[23/09/2010] News
LIVORNO. Si chiude oggi a Mosca l'International arctic forum "The Arctic: Territory of Dialogue", organizzato dalla Società geografica della Russia, una intensa due giorni che esamina gli attuali problemi dell'Artico alla luce degli interessi dei Paesi che si affacciano sulle sue coste, a cominciare dalla protezione dell'ambiente e dalla valorizzazione delle risorse. Al forum partecipano il principe Alberto II di Monaco il presidente dell'Islanda Olafur Grimsson e ricercatori russi, statunitensi, canadesi, svedesi, norvegesi e danesi/groenlandesi.
La Conferenza dovrebbe servire anche a concludere accordi tra i Paesi artici per regolamentare la produzione ed il trasporto di idrocarburi e la spinosa questione delle aree e dei diritti di pesca. Il direttore del Wwf Russia, Igor Tchestin, sottolinea che «Questi accordi devono essere conclusi prima della suddivisione definitiva dell'Artico, perché sarà molto più difficile farlo una volta avvenuta. Noi vogliamo far comprendere alla comunità internazionale che la protezione dell'ambiente deve avere la priorità sulle questioni relative all'appartenenza giuridica di quello o dell'altro settore dell'Artico».
Ma il forum è dominato dal sospetto degli altri Paesi per le evidenti tentazioni espansionistiche della Russia nella regione. I russi assicurano che «L'Artico è una regione di pace e di stabilità e lo resterà in futuro». Ria Novosti, alla quale è stata affidata la copertura mediatica dell'evento, porta come esempio il recente accordo tra Russia e Norvegia sulla delimitazione della frontiera nel Mare di Barents e nell'oceano glaciale Artico: «Il nuovo accordo apre nuove prospettive per la cooperazione russo-norvegese nell'utilizzo delle risorse petrolifere-gasiere sulla piattaforma continentale dell'Artico, così come per la prospezione e l'estrazione di idrocarburi in una ex regione "litigiosa"». Russia e Norvegia potranno sfruttare insieme i giacimenti transfrontalieri e collaborare nella pesca.
Al forum ha partecipato anche Vladimir Putin e il suo governo ha puntualizzato la politica artica con un comunicato: «La posizione di Mosca si riassume in questo: tutti i problemi che sorgeranno a causa e in misura della messa in valorizzazione di questa regione possono e devono essere regolati con calma e professionalità attraverso la via negoziale. Noi partiamo dal fatto che attualmente non esiste nell'Artico nessuna questione che necessita del ricorso alla forza e che gli Stati della regione sono in grado di far valere i loro diritti sovrani senza l'aiuto di blocchi militari-politici».
Tradotto in soldoni: la Nato ne stia fuori e la Russia è la vera potenza Artica, tanto che al forum il ministro delle risorse naturali, Yuri Trutnev, ha annunciato che «Mosca a novembre disporrà di nuove prove che attestano l'appartenenza alla Russia di una parte della piattaforma continentale estremamente ricca di idrocarburi. In novembre avremo dei nuovi argomenti per motivare il nostro diritto sulle dorsali di Lomonossov e di Mendeleiev, catene montuose sottomarine nell'oceano Artico, disputate tra la Russia e il Canada. La richiesta di demarcazione della piattaforma continentale artica sarà redatta da Mosca entro il 2013 e sottoposta alla commissione ad hoc dell'Onu. Sono persuaso che questi territori fanno parte della piattaforma continentale russa, altrimenti non avremmo versato somme enormi per condurre delle ricerche in quest'area».
I canadesi presenti al forum non sembravano né convinti né contenti e il Canada ha annunciato che presenterà anche lui una richiesta all'Onu che dimostra i suoi diritti sull'Artico. La disputa riguarda una vastissima area marina che nasconde un quarto delle riserve mondiali di petrolio e gas, due materiali che hanno più spesso a che fare con la guerra che con la pace.
L'atra grande questione che unisce e divide i Paesi dell'Artico è quella ambientale. Secondo Svetlana Mironiuk, la giornalista di Ria Novosti che segue questa parte del forum, «L'ecologia dell'Artico riveste una grande importanza. E' un ecosistema fragile e vulnerabile. Il nostro forum e l'ecologia dell'Artico in generale corrispondono agli interessi del grande pubblico».
Il ministro Choigu ha spiegato che «Circa 800 milioni di abitanti del pianeta rischiano di trovarsi al centro di un cataclisma provocato dallo scioglimento dei ghiacci dell'Artico. Se l'aumento della temperatura prosegue, più di 800 milioni di persone rischiano di trovarsi in una zona di rischio elevato. Lo scioglimento dei ghiacci potrebbe provocare lo sprofondamento del terreno al di là del Circolo Polare, il che produrrà a sua volta delle crepe negli edifici. Dall'altro lato, l'abbassamento del terreno rischia di distruggere numerose tubazioni che passano nella zona del permafrost. Formeremo molto presto un team polivalente che esaminerà questo problema e proporrà delle soluzioni».
Le ultime rassicurazioni date dai russi riguardano i concreti sospetti di una ulteriore militarizzazione dell'Artico, già trasformato in discarica nucleare e punteggiato di basi di sottomarini inaccessibili. Anton Vassiliev, che rappresenta la Russia nel Consiglio Artico, ha assicurato: «Sottolineiamo che la Russia non pensa alla realizzazione di truppe artiche. Ma noi vogliamo invece rafforzare l'infrastruttura delle forze che assicurano la sicurezza della navigazione nell'Artico», da noi si direbbe "se non è zuppa è pan bagnato", ma Vassiliev assicura: «Benché Mosca abbia l'intenzione di migliorare il suo sistema di sorveglianza nell'Artico, tutte le voci riguardanti la militarizzazione della regione non corrispondono alla realtà». Si vede che i nuovi sottomarini nucleari sfornati a Murmansk sono inoffensivi balocchi...