il sondaggio non lascia nessuna speranza ai fautori di "caccia-selvaggia" che avevano trovato numerose sponde nella parte più estremista delle associazioni venatorie e in Parlamento e in diversi Consigli regionali, ma quali sono le «faziose interpretazioni» delle associazioni ambientaliste che hanno fatto arrabbiare così tanto i cacciatori?

Commentando l'indagine commissionata da cacciatori e armieri gli ambientalisti rilevano che «Il sondaggio dei cacciatori è una clamorosa conferma di un Paese lontano se non avversario della caccia e delle sue richieste di liberalizzazione e che anzi chiede maggiori tutele e sicurezza, per la natura e le persone. Dal sondaggio, presentato a Roma, emerge un dato chiarissimo: che il 47% degli italiani è totalmente anticaccia, che il 43% ritiene indispensabili regole forti e misure restrittive, mentre solo il 10% è per "caccia libera". Giunge dunque, sebbene da un sondaggio della "controparte", la conferma, diremmo clamorosa, di ciò che è noto ormai da tempo, e cioè che l'Italia è un Paese lontano e in gran parte ostile alle distorsioni dell'attività venatoria se non addirittura alla caccia in quanto tale.

Si confermano così le tendenze già emerse dai sondaggi dei mesi e degli anni scorsi, inclusa l'indagine Ipsos di marzo 2010, che davano un quadro simile se non ancora più netto circa la cattiva disposizione degli italiani verso quella parte dei cacciatori italiani che continua a chiedere modifiche permissive rispetto all'attività venatoria, con percentuali di contrari tra il 70 e il 90%. Il sondaggio commissionato dai cacciatori ne da, in effetti, chiara dimostrazione, laddove si evince che gli intervistati, per oltre il 70% complessivo, chiedono che si cacci fuori da parchi e riserve, che le specie sofferenti si tutelino e dunque non siano cacciabili, che le restrizioni e gli esami per i cacciatori siano particolarmente rigidi, che insomma le regole a tutela della natura siano sempre più rigide.

E per fortuna che il sondaggio non abbia chiesto agli italiani cosa ne pensino di dare un fucile ai sedicenni, o di permettere l'utilizzo degli animali come zimbelli, o di cacciare al buio e sulla neve. Le percentuali, a quel punto, sarebbero diventate estreme. Da non sottovalutare, inoltre, la crescente percezione degli italiani (oltre il 60%) della grande pericolosità della caccia anche per l'uomo, come purtroppo confermato dai sempre più numerosi e tragici fatti di cronaca, anche recenti. Il sondaggio suona insomma come l'ennesima e forse definitiva bocciatura di ogni possibile ipotesi di estensione dell'attività venatoria in Italia e, anzi, come la conferma che gli unici interventi normativi debbano essere volti a tutelare la natura e la sicurezza: accorciare la stagione venatoria, ridurre la specie cacciabili, aumentare le regole di sicurezza per le persone».

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