[20/09/2010] News

La Bp chiude “Macondo”

LIVORNO. Dopo 5 mesi la Bp ha annunciato di aver riempito definitivamente il pozzo di petrolio che ha prodotto il più grande disastro ambientale della storia Usa nel Golfo del Messico. Il vulcano che ha eruttato la marea nera dopo lo scoppio e l'affondamento della piattaforma hoffshore Deepwater Horizxon è stato cementato e secondo  Thad Allen, che ha supervisionato le operazioni per conto del governo Usa, «Possiamo dire adesso che il pozzo Macondo 252 non rappresenta più una minaccia per il Golfo del Messico».

Ieri il presidente Usa Barack Obama ha definito la notizia «Una tappa importante» ed ha assicurato che la sua amministrazione è impegnata a fare in modo che il Golfo si rimetta dalla catastrofe: «Non sarà facile ma continueremo a lavorare strettamente con gli abitanti del Golfo per ridar loro dei mezzi di sussistenza e restaurare l'ambiente che permetta loro di vivere». L'annuncio  della fine del pericolo era però stata preceduta da un nuovo allarme da parte dello stesso governo Usa: il Golfo del Messico è pieno di pozzi e piattaforme abbandonate che potrebbero provocare altre catastrofi petrolifere.

A Washington, il Segretario agli interni Ken Salazar ha emesso un'ordinanza che impone alle compagnie petrolifere e gasiere di "tappare" quasi 3.500 pozzi non in produzione e di smantellare circa 650 piattaforme abbandonate. La minaccia di questi impianti obsoleti è abbandonati era stata svelata all'inizio dell'estate da un'inchiesta dell'Associated Press: «Nel Golfo ci sono più di 27.000 pozzi di petrolio e gas  abbandonati e più di 1.200 impianti e piattaforme inattivi - conferma l'agenzia - E AP ha scoperto che molti dei pozzi sono stati ignorati per decenni, senza alcuna verifica riguardo ad eventuali perdite».

Michael Bromwich, direttore del Bureau of Ocean Energy Management, il regolamento di esecuzione, ha detto che il giro di vite dell'amministrazione Obama è stato considerato a lungo prima dell'esplosione Deepwater Horizon.

Michael Bromwich, direttore del Bureau of ocean energy management, regulation and enforcement, assicura che il governo aveva preso in considerazione questo tipo di rischio ben prima dell'esplosione dalla Deepwater Horizon: «Se restano le vecchie infrastrutture, aumenta il rischio di danni. Tale rischio aumenta notevolmente durante la stagione delle tempeste».

Secondo l'ordinanza di Salazar, gli operatori devono scollegare i pozzi inattivi negli ultimi cinque anni. Le piattaforme e le condotte che non vengono utilizzate per la produzione o l'esplorazione devono essere eliminate, anche se insistono su concessioni ancora attive. A dire il vero, già con le norme attuali la rimozione di strutture e materiali andava eseguita entro un anno dalla fine della concessione, ma le compagnie di gas e petrolio sostenevano che alcuni impianti si sarebbero potuti rivelare molto importanti, anche per "sostenere" altri pozzi nelle vicinanze, quindi hanno lasciato tutto dove era.

Invece secondo Randall Luthi , presidente della National ocean industries association, an offshore drilling group, l'ordinanza va accolta con favore, soprattutto dopo quel che è accaduto con il disastro della Bp, ma ha aggiunto che l'amministrazione Obama «deve ancora fornire indicazioni utili e chiarire percorso, in modo che queste operazioni possano essere effettuate in modo rapido, senza intoppi e in modo ecologicamente responsabile».

Stranamente anche i repubblicani non sembrano opporsi alla decisione di Salazar, forse perché, come ricorda il democratico Raul Grijalva, presidente della sottocommissione national parks and public lands della Camera dei Rappresentanti Usa, «Queste strutture producono  risorse o creano posti di lavoro stando solo ferme lì, e il rischio di abbondanti perdite da questi impianti è qualcosa che abbiamo trascurato abbastanza a lungo. Questo annuncio dovrebbe permettere a migliaia di lavoratori del Golfo di tornare al lavoro in breve tempo per ripulire il Golfo e aprire nuove opportunità».

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